Tra baracche e serre: gli 8 mesi di Lidia in Italia
Carenza delle più elementari condizioni igienico-sanitarie è questo ciò che si evince all’arrivo nella piccola dimora che ha ospitato Lidia in questi 8 mesi trascorsi a San Marzano. Le foto pubblicate ieri da Le Cronache mostrano le condizioni in cui viveva anche la piccola di 3 anni morta senza cure 3 giorni fa. Un container diviso in due a formare le camere da letto. Fuori il pergolato fatto di lamiere arrugginite sorrette da pali di legno. Il pavimento tutto cemento e terra. Qua e la sedie rotte e divani esposti al vento e alla polvere. Panni stesi da un albero all’altro. Un tavolo, sei sedie, un lavandino malmesso e il motorino parcheggiato accanto. Dietro questo ammasso di lamiere ci sono le serre. Viveva così la piccola Lidia. Ma quanti minori, figli di immigrati e di cittadini comunitari, vivono in questo modo? Cosa fanno i sindaci e i servizi sociali per tutelare i più elementari diritti umani? Non pensiamo che questa denuncia possa dare una risposta celere a queste domande, ma ci auguriamo che da domani qualcuno possa mettersi in moto e garantire a questa gente un dimora degna di tale nome. Che qualcuno sappi che nel proprio comune ci sono minori che vivono in queste condizioni e che hanno bisogni di un aiuto concreto. San Marzano è pieno di container e case fatiscenti che ospitano (si fa per dire) decine e decine di immigrati, molti anche clandestini. Chi si occupa di loro? Chi ha mai fatto controlli?
Arrivano dall’est Europa e dal nord Africale donne e gli uomini che gli imprenditori agricoli utilizzano per coltivare e trasformare i prodotti ortofrutticoli che giungono sulle nostre tavole. Donne e uomini pagati non più di 30 euro per dieci ore di lavoro al giorno, senza contratto e dunque senza assistenza previdenziale e infortunistica. Vivono anche in cinque o sei persone in 20 metri quadrati nei sobborghi dei nostri centri storici dove gli italiani non vogliono vivere perché troppo umidi e, spesso, con i bagni in comune con altre abitazioni della loggia. Questi, i poveri cristi che lasciano le loro terre con la speranza di vivere in un “mondo” migliore nel nostro Paese. Questa è anche la storia di Gheorghe, da 10 anni a San Marzano, un lavoro da bracciante agricolo, conosciuto come «una persona tranquilla» nel vicino bar dove abita in via Berlinguer. Lavora tanto il papà di Lidia. «Andiamo a lavorare verso le 5 di mattina e spesso si torna a casa anche alle 8 di sera» dice Pietro, romeno di 30 anni, che convive nella casa di Lidia insieme alla moglie. «Senza tutele, senza contratti di lavoro, nessuno ti fitta una casa buona – afferma Pietro – noi qui però stiamo bene, veniamo trattati bene ma vorremmo vivere in un posto più dignitoso». «Lidia quando non stava con noi o con i vicini di casa viveva chiusa dentro la stanza» ci dice Pietro. E, oggi, è anche arrivato il momento di interrogarci e chiedere alle Istituzioni cosa si ha intenzione di fare per arginare questi casi.
L’esito dell’autopsia
L’esame autoptico eseguito questa mattina al Martiri di Villa Malta esclude qualsiasi segno di violenza sulla piccola Lidia. La bimba romena di 3 anni giunta senza vita al pronto soccorso sarnese tra le braccia del padre e accompagnati da alcuni vicini di casa, giovedì sera, è morta per cause naturali. C’era aria tesa nelle sale dell’obitorio. Battute piccanti contro alcuni giornalisti presenti e qualcuno che ha alzato anche la voce. L’accusa era rivolta a chi ha dato una falsa notizia allarmando e diffamando anche i vicini di casa di Gherghe che in un paesino come San Marzano, la notizia ha fatto il giro delle piazze in pochissime ora ed ancora ora ci sono gli strali della vicenda alquanto scandalosa. Benvenga in questi casi l’esame autoptico utile ad appurare le cause dei decessi quando non sono chiari. Il medico legale incaricato dal pm Giuseppe Cacciapuoti ha eseguito l’autopsia, ieri mattina, riscontrando che la morte della piccola romena è avvenuta a seguito di una crisi cardiocircolatoria dovuta a complicanze patologiche già presenti nella bimba. «Eseguiremo ora le indagini istologiche sui prelievi effettuati nella milza e nel collo – afferma il dott Michele Mirabella, anatomopatologo incaricato dalla Procura nocerina – ma non c’è nessun segno di violenza o altro praticato sul corpo». La bimba potrebbe essere stata affetta da una grave patologia tumorale, ma bisogna attendere ulteriori esami per accertare la reale causa che ha portato a spegnere la piccola romena. Il dott. Mirabella appena uscito dalla sala operatoria ha incontrato GheorgheBuzutu, padre della piccola, e alcuni vicini di casa che in queste ore stanno assistendo e sostenendo moralmente il bracciante romeno per spiegare ciò che è stato riscontrato durante l’esame. «Sono più sereno ora. Ma sono molto addolorato» ha esclamato l’uomo tra le lacrime.
La salma è stata liberata e rimessa a disposizione della famiglia per le esequie che partiranno questa mattina dall’Ospedale di Sarno per giungere al cimitero di San Marzano grazie all’Amministrazione comunale che ha predisposto i servizi funerei ed esonerato la famiglia dai costi per la tumulazione. Già a partita anche la gara di solidarietà che sta portando alla raccolta di fondi per la famiglia di Lidia, utile a far rientrare la madre in Italiaper sapere, solo, dove la figlioletta che ha lasciato 6 mesi fa, oggi è sepolta.
Raimondo Aufiero