Infermieri imboscati, spunta l'indennità di cassa - Le Cronache Ultimora
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Infermieri imboscati, spunta l’indennità di cassa

Infermieri imboscati, spunta l’indennità di cassa

Peppe Rinaldi

Ce ne siamo occupati ad agosto, è tempo di tornare sull’argomento. Pare che nulla sia cambiato tra le corsie d’ospedale e gli uffici dell’Asl di Salerno. I circa 400 dipendenti pubblici assunti come infermieri o Oss ma «utilizzati» come manodopera amministrativa, sarebbero ancora al proprio (si fa per dire) posto. Dovrebbero essere in corsia, dove solo Dio sa quanto bisogno di personale ci sia, dovrebbero coadiuvare i medici – categoria che non si sottrae a volte a meccanismi analoghi – , assistere i malati, insomma dedicarsi alla mirabile professione infermieristica o socio-sanitaria. Invece spostano carte, fanno fotocopie, timbrano documenti, portano la corrispondenza da un piano all’altro, fissano il monitor di qualche computer, magari qualcuno si dichiara stressato, mobbizzato, sfruttato o roba simile e, chissà, qualcuno l’altro ieri avrà pure «scioperato per Gaza». Paradossi nel paradosso dei paradossi di un mondo rovesciato come mai prima. Ma torniamo ai nostri. Le indennità di corsia e quelle di cassa Questi 370 dipendenti pubblici (secondo i dati di un’organizzazione di settore) assunti per un motivo ma usati per un altro, non solo incasserebbero obliquamente lo stipendio mensile ma in diversi casi incamerano pure la «indennità di corsia», un incremento in busta paga di quasi 300 euro. Per non dire di alcune sacche di resistenza che catturano molta attenzione, cioè operatori socio-sanitari in funzione quasi di tesorieri, che lavorano cioè negli uffici per il ticket e le prenotazioni, maneggiano soldi, gestiscono domesticamente le visite mediche di concerto con capi, capetti e sindacalisti vari, i quali in questo mare – scomodando D’Annunzio – “sguazzano, sciaguattano e diguazzano”. Al netto di qualche valoroso e dignitoso caso, il sindacato si mostra parte integrante di questo sistema, non è solo la politica a metterci il suo. Va aggiunto, poi, che a questo personale sarebbe riconosciuta un’altra indennità, quella «di cassa», cioè il rischio di svolgere quel tipo di mansione viene riconosciuto economicamente. La qual cosa è giusta: il punto è che scatta un corto circuito perché c’è un Oss o un infermiere assunto per una ragione e che fa altro e che adesso, con questa indennità «di cassa», si vede ratificato dall’alto un ruolo che non gli spetta perché non gli può spettare. Un guazzabuglio. Mentre visite specialistiche, ambulatoriali e prenotazioni vanno come vanno. La Corte dei Conti se la prende sì comoda ma, in genere, arriva a destinazione. Per non dire dei potenziali processi, dei quali si intravvedono sullo sfondo gli embrioni. Non è la prima, non sarà l’ultima volta. A tutto ciò si aggiungano recenti manovre a via Nizza, sempre sulla stessa falsariga, risalenti a questa estate. Stiamo parlando del caso di tre infermieri, che da decenni non vedrebbero un malato in corsia a dispetto di quanto la legge e molto altro imporrebbero, tra i quali – inutile dirlo – un dirigente sindacale, che dal luglio scorso si sono visti addirittura attribuire dal Direttore generale dell’Asl, l’ingegnere Gennaro Sosto, incarichi di funzione organizzativa (che sarebbe, suppergiù, qualcosa di analogo all’ex figura del Caposala). Saremmo, quindi, in presenza di una moltiplicazione di ruoli, funzioni, responsabilità e, soprattutto, di soldi in busta paga che, drammaticamente, non potrà che determinare approfondimenti giudiziari. Salvo prova contraria. Questo perché, nel caso specifico dei tre infermieri/amministrativi/coordinatori, sembra che le mansioni siano state attribuite in macro-aree Asl che non prevedono proprio la figura dell’infermiere, cioè non serve, ci si occupa d’altro. Nel caso del sindacalista, poi, non c’è molto da aggiungere alla stravaganza di un quadro che mostra un dipendente pubblico in permesso sindacale che esercita funzioni di coordinamento del personale. La procura di Salerno s’è mossa, l’Asl ha risposto La procura di Salerno, intanto, si è già mossa chiedendo chiarimenti agli uffici, lo ha reso noto lo stesso vertice aziendale in una nota «riservata» ai vari responsabili territoriali. All’Asl, dopo un primo momento di smarrimento, hanno pensato di metterci una pezza allestendo il palcoscenico classico in situazioni di questo tipo: e cioè, “qui non ne sappiamo nulla, ora scriviamo ai responsabili dei responsabili dei responsabili delle varie sezioni e sotto-sezioni amministrative per farci ricapitolare la situazione nel distretto X e nel distretto Y”. In verità, avrebbero dovuto già saperlo, se no a che serve un ufficio centrale del personale con relativo maxi-dirigente-maxi-stipendiato? Alcuni hanno subito relazionato, altri no, altri fischiettano e aspettano le prossime elezioni regionali. Sperando che pure la magistratura non sia stata avvinta da tanta febbrile attesa, le cose pare stiano per prendere la solita piega perché, secondo fonti di via Nizza, l’Asl avrebbe risposto alla procura sostenendo, grosso modo, che c’era sì, forse, qualche situazione poco chiara ma che in generale il quadro regge. Sembra, però, che non sia così, chi non doveva stare in un posto continua a starci e chi doveva essere in un altro continua a non esserci. L’incognita Asl Non sappiamo con esattezza cosa l’Asl abbia scritto nelle note depositate in procura ma conoscendo innumerevoli analoghe vicende precedenti (non certo solo di Salerno) è lecito supporre che quei fogli siano stracolmi di leggi, norme, codici, commi, paragrafi, acronimi e altro tesi a giustificare questa antipatica circostanza. Antipatica e insidiosa. “Non c’è personale, non sapevamo come fare, la legge in certi condizioni ci consente di utilizzare la percentuale tot per il numero tot diviso il coefficiente zeta di infermieri o Oss negli uffici, eccetera”, ne avranno scritte di ogni, come si dice. Resta il quesito di fondo insoddisfatto: se sei stato assunto come infermiere o come Oss, perché non fai l’infermiere o l’Oss? Se fai un’altra cosa, il tuo profilo professionale deve essere cambiato, vale per tutti; se però incassi somme che non potevi incassare questo non è consentito e quei soldi o li restituisci oppure sono guai. Non è così difficile da capire. Soprattutto, resta una domanda: se si sostiene che manca il personale, che cosa vieta ai vertici dirigenziali dell’Asl di fare i concorsi e risolvere, diciamo così, il problema?