di Arturo Calabrese
Si dice soddisfatta la Fondazione Angelo Vassallo al termine della prima udienza preliminare sull’uccisione del sindaco pescatore. «Non è mai troppo tardi e la giustizia arriva, magari lenta, magari tardi, ma arriva». Esordisce così l’avvocato della Fondazione Antonio Ingroia appena arrivato davanti al palazzo di giustizia di Salerno. È un momento molto importante anche perché, come noto, ci sono imputati di peso e ciò ci fa capire il motivo per cui ci sono voluti quindici anni perché la verità venisse a galla. Merito, va detto ancora una volta, della Procura di Salerno e dei Carabinieri del Ros, che hanno indagato senza guardare in faccia a nessuno. È importante – le sue parole – che ci siano tante parti civili e che si costituiscano realtà associative ed enti. È la dimostrazione che c’è un’Italia che crede ancora nella giustizia e che vuole la verità». A precisa domanda di questo giornale, l’avvocato Ingroia risponde con schiettezza: «È vero – dice – potrebbe scoperchiarsi un vaso di Pandora: i provvedimenti cautelari prima e le motivazioni sulla base delle quali la procura ha iniziato questo processo poi promettono molto. Esse dimostrano che avevano ragione i fratelli Vassallo – aggiunge – da anni ribadivano e sottolineavano che c’era qualcosa di marcio anche dentro le istituzioni, ma le istituzioni dimostrano in questo processo che si può fare pulizia anche al proprio interno». «Sono contenta di vedere così tanta partecipazione come parti civili – dice Anna Maria Anselmi, legale della Fondazione Vassallo – in aula si respirava un’aria un po’ pesante perché c’era la presenza di uno Stato che vuole dire la sua, allinearsi alla legalità e vuole sostenerla, soprattutto perché questo è un processo simbolo, perché è stato ucciso un sindaco e, uccidendo un sindaco, si uccide lo Stato». «Oggi una giornata importante, non solo per la Fondazione, ma per l’Italia intera – le parole del presidente Dario Vassallo – in quanto, dopo 15 anni e 11 giorni, siamo riusciti a portare sul banco degli imputati cinque personaggi che in qualche modo sono collegati all’omicidio di Angelo Vassallo; poi sarà il processo a stabilire le responsabilità». A proposito di responsabilità, Vassallo parla anche delle colpe della politica. «Chi è andato contro la Fondazione, in effetti, si è messo contro la legalità. Basti pensare – e si riferisce a quanto accaduto a Pollica – alle feste nella ricorrenza del 5 settembre o alla sagra del pesce. È mancata anche la politica nazionale. Tengo a precisare che è mancata la politica nazionale – argomenta – e lo dico perché c’è un personaggio che si chiama Franco Alfieri, oggi ai domiciliari, che io ho denunciato al Partito Democratico già nel 2011. Il Pd, oggi, dovrebbe chiedere scusa ad Angelo Vassallo inginocchiandosi, ma io personalmente non li perdonerò mai. Quando si uccide un sindaco – continua Vassallo – si uccide lo Stato. La legge valuterà il comportamento di tutti, anche di coloro che indossano una fascia. Oggi non è una passeggiata di salute. Noi non cerchiamo la vendetta, ma la verità». Il discorso di Vassallo, se possibile, si fa poi maggiormente forte: «Il Sistema Cilento che noi abbiamo denunciato nel 2018 è solo un accenno di quello che è il territorio. Hanno venduto il territorio alla camorra».





