Ciccone: “Ci può salvare una rivoluzione gentile” - Le Cronache Ultimora
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Ciccone: “Ci può salvare una rivoluzione gentile”

Ciccone: “Ci può salvare una rivoluzione gentile”

Un patto tra imprese e formazione per stare al passo col mondo che cambia. La proposta arriva dall’avvocato Lello Ciccone, già candidato al consiglio regionale della Campania, ribadendo la necessità di mettere in campo proposte per fortificare e garantire il raccordo tra formazione e lavoro.

Avvocato Ciccone, che indicazioni trae dalle elezioni regionali che si sono appena svolte?

«Purtroppo le cose sono andate come si temeva che andassero, molta disaffezione al voto da parte dei cittadini. Dato il contesto, ritengo miracoloso il mio risultato, considerato che non avevo nessuna rendita di posizione non occupando ruoli in qualche pubblica amministrazione o incarichi di partito. Ma, al di là del mio risultato, vedo emergere due dati: il primo è, come le dicevo, un allontanamento dei cittadini dalle istituzioni politiche e una sfiducia generale, il secondo è una situazione di stallo sostanziale».

Che intende per stallo?

«Cambia, per forza di cose, la presidenza della Regione, ma il quadro politico resta più o meno uguale. Anche l’analisi dei voti di preferenza, ci fa pensare a una situazione poco dinamica e in buona misura controllata dalle centrali di potere consolidatesi durante i dieci anni di gestione del centrosinistra. Del resto, quando la quota dei votanti è così bassa, è facile che vada così».

Eppure negli ultimi giorni sembrava che ci fosse un certo ottimismo nelle file del centrodestra?

«Edmondo Cirielli ha fatto ciò che poteva, più di quanto poteva. Ognuno di noi si è impegnato al di sopra delle proprie forze, ma i tempi erano stretti ed evidentemente non è bastato. Anche se abbiamo ottenuto nel complesso un risultato migliore di quello delle passate regionali. Segno che un terreno su cui lavorare è presente, ma bisogna riempirlo di contenuti: quelle proposte che ridiano una speranza alle persone non protette da clientelismo. Che poi, sono in buona parte, quelle che non votano perchè non si sentono rappresentate».

A quali contenuti fa riferimento?

«Io ho una idea piuttosto precisa in merito. Penso che l’incremento del settore turistico sia certamente un elemento positivo, ma che non basti a risollevare stabilmente la nostra economia e soprattutto a sviluppare richiesta di lavoro qualificata e retribuita adeguatamente. Deve essere chiaro che siamo ad una svolta epocale. Che ha dimensioni mondiali e alla quale non possiamo pensare di rispondere solo con i b&b e lo street-food. Siamo a un salto di qualità nell’uso delle nuove tecnologie, restarne tagliati fuori è impensabile. Sarebbe un disastro sul piano economico e sociale. Il mondo della politica deve aprirsi a questa svolta e governarla. Soprattutto in funzione della formazione dei giovani verso professioni, mestieri che siano al passo con le sfide del futuro. Il Sud, la Campania, la stessa città e provincia di Salerno hanno una miniera di risorse da sfruttare. Abbiamo patrimonio umano, intelligenze, strutture (mi riferisco alle università) che devono essere sostenute affinché sia data ai nostri ragazzi la possibilità di formarsi e restare a vivere nella nostra terra. Cosa che attualmente non avviene, dato che abbiamo un enorme numero di giovani che vanno via verso il Nord Italia o addirittura all’estero. Cosa che non sempre è negativa, perchè consente scambi e aperture culturali, ma bisogna che resti in limiti fisiologici».

Cosa non funziona a suo avviso?

«Soprattutto non funziona il raccordo tra formazione e lavoro. Le università producono talvolta anche eccellenze che restano però improduttive».

Per colpa di chi?

«Non credo che ci siano colpe, ma vuoti da riempire. Anche sul fronte imprenditoriale, abbiamo diversi esempi di vivacità e di desiderio di rendere operative nuove idee. Mancano strumenti e strategie di governo».

Come si rimedia?

«Nel mio piccolo, in qualità di consigliere di amministrazione di Rai Way, ho recentemente presentato un progetto, che non resterà sulla carta ma è nato per essere subito operativo e che riguarda le Its Academy, centri di alta formazione tecnica in grado di avviare i giovani verso lavori in cui è richiesta la conoscenza di nuove tecnologie. La novità non è tanto nella formazione in sé, ma nel fatto che questi centri metteranno in raccordo la domanda e l’offerta di lavoro. Perché nascono con la partecipazione del mondo delle imprese. Dunque si forma il personale che serve».

Trova che sia una indicazione anche politica?

«Sicuramente lo è. Ed è addirittura rivoluzionaria, perché sgancia il mondo del lavoro dal circuito perverso dei favori e delle clientele, che è una palla al piede per il Sud. Si tratta di un percorso di emancipazione su cui bisogna assolutamente puntare. E deve farlo il mondo politico dandosi obiettivi più alti. Il salto di qualità è passare dalla gestione opportunistica dei problemi atavici del su, come la mancanza di lavoro, al governo dei processi necessari a rimettere in carreggiata i nostri territori e renderli competitivi in un mondo che cambia. Questa sfida, se vinta, è quella che porterà consenso vero, stabile tra la gente. Se il mondo politico non la coglie, è destinato a diventare anche esso di importanza residuale rispetto ad altri poteri e lo scollamento con i cittadini sarà progressivamente sempre maggiore».

Ne fa dunque una questione di sopravvivenza per la stessa politica?

«Assolutamente sì, In questa campagna elettorale ho incontrato tanta gente e ho dovuto recuperare spesso distanze enormi createsi perché tante persone vedono il mondo politico lontano mille miglia dai loro bisogni. Tra i primi bisogni ci sono proprio, oltre che il diritto sacrosanto alla salute, la domanda di reddito e dunque di lavoro e salario adeguato. Su questa sfida spenderò il mio impegno sempre, da qualsiasi posizione al servizio di una idea di Sud e di Salerno che siano di esempio in una prospettiva di sviluppo tecnologico non sganciato dalla coesione sociale e dal benessere delle persone».

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