Dopo averlo applaudito sul palcoscenico del teatro Verdi, quale premio Charlot, lo storyteller torna a Capezzano, ospite di Gianluca Tortora, stasera, alle ore 21 al teatro dedicato a Charlie Chaplin per una serata di Gala tra calcio e basket in favore dei nostri cari amici animali
Di Olga Chieffi
Fermo immagine. “Lui” prende la palla insaccata da Laudrup nella rete di Garellik, la consegna a Bagni e di lì la squadra si trasforma dopo quell’ “istante”. Quell’istante che vale non per quello che seguirà o si prevede che segua, ma di per sé. “Pare che “istante” significhi qualche cosa di simile: ciò da cui qualche cosa muove…” (Platone: Parmenide 156d). E, ancora, il giornalista e scrittore uruguagio Eduardo Galeano: “Per quanto i tecnocrati lo programmino perfino nei minimi dettagli, per quanto i potenti lo manipolino, il calcio continua a voler essere l’arte dell’imprevisto”. Solo su questo assunto la discesa a rete di Maradona, fuori del tempo seppur velocissima, può trasformarsi in tema musicale, in un dolente ed ossessivo tango, al tempo musica da bordello, della “Guardia veja”, come il jazz, musica che ha dovuto lottare per sopravvivere, dedicata ai ceti più poveri e marginali, che non ha mai abbassato la testa ed è divenuto simbolo di un popolo che si è posto in viaggio sulle sue note. Fermo immagine: è l’istante dello sport, come quello dell’arte l’atto, la vita stessa nella sua pienezza, o, con linguaggio nietzschiano, il dionisiaco. Il punto di riferimento filosofico è pur sempre Bergson e la sua contrapposizione tra tempo-vissuto, tempo interiore e tempo-spazio, seguendo le cui tracce, sia tra le linee del rettangolo di gioco, sul quale ogni volta, sia esso il Comunale di Torino o il cortile del palazzo popolare, o il vicolo di Napoli, si gioca la partita della vita, ci sono linee d’ombra, in particolare quella di porta, davanti alla quale si è attratti dall’incanto dell’esperienza universale da cui ci si attende di trovare una sensazione singolare o personale, un po’ di se stessi, finchè ci si scorge di fronte una linea di gesso, sottile. Ma l’attore, il musicista, il tifoso, non supererà mai quella linea, nel suo sguardo, che sa guardare il cielo sopra la traversa, si leggerà per sempre la meraviglia, quell’infinito “oh!”, che è l’essenza del “puro folle”, incarnazione dell’innocenza e della purezza o dovrebbe esserlo. Ci sarà stasera a ricordarcelo il narratore sportivo più amato dal pubblico italiano, Federico Buffa, ospite del Cinema Teatro Charlot alle ore 21. Raccontando dei tre mancini che hanno fatto la storia del pallone, tre “angeli dalla faccia sporca” con una vita da romanzo. Federico Buffa, il giornalista che ha reinventato lo storytelling sportivo, porterà in scena qualche stralcio de’ La Milonga del futbol, un viaggio albiceleste tra Omar Sivori, Diego Armando Maradona e Lionel Messi.Tre campioni nati a un quarto di secolo di distanza l’uno dall’altro, legati da un filo rosso non solo calcistico, ma anche poetico e sociale: Sivori incantava l’Argentina degli anni ’50, nel pieno del boom economico; Maradona, El pibe de oro, il più grande di sempre, divenne l’idolo di un popolo che negli anni ’80 usciva dalla recessione e dalla dittatura del generale Videla; e infine Messi, enfant prodige del calcio contemporaneo, eroe nazionale di un’Argentina che dal default è arrivata sul tetto del mondo. Ma non mancherà l’amato basket con qualche battuta da Otto infinito – Vita e morte di un Mamba il racconto teatrale dedicato alla leggenda mondiale Kobe Bryant. Un viaggio potente e coinvolgente tra parole, musica e immagini, che attraversa i sogni, le ossessioni e le sfide interiori di un campione capace di ispirare intere generazioni. Non sarà soltanto un evento speciale, ma una celebrazione del racconto secondo Federico Buffa, ma un mosaico di storie e personaggi che Buffa porta in scena con quella miscela inconfondibile di eleganza, ritmo e malinconia evocativa. Accanto a lui, sul palco, la voce di Cinzia Ugatti, compagna scenica che ne accompagnerà le traiettorie narrative, aggiungendo presenza e profondità a ogni snodo del racconto. La serata, organizzata da dLiveMedia e Teatro Charlot, si presenta così come un appuntamento capace di restituire tutto il peso specifico della narrazione buffiana: sport come memoria, come identità, come luogo in cui le storie degli uomini diventano universali. Il progetto conserva una dimensione solidale tutt’altro che marginale: parte del ricavato sarà destinato a realtà impegnate nella tutela degli animali. Un gesto concreto che rende l’evento non solo culturalmente rilevante, ma anche socialmente utile. “Portare Buffa a Capezzano significa regalare al pubblico un artista che trasforma il racconto sportivo in letteratura dal vivo”, sottolinea Roberto Vargiu, direttore di dLiveMedia. “E poter legare questa esperienza a una causa benefica dà alla serata un valore aggiunto”. Gli fa eco Gianluca Tortora, direttore del Teatro Charlot: “Il teatro deve saper creare connessioni. Buffa, con il suo modo unico di stare sul palco, è capace di parlare a tutti. Siamo orgogliosi di ospitarlo e di farlo all’interno di un’iniziativa che unisce emozione e responsabilità”.






