Rino Mele
Terrorizzato di perdere il suo potere, urta contro le fragili pareti di quella piccola scatola di cartone che, per ognuno di noi, è la vita: ma ora che sta per uscire di scena (potrebbe non essere eletto nemmeno come sindaco, perché non ha molto più da dire e da dare) alza ancor più la voce, forse ha paura delle troppe promesse fatte e impegni presi, e di essere inseguito dalla sua stessa politica moltiplicativa, mentre di fronte a sé la strada sembra restringersi.
Sembra avere un giubilante fez sui capelli bianchi e grigi, quando afferma della sferza da tenere in mano, e ne fa sentire lo schiocco battendola sull’orbace. Parla da fascista, e insulta i suoi sudditi fascistizzati: “Se manca qualcuno con la frusta, non si va avanti” ha gridato al microfono pochi giorni fa, avvilito, rauco, disperato, all’inaugurazione della prima parte del Distretto campano dell’audiovisivo per la formazione e produzione cinematografica a Bagnoli (v. pag. 3 di “Cronache” del 17 ottobre). Lui insiste e, mettendo il petto in fuori – modello Predappio – ulula: “Le cose procedono anche da sole, qui, senza frusta, si bloccano”. Teme che i progetti che gli stanno a cuore non vengano portati a termine: “Restiamo qui a pensare alle grandi opere per Napoli, dal Faro alla rete ospedaliera. Interventi che generano occupazione”.
Poi, con un raptus cupo e mistico insieme, si lancia – dio di se stesso – oltre i confini dell’essere: “Le nostre strutture regionali devono impegnarsi sempre, per l’eternità”.
Intanto, mentre aspettiamo le elezioni di fine novembre, l’avvocato Annunziata, primo nome per le elezioni regionali della lista “Fico Presidente” a Salerno, sintetizza in un’efficace frase icastica la piccola rivoluzione copernicana che il centrosinistra sembra d’aver fretta di tentare: “la svolta da un io a un noi”. A volerci davvero credere, c’è da averne grande gioia, ricordando l’io sgarbato e ipertrofico del presidente uscente – il braccio alzato e la sferza in mano – che, in tutti questi anni di prigionia per la democrazia, ha tenuto tristemente per sé tre degli assessorati di maggiore importanza, Cultura, Sanità, e Trasporti.
Questo bulimico strabordante potere ora sta per sfuggirgli di mano, e già gli s’aprono le dita, ma De Luca pretende che tutto resti come prima. “Per l’eternità”.





