PASQUALE SCALDAFERRI
Ha provocato sconcerto e disappunto il post social del consigliere d’opposizione di Fratelli d’Italia a Sapri, Nicodemo Giudice, in cui si critica l’operato di un professionista dell’informazione, inerente alla scottante inchiesta sul Sistema Cilento.
Il lavoro certosino svolto dalla stampa indipendente, proteso a scoperchiare il vaso di Pandora e scoprire il verminaio degli intrecci perversi tra politica & affari, concessioni edilizie pilotate, appalti pubblici, ingerenze della criminalità organizzata, colletti bianchi presenti nei parlamentini cilentani nella funzione del cavallo di Troia di miasmatici poteri occulti -cagione di pericoli per un territorio tra i più belli e suggestivi d’Italia, inquinato dalla presenza fortunatamente minoritaria di famiglie malavitose- con minacce immanenti anche in borghi apparentemente avulsi da fenomeni criminosi, non è andato giù a più di qualche amministratore comunale.
Dopo le invettive del sindaco di Capaccio Paestum contro le Cronache, stavolta il colpo del giornalismo d’inchiesta ha sollevato il biasimo di un esponente dell’opposizione saprese.
Nel quadro politico nazionale e locale, solitamente le minoranze accolgono con benevolenza articoli e servizi scomodi, anzi sostengono i giornalisti non organici, uniche voci capaci di recitare il controcanto dei pifferai spacciati per operatori dell’informazione.
Perciò, quello arrivato dalla capitale del golfo di Policastro nel Cilento lucano, oltre ad essere un intervento irrituale, appare come un autogol clamoroso.
Giudice non fa nomi, ma nella filigrana del suo testo allude in maniera irrefutabile all’inviato speciale di questa testata, Antonio Manzo, invitandolo “ad essere più obiettivo nelle analisi e soprattutto che le fonti di tali accuse verso persone, attività ed amministrazioni siano verificate”.
Acclarato che il compito precipuo di un bravo e onesto giornalista è il controllo delle fonti (pubblicando qualsiasi notizia di cui viene a conoscenza) senza pensare se ciò possa giovare o nuocere a qualcuno e dunque non praticando l’autocensura -autentico vulnus democratico- l’ex quirinalista del quotidiano Il Mattino ha raccontato e continuerà a farlo nelle prossime settimane, storie, fatti e personaggi di cui si vocifera in città e sui quali un’opposizione attenta e vigile avrebbe dovuto presentare un’interrogazione o interpellanza al sindaco (massima autorità cittadina e di polizia), anticipando e fornendo utili dettagli al lavoro giornalistico e investigativo.
Impegnato nella sua brillante attività di imprenditore turistico, distratto o forse ignaro del ruolo di controllo che spetta all’opposizione, Giudice and friends, ha svestito i panni di rappresentante della minoranza -quella appartenente al suo schieramento- per bacchettare un professionista della comunicazione, dalle cui inchieste, viceversa, poteva prendere spunto per partorire finalmente un’iniziativa politica -in 36 mesi mai enucleata- un progetto di qualità alternativo all’esecutivo in carica, in vista della scadenza elettorale del 2027.
Conoscendo e apprezzando la sua spiccata professionalità, la visione lungimirante di manager alberghiero, colpisce, frastorna e amareggia ancor di più la dichiarazione d’intenti sui social.
Tuttavia, è un’opinione che non sorprende l’esperto osservatore di argomenti, temi e faccende politiche.
Evidentemente, essa è germogliata nel terreno di coltura tipico dei boys di via della Scrofa, 39 a Roma.
Un’insofferenza alimentata e lievitata dal cuore del governo nazionale, proiettata nelle vivide consiliature degli enti locali e lanciata come un dardo verso chiunque abbia l’ardire di esprimere con trasparenza pensieri e idee.
I meloniani gradiscono solo coloro che biascicano con postura tremebonda, adottano gelatinosa reticenza, perpetuano flaccida omertà.
La destracentrino, proprio nella settimana di Halloween -senza indulgere a dolcetto o scherzetto- ha fatto memoria del suo ruolo istituzionale, presentando una mozione al sindaco “a tutela dell’immagine della Città di Sapri e delle sue imprese a seguito di articoli giornalistici contenenti riferimenti a presunti fenomeni mafiosi”.
Antonio Manzo non ha mai parlato di “mafia” a Sapri, ma se la Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza lo ha convocato per un’audizione sulla gestione degli appalti nei porti cilentani (tra cui anche Sapri) presso la locale Compagnia Carabinieri, il sospetto di qualche criticità non solo è giustificato ma anche legittimo. E quando ha scritto, raccontando la verità, sui fatti delinquenziali dello scalo portuale -in cui l’unico distinguo di libertà, autonomia e coraggio è stato registrato dall’opposizione popolare della pasionaria Donatella D’Agostino- il deserto di commenti e prese di posizione ha travolto tutti: minoranza fiamma e forzista in primis, che non ha prodotto lo straccio di una solidarietà neppure pelosa nei confronti della collega dell’opposizione, Anna Marmo, accerchiata e minacciata (con metodo mafioso?) da alcuni gaglioffi nei pressi dell’ospedale dove si era diretta per raggiungere il marito, brutalmente picchiato.
Episodi regolarmente denunciati, su cui è stato aperto un fascicolo dalla procura di Lagonegro, mentre altre stranezze sul teatro del crimine sono ancora al vaglio degli investigatori.
Il sagace imprenditore Nicodemo Giudice avrà certamente accusato di subalternità il consigliere di FdI, soprattutto quando esorta “il Sindaco a dare seguito alla delibera che lo autorizza a tutelare l’immagine di Sapri e delle sue imprese, che rappresentano il vero patrimonio della città”.
Senza distinguere che il vero, inestimabile tesoro di una comunità è costituito dal popolo, dai cittadini, dalla gente.
Con la chiosa al suo post e l’inno al bavaglio contro i reprobi del potere precostituito, l’epigono del melonipensiero sembra quasi sostituirsi a un fidato suggeritore del capo dell’amministrazione, rimarcando la naturale allergia della casa ai giornalisti incapaci di intingere la penna nella saliva.
O magari un modo non proprio subliminale di una disponibilità a traslocare, in un futuro non troppo remoto, tra i banchi della maggioranza, altresì far comprendere agli astanti che è pronto a votare ogni delibera in una chiave di percorso “costruttivo” per Sapri.
Al di là della ritardataria mozione vergata anche dal capogruppo di Forza Italia Emanuele Vita (più sedotto dai social per dare stoccate alla Flotilla diretta verso Gaza, senza un cenno di riprovazione nei confronti del genocidio perpetrato dal governo israeliano), è cosa buona e giusta ribadire -non solo all’esimio fratellino– che il decoro e il prestigio di una città e delle sue istituzioni vengono preservate esclusivamente attraverso libertà, condivisione, appartenenza, solidarietà, carità, confronto democratico e non ammanettando quanti non si lasciano soggiogare dagli infausti codici dell”omologazione.
Anestetizzare i cervelli è un danno letale per etica e deontologia.
In una società dominata da insulsi predicatori dell’odio come Trump e Netanyahu, il mondo rovesciato non troverà mai posto a Sapri e nel Cilento.
Soprattutto quando scendono in campo stampa libera e giornalisti impavidi.





