SCAFATI «Faremo le barricate». Mariano Falcone, segretario provinciale di “Noi con Salvini” e scafatese, così commenta la notizia di un’università islamica nei locali del Polverificio borbonico. Nei giorni scorsi, Giampiero Khaled Paladini, imprenditore leccese convertitosi all’islam, ha inviato un’email al sindaco Pasquale Aliberti: «Avremmo piacere di incontrarLa per discutere una eventuale collaborazione che veda la ex Polveriera al centro delle nostre attività che attirerebbero sulla vostra città gli interessi di molta parte del mondo Medio Orientale non solo di carattere culturale ma anche imprenditoriale». Tace Palazzo Mayer. «Penso che ci fermeremo alla semplice richiesta – aggiunge Falcone – Non credo che il sindaco la prenda in considerazione. Sarebbe una cosa grave». In città la comunità islamica è la più numerosa tra gli stranieri regolarmente residenti. A Scafati, nel 2013 erano 2.053 gli stranieri, il 4,03% dei residenti. Tra questi 703 (37,29%) sono marocchini, seguiti da ucraini, cinesi e romeni. La comunità islamica si riunisce presso la moschea di via Cesare Battisti, anche se pare vogliano chiedere la disponibilità di locali comunali per il culto, per risparmiare i costi dell’affitto. «Se ci fosse disponibilità di locali – commenta Falcone – questi vanno dati ad associazioni italiane che operano sul territorio. Niente in contrario all’esercizio del loro culto ma provvedessero a farlo a loro spese e secondo legge». Infine, l’ex consigliere comunale del Pdl ammonisce: «invito le autorità a vigilare su predicatori e fedeli».
Adriano Falanga
La comunità islamica ormai radicata in città
SCAFATI. La comunità islamica a Scafati è principalmente composta da marocchini e algerini, secondo i dati Istat aggiornati al 2013, non sono presenti tunisini. Chiaramente parliamo di immigrazione residente, e non clandestina. Il nocciolo della comunità è situato nel centro storico, tra il quartiere Vetrai, via Cesare Battisti e via Nazario Sauro. La popolazione di origine marocchina oggi è arrivata alla terza generazione, le scuole locali sono piene di giovani italiani figli o nipoti di extracomunitari arrivati in città negli anni 80. La convivenza tra i “vecchi “ e “nuovi” scafatesi è pressoché pacifica, ma più che altro si parla di reciproco rispetto e non piena integrazione. Nei primi sei mesi del 2014 la città ha vissuto un momento di violenza e terrore con la “guerra all’immigrato” portata avanti da un gruppo mai identificato di giovanissimi ragazzi presumibilmente del posto, autori di veri e propri raid teppistici contro gli islamici. A scatenare la violenza probabilmente i comportamenti non proprio sobri di alcuni clandestini, poi isolati dalla stessa comunità residente che ha ben saputo prendere le distanze. Solo nel perimetro del centro storico si contano diverse attività commerciali gestite da musulmani. Sono due le macellerie, un centro telefonico e la moschea. La struttura di culto è ospitata in locali commerciali su via Cesare Battisti, è autogestita e sembrerebbe che i referenti locali abbiano intenzione di chiedere al primo cittadino Pasquale Aliberti la disponibilità di locali comunali per il loro culto. Manca ancora l’ufficialità, ma già si levano le prime perplessità in merito.