NOCERA INFERIORE. Perquisizione agli uffici dell’Inps di Nocera Inferiore. Su ordine del pm Roberto Lenza, i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria si sono presentati ieri mattina nella sede di via D’Alessandro dell’Istituto nazionale di previdenza sociale. I militari cercavano, in particolare, documenti riconducibili all’attività del funzionario arrestato, il cinquantenne Vincenzo Stile di Pagani, e dei due ispettori sospesi per un anno dal servizio ispettivo Gianfranco De Natale , 54enne di Nocera Inferiore, e il 60enne Canio Palladino, residente Castellamare. Alla fine della perquisizione, i carabinieri hanno portato via la documentazione che potrebbe essere utile ad alcuni riscontri investigativi. Vincenzo Stile è uno dei personaggi principali dell’ennesima tranche dell’operazione “Mastrolindo”. Il 50enne paganese, funzionario della sede dell’Inps di Nocera Inferiore è accusato di essere l’uomo centrale dell’organizzazione dedita alle truffe all’Istituto di Previdenza attraverso le false assunzioni in ditte di pulizia, per maturare il diritto a ricevere indennità di disoccupazione, malattia e maternità. Stile è addirittura ritenuto assieme ai suoi colleghi dell’Ispettorato del Lavoro di Salerno, Raffaele Papa e Luigi Rossi, promotore ed organizzatore di una delle associazione per delinquere scoperte con l’inchiesta del pm Lenza. Oltre ai domiciliari, il gip ha disposto per Stile il sequestro di beni per un ammontare di poco oltre i 17,5 milioni di euro, concretizzatisi finora nel blocco di otto fabbricati.
Secondo quanto riferito da alcuni collaboratori e tra questi anche titolari o persone interessate alla gestione di patronati, Vincenzo Stile era punto di riferimento del gruppo criminale, avrebbe offerto assistenza tecnica come indicazioni sulla convenienza delle istanze e sul loro contenuto e l’ausilio materiale nella ricezione delle pratiche e sulla loro fulminea definizione. Diverse volte avrebbe “lavorato” pratiche che non erano di sua competenza in quanto presentate da uno dei Napolano del patronato Inapi, dovendo trattare incartamenti i cui destinatari avevano un cognome che iniziava per una lettera diversa dalla “N”. Stile addirittura avrebbe reperito nomi di falsi lavoratori da assumere nelle imprese fantasma del sodalizio, avrebbe indicato anche i consulenti a cui rivolgersi tra i quali Giuseppina Latino e il marito Rosario Zaccaria, già precedentemente indagati. Era considerato dagli inquirenti e dal Gip la “spia” costante dell’associazione dall’interno dell’Inps, tanto da fornire indicazioni e vere e proprie “soffiate” quando si paventavano controlli o verifiche più stringenti. In pratica il suo sarebbe stato un contributo materiale o quanto meno morale a tutte le imprese criminose dell’Associazione. Per questa presunta attività avrebbe preteso tra i 50 e i cento euro a dipendenti fino anche a 200 per le disoccupazioni ea 500 euro per finalizzare la pratica per erogazione delle indennità relative alla maternità delle lavoratrici. Stile è indagato per 14 capi di imputazione tra cui dieci truffe per migliaia di false assunzioni, corruzione, rivelazioni di notizie d’ufficio e alterazione del sistema informatico. Per il Gip è necessario restringere agli arresti domiciliari il funzionario Inps in quanto Stile «era molto di più che un pubblico ufficiale compiacente. Costituiva uno dei maggiori punti di riferimento dell’Associazione Toscano/Napolano». Un funzionario centrale per tutte le attività delittuose e «in cambio della sua opera, percepiva stabilmente una parte del bottino attraverso una quota fissa per ogni pratica fraudolenta».
Per concorso esterno nell’associazione per delinquere sono indagati i due ispettori dell’Inps Gianfranco De Natale e Canio Palladino. Entrambi in servizio nella sede dell’Istituto di Nocera, nel periodo dell’indagine, Palladino era stato poi trasferito negli uffici di Castellammare. Per il Gip, Alfonso Scermino, devono anche restituire oltre 2,3 milioni di euro. Entrambi sono accusati di essere stati complici dei titolari delle aziende che assumevano fittiziamente i lavoratori perché – fattisi delegare a controllare le società sospette, come quella di Rosa Toscano – avevano omesso o ritardato i controlli, restituendo i fascicoli con la dicitura ‘non definito’. In questo modo, evidentemente sapendo che il 90% dei rapporti di lavoro dichiarati dalle aziende erano falsi, avrebbero consentito ai lavoratori di incassare somme per indennità e disoccupazione. Sui due ispettori si è soffermato nelle sue dichiarazioni Donato Napolano del patronato Inapi.