Il centenario del basso Paolo Montarsolo - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Il centenario del basso Paolo Montarsolo

Il centenario del basso Paolo Montarsolo
Di Olga Chieffi
“ A mio padre devo la vita, al mio Maestro una vita che vale la pena essere vissuta”, soleva ripetere Alessandro Magno del suo Maestro Aristotele. Maestro è un termine di cui si abusa, senza rispettarne l’intenso significato: “Maestro” era l’appellativo di Gesù Cristo nei Vangeli, l’omaggio dei contemporanei ai grandi del Rinascimento. Oggi è banalizzato, nelle arti, nella scuola, in teatro. Il Maestro è generoso, offre aiuto, suggerimenti, ispirazione, segnala svolte e insegna prospettive, indica una via e la illumina, col proprio esempio, col proprio “fare”, col proprio porsi sempre in gioco, instilla il dubbio, che è la via per uscire dalla “selva”, un passaggio sicuro fatto di pochi principi chiari, su cui procedere, lavora indefessamente con severità, nella costruzione del sapere, senza mai aggobbire sotto sistemi pre-confezionati, verso sempre nuovi traguardi, conquistati in prima persona. La ricompensa è l’onore di trasmettere qualcosa, di accendere una scintilla in chi viene dopo, un piacere puro, “gratuito”, quindi, impopolare. Nel centenario della nascita di Paolo Montarsolo, uno dei più straordinari bassi buffi del Novecento, l’Associazione a lui intitolata rende omaggio alla sua memoria con una mattinata di musica e riflessione dal titolo “Paolo Montarsolo: canto e teatro fra tradizione e filologia”, in programma domani alle ore 10.30 presso il Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” di Roma. Il ricordo di Montarsolo, artista che ha saputo coniugare una vocalità di straordinaria duttilità con un’inesauribile vena teatrale, si articolerà in due momenti complementari: una tavola rotonda con illustri studiosi e critici musicali, seguita da un concerto che vedrà protagonisti interpreti di assoluto rilievo del panorama lirico internazionale. Alla discussione prenderanno parte figure di spicco come Francesco Izzo, musicologo e docente, tra i massimi esperti di Giuseppe Verdi e della tradizione operistica italiana; Alberto Mattioli, giornalista e critico musicale che da anni racconta l’opera sulle pagine della stampa nazionale con uno sguardo colto ironico e appassionato; Michele Suozzo, musicologo e storico divulgatore di Rai Radio3 e voce autorevole del Concerto del Mattino; e Stefano Valanzuolo, critico, saggista e direttore artistico, fine conoscitore del teatro musicale. Il loro contributo offrirà l’occasione di rileggere la figura di Montarsolo non soltanto come interprete esemplare della tradizione buffa, ma anche come artista che seppe trasformare i ruoli comici in ritratti vivi e complessi, conferendo loro profondità umana e restituendo dignità a personaggi troppo spesso ridotti a mere caricature. Seguirà il concerto dei due allievi più celebri, Bruno Taddia e Carlo Lepore, allievi del Maestro Montarsolo in duo con il pianista Marcos Madrigal.  Il baritono Bruno Taddia, allievo diretto di Montarsolo e oggi vicepresidente dell’Associazione, ha saputo raccoglierne l’eredità dando nuova vita al suo insegnamento: unire alla solidità vocale e alla precisione stilistica un talento scenico capace di restituire ai personaggi profondità psicologica e verità teatrale. Nella sua carriera, Taddia ha fatto proprio quell’approccio che considera il canto buffo non semplice occasione di comicità, ma terreno fertile per indagare le sfumature umane dei caratteri, con intelligenza, misura e finezza interpretativa. Accanto a lui il basso Carlo Lepore, anch’egli allievo e napoletano come il maestro, considerato oggi uno dei più raffinati specialisti del repertorio buffo. Interprete applaudito sui palcoscenici internazionali, da La Scala all’Opéra di Parigi, Lepore ha fatto dei ruoli rossiniani e mozartiani la sua cifra distintiva, unendo brillantezza vocale, senso del ritmo teatrale e finezza interpretativa. “io non mi accorgo di mettere qualcosa che si rifà al folclore napoletano – rivelò in intervista Paolo Montarsolo-Tu sai che l’opera buffa è nata a Napoli dalla commedia dell’arte; c’era il lazzo sul palcoscenico, lo sfottò anche pesante che oggi non si potrebbe più fare. Per me il primo come importanza è stato Cimarosa che ebbe la fortuna di avere dei libretti spassosissimi, tutti ben intrecciati come trama e spesso in napoletano. Ripeto che per questo aspetto sono del tutto inconsapevole: la “sceneggiata” è insita nel carattere del napoletano. Dovresti vedere una litigata oppure assistere ad un momento di grande gioia: due situazioni antitetiche in cui il napoletano fa la sceneggiata, sta recitando la parte di quello che litiga o di quello che gioisce, perché sa di essere guardato e inconsciamente recita. Due grandi autori/attori napoletani, Eduardo e Peppino De Filippo hanno tratteggiato in maniera straordinaria questi caratteri che io, senza volerlo, ho trasportato anche in autori non napoletani come Rossini e Donizetti”. La presenza di Carlo Lepore all’interno di questo omaggio sottolinea la continuità di quella grande tradizione buffa che Montarsolo ha contribuito a nobilitare e trasmettere alle nuove generazioni. Al pianoforte siederà Marcos Madrigal, virtuoso cubano tra i più apprezzati della sua generazione, che unisce qualità tecniche di altissimo livello a profonda sensibilità interpretativa. Con questa iniziativa l’Associazione Paolo Montarsolo non si limita a celebrare il ricordo di un artista, ma riafferma il valore di un’eredità viva e attuale: quella di un interprete che ha saputo riportare il canto buffo alla sua dimensione più autentica, unendo rigore filologico, intelligenza scenica e un’irresistibile capacità comunicativa.