di Arturo Calabrese
C’era un tempo in cui il politico rispettava le istituzioni rappresentate. Poi è accaduto qualcosa, una frattura che ha portato alla situazione odierna, dove i simboli della Repubblica vengono vilipesi. Non c’è più quel rispetto che si aveva un tempo per la cosa pubblica. Di esempi se ne possono annoverare tanti e Agropoli in questo eccelle.
Nella città cilentana capita che il comune patrocini un evento privato. Nulla quaestio sullo stesso: serate in cui si esaltava la teutonica tradizione della birra d’ottobre, tra alcol e piatti tipici della Germania.
Durante gli appuntamenti venivano venduti, al costo di 5 euro, dei biglietti per una riffa con premi. Ogni lotteria che si rispetti ha bisogno di qualcuno che estragga il biglietto vincente. Anche l’evento cilentano lo ha fatto, e il prescelto è stato il primo cittadino di Agropoli, Roberto Antonio Mutalipassi.
Il sindaco, con gli occhi coperti come la ben più famosa dea che regolava le gioie attraverso la sua cornucopia, nell’aula consiliare del comune apre la scatola, mescola i biglietti e ne estrae uno. Mutalipassi, a questo punto, si toglie la benda e declama il fortunato vincitore.
Ed ecco il decadimento delle istituzioni, il depauperamento dell’importanza di esse, di ciò che è stato il risultato del sacrificio di tanti giovani morti per consegnare ai posteri la libertà e la democrazia.
In un’aula consiliare, laddove si dovrebbe tutelare la democrazia, c’è un sindaco bendato. Non deve sorprendere, alla luce di ciò, l’alto astensionismo e l’allontanamento dei giovani dalla vita democratica.






