Dal Teatro Augusteo di Salerno è partita la rappresentazione “Come un granello di sabbia”.
Di DAVIDE NAIMOLI
E’ iniziato a Salerno, al Teatro Augusteo, il tour della rappresentazione “Come un granello di sabbia”, in cui si parla della storia di Giuseppe Gulotta, giovane muratore che a 18 anni viene arrestato e costretto a confessare l’omicidio di due carabinieri ad “Alkamar”,una piccola caserma in provincia di Trapani. Gulotta è il perfetto capro espiatorio che ha vissuto ventidue anni in carcere da innocente e trentasei anni di calvario con la giustizia. Non è mai fuggito, ha lottato a testa alta, restando lì come un granello di sabbia all’interno di un ingranaggio più grande di lui. Fino al processo di revisione, il 13 febbraio 2012 dopo esattamente 36 anni, che lo ha definitivamente riabilitato. Prima dell’inizio dello spettacolo è stata tenuta una conferenza al Comune di Salerno con Aldo Zucca, scenografo e Massimo Barilla, uno dei due autori e registi insieme a Salvatore Arena: “E’ un fatto di cronaca che ha girato tutta l’Italia e abbiamo deciso di riprendere questa storia incredibile. Il nostro scopo è raccogliere la dimensione umana e ciò che ha realmente vissuto Giuseppe, che si discosta dal nostro punto di vista più poetico. Abbiamo provato a non tralasciare nulla, provando a dire le cose nel modo più vero possibile”. Ad aprire la conferenza l’Avvocato Giovanni Sofia, che ha illustrato come è nata l’idea della rappresentazione, con l’obiettivo di ricostruire la storia di Gulotta, ricordando inoltre altre persone che hanno vissuto esperienze analoghe o peggiori, come Regeni o il caso della scuola Diaz, con l’intento dell’introduzione del reato di tortura, con 66 proposte fatte dal 1989, senza esito positivo fino ad ora. L’Onorevole Rita Bernardini, presente alla conferenza, ha provato così a rispondere in merito ai dubbi dell’Avvocato Sofia: “ Nella scorsa legislatura ho fatto parte della commissione di giustizia e anche io ho presentato una proposta di legge per l’introduzione in Italia del reato di tortura. La convenzione dell’ONU che l’Italia ha sottoscritto e ratificato risale al 1989 e in tutti questi anni non è stato mai il momento giusto; una lezione ci è arrivata da Papa Francesco che appena insediato al Vaticano ha abolito l’ergastolo e immesso il reato di tortura. Possiamo chiederci cosa significa in Italia l’ergastolo ostativo, quello che toglie ogni speranza e quanto sia confacente l’articolo 6 dei diritti dell’uomo non solo la tortura ma anche i trattamenti inumani e degradanti. Questo progetto di legge, prima approvato al Senato e poi modificato dalla Camera, ora si ritrova al Senato e ci sono state delle modifiche a mio avviso peggiorative da parte della Commissione di Giustizia per il testo che adesso è in discussione in Aula. Sembra che tutto sia fermo perché c’è una forte opposizione da parte soprattutto delle forze di polizia e delle forze politiche che vorrebbero ergersi a paladini di questi ultimi, rinnegando il cammino che c’è stato perché fossero forze dell’ordine democratiche e rispondenti ai principi costituzionali. Sorprende anche quest’opposizione per un testo che poco ha a che fare con la stessa convenzione dell’ONU, mentre le proposte del Parlamento non hanno queste caratteristiche e ci sono moltissimi nemici di questo gesto di civiltà e credo che i più pericolosi sono gli indifferenti, lasciando la situazione imbalsamata nell’Aula di Palazzo Madama. Abbiamo conosciuto persone come Giuseppe Gulotta che può essere il testimonial migliore di questa battaglia che potrebbe finalmente far fare al nostro Paese quel salto di civiltà necessario, tenendo presente che in questi giorni ci sono le giuste proteste dell’Italia di fronte alle torture subite da Regeni, ucciso in Egitto”. Dopo l’intervento dell’Onorevole Bernardini, l’Avvocato Renato Spigarelli ha sottolineato l’importanza di rendere il reato di tortura un reato proprio, commesso da una persona che incarna l’autorità dello Stato: “Nel 2003quando si voleva reintrodurre il reato di tortura, persone come Di Pietro e Cirielli, si scagliarono contro questa decisione, dicendo che così sarebbe stato più complicato indagare, e se oggi siamo ancora qui a parlare di un non reato come dovrebbe essere, non è per caso ma perché anche nel nostro Paese pratiche di tortura ci sono e il primo passo da compiere è una battaglia delle coscienze, cercando di arrivare al cuore di ogni questione ”. Presente anche il protagonista della serata, Giuseppe Gulotta, che ha affermato che se ci fosse stato il reato di tortura, probabilmente anche i carabinieri avrebbero avuto un comportamento diverso nei suoi confronti: “ ero un semplice ragazzo di paese e sono stato immerso in una storia più grande di me; qualcuno ha fatto il mio nome e sono stato costretto a confessare qualcosa che non ho fatto, passando una notte d’inferno tra minacce e strattoni, sono stato costretto a firmare il verbale per confessare la morte di questi due carabinieri. Successivamente ho ritrattato ma non sono stato più creduto e dopo aver passato due anni di carcere ad Alcano, sono stato spedito nella provincia di Firenze e dopo 12 anni di processi sono stato condannato definitivamente a 20 anni di carcere e il 13 febbraio del 2012 sono stato assolto, esattamente 36 anni dopo. Il 12 aprile c’è stata l’ultima udienza e mi spetta un risarcimento di 6 milioni di euro, che per qualcuno possono essere molti soldi, ma nessuno mi ridarà mai indietro i miei anni migliori e quelli non hanno prezzo”. Lo spettacolo “Come un granello di sabbia” è stato selezionato per il premio più importante in Italia per il teatro, il Premio Inbox, che ha selezionato i sei finalisti finali su oltre trecento spettacoli e si svolgerà a Siena tra il 19 e 21 maggio. Dopo Salerno ci sarà un tour che attraverserà altri teatri in Italia, con l’obiettivo che questo spettacolo possa riuscire a smuovere dal basso le coscienze per favorire l’introduzione della legge sul reato di tortura.