Rocca Cilento. La storia della maestra Adele - Le Cronache Provincia
Provincia Lustra

Rocca Cilento. La storia della maestra Adele

Rocca Cilento. La storia della maestra Adele

di Arturo Calabrese

A Rocca Cilento, frazione del comune di Lustra, è possibile viaggiare nel tempo. Il piccolo borgo, un tempo sede della Baronia del Cilento, ospita in uno dei suoi antichi palazzi una scuola di inizio ‘900. Per essere più precisi si tratta di una piccola aula, dove diversi studenti di allora hanno imparato a leggere e a far di conto. Un tuffo nel passato reso possibile anche grazie al Fai che lo scorso fine settimana ha aperto le porte di palazzi e dimore storiche. Un bene da tutelare sul quale l’amministrazione comunale investirà risorse ed iniziative. In quel mondo privo di scuole e d’inchiostro, arrivò un giorno una giovane donna di Salerno, Adele Mazzei, che portava nel cuore la luce dell’insegnamento. Incontrò per caso Vincenzo Vaccaro, un impiegato del comune, e da quell’incontro nacque un sogno: dare voce e sapere a chi non ne aveva mai avuti. Nel 1908, con coraggio e un calesse su strade di pietra, Adele giunse a Rocca Cilento. Si bendò gli occhi per non temere i burroni, ma li riaprì davanti alla bellezza ruvida del borgo, decidendo di restare. Contro il volere della madre, abituata agli agi cittadini, scelse quella vita austera, fatta di silenzi, fatica e bambini scalzi. All’inizio insegnò in una stanza prestata, poi l’amore per Vincenzo divenne anche casa e scuola. Egli le costruì un’aula nel cortile della loro abitazione, e lì, Adele fece nascere alfabeti e speranze. Insegnava ai piccoli durante il giorno, iniziando dai più grandi e terminando con i più piccoli, così che le madri potessero trattenerli ancora un poco tra le braccia. E la sera, stanca ma felice, apriva i libri anche per gli adulti, contadini e pastori che, pur spossati dal lavoro, cercavano la dignità della parola scritta. Fino al 1949 quella stanza fu una finestra aperta sul futuro. Nel suo diario, Adele lasciò tracce di fatiche e di sorrisi, raccontando di un’umanità che, attraverso la scuola, imparò non solo a leggere e scrivere, ma anche a credere nel proprio domani. Oggi, quell’aula è rimasta intatta e con lei i testimoni di quel tempo: registri, penne, calamai, i banchi di legno duro, gli occhiali della maestra Adele. A curarla, nei minimi dettaglia, è la signora Serafina Izzo, erede della famiglia della maestra. Uno scrigno che contiene dentro di sé un piccolo tesoro, in attesa di essere visitato e vissuto, ma soprattutto pronto ad insegnare ancora.