Nocera/Agro. Nella cooperativa “Desy” che gestiva i centri di accoglienza per immigrati i soldi non sarebbero bastati mai e per questo motivo si tagliavano le spese: zero pulizie (invasione di topi tra gli armadietti dei viveri per gli immigrati), niente viveri e pocket money (paghetta) agli ospiti. La collaboratrice Antonella Angrisani mette in risalto in una intercettazione dei carabinieri le gravi condizioni di una struttura di Casalbuono che sarebbe stata gestita dalla Desy. E lo fa parlando con una collega. “In questa struttura le condizioni igienico sanitarie risultano essere “precarie”: “poi sono salita sopra nella struttura, ho guardato la struttura: ci sono i topi che vanno nei mobili a mangiare, le zanzariere sono rotte e gli ho detto che le zanzariere sopra sono tutte rotte e sono pieni di mosche. Gli ho detto vedi tu con Aniello se vuoi far mettere una tendina. Una cosa, perchè sono pieni di mosche sopra…”ed ancora io non ho visto i topi ma il collaboratore mi ha fatto vedere che entrano e si sono rosicchiati il coso della farina e vanno nella farina”.. Un extracomunitario sentito come teste dagli inquirenti coordinati dalla procura di Pistoia per dei fatti avvenuti in una struttura della provincia della città Toscana dove ha preso le mosse l’inchiesta culminata con 5 arresti (di cui uno in carcere e 4 ai domiciliari) e ha portato sul registro degli indagati a piede liberi 19 persone. La spesa minima per ogni richiedente asilo, su disposizione di Salvatore De Simone (in carcere, avvocato e dipendente pubblico, nonché amministratore di fatto della cooperativa ed ex assessore) era molto al disotto dei 4 euro (2,50) e a farne parola è sempre la Angrisani con la collaboratrice. “Quando ho protestato per la somma che mi spettava, ricordo bene che Giulia ed Antonella (Giuliana Nocera e Antonella Angrisani, ndc) mi hanno detto testualmente: “Se non firmi, non ti aiutiamo con i documenti”, oppure “Se non firmi non mangi”, si legge nell’ordinanza di 132 pagine a firma del gip pistoiese Luca Gaspari. E’ successo che per qualche giorno gli hanno tolto il cibo perché protestavano per la mancata consegna dei pocket money: “sono stato senza cibo per una settimana, tale situazione si ripeteva spesso, solo quando firmavamo ci davano da mangiare. Spesso siamo stati senza energia elettrica in struttura, non so dire il perché. Nessuno conosceva la nostra lingua usavamo il google traduttore”. Un altro teste, in un’altra struttura diceva “continuate a firmare se non firmi neanche prendi i documenti. Giulia e Antonella ci dicevano che i loro superiori non davano il permesso di farci assistenza se non avessimo firmato”. E si aggiungeva che anche le donne (direttrice e assistente sociale) erano al corrente che al sottrarsi della firma veniva negato il cibo: “Siccome non ricevevamo i pocket money abbiamo rifiutato di firmare. Gli operatori non ci davano da mangiare”. Alcuni ospiti avevano bisogno di mangiare e decisero di firmare e a loro diedero acqua e cibo. “Una volta sono tornate le donne, Giulia e l’altra, ci hanno chiesto il motivo per cui non firmavamo e noi abbiamo risposto perché volevamo i pocket money così potevamо comprarci le cose che volevamo da mangiare. Anche le donne ci hanno detto che se non firmiamo non ci davano da mangiare”.





