Musica per l’International Biometric Society - Le Cronache Spettacolo e Cultura

Di Olga Chieffi

Da oggi sino al 18 settembre, il Grand Hotel Salerno ospiterà la conferenza congiunta delle regioni italiana e del Mediterraneo orientale dell’International Biometric Society (IBS-IR-EMR2025), una grande opportunità di scambiare e discutere nuove idee e di stabilire relazioni di ricerca per future collaborazioni scientifiche. Tra le diverse attività riservate ai congressisti, la musica, ovvero un concerto organizzato nel gioiello barocco che è la Chiesa di San Giorgio. Stasera, alle ore 19, sul podio dell’ Ensemble Salernitano, una formazione giovanile, di fresca fondazione, salirà l’esperta bacchetta del Maestro Luca Gaeta. Programma adatto ai musicisti in erba a cominciare dal primo movimento del Concerto X in re maggiore per archi e basso continuo, RV 121, composto da Antonio Vivaldi nel 1717. La poetica del Prete Rosso è un filo che percorre la sua intera produzione strumentale, caratterizzata da un’ansia onnicomprensiva, da un demone bruciante che spinge il musicista ad una continua sperimentazione. La sua musica assume i tratti di magnetici affreschi sonori o ambisce, grazie alla forza del suo potere evocativo e della sua logica formale, a conquistare una proprietà narrativa e una pregnanza illusionistica di tale intensità da trasfigurare l’astratto gioco dei suoni nella vividezza visiva e gestuale di un evento teatrale. Prevalenza di scrittura omofonica, pulsante scansione ritmica e spirito di danza connotano questa pagina, la cui brillantezza si spiega anche con la tonalità che permette uno sfruttamento intensivo della risonanza delle corde vuote. Nell’Allegro molto in metro ternario Vivaldi gioca la carta dell’ironia con la ripetizione di frasi su piani sonori e in registri contrapposti nonché con inaspettate inflessioni minori e cantabili. L’orchestra proseguirà con il solo Allegro della Kinder Symphonie, la cosiddetta Sinfonia dei Giocattoli, a lungo considerata un’opera di Joseph Haydn, quindi associata al fratello minore di Joseph Haydn, Michael Haydn, quindi Nel 1953 il musicologo Ernst Fritz Schmid pubblicò la sua scoperta di una Cassazione in sol maggiore per giocattoli, 2 oboi, 2 corni, archi e basso continuo di Leopold Mozart, in sette movimenti, tre dei quali identici alla nota sinfonia giocattolo, e ha concluso di aver probabilmente trovato il vero compositore. Più recentemente (1996) il monaco benedettino austriaco Edmund Angerer (1740-1794) è stato suggerito come compositore. La pagina è un divertimento in Do Maggiore, ricco di suoni che riproducono i giochi dei bambini dell’epoca: imitazione del verso di uccelli (quaglia, usignolo, cucù), dei sonagli, del tamburino e del fischietto. Aria di sortita del soprano Carmela Torre sarà quella di Barbarina, “L’ho perduta me meschina” dal IV atto de’ “Le nozze di Figaro”, la famosa cavatina una filastrocca in 6/8 su di una semplice melodia, consolatoria per la servetta che ha smarrito la spilla della Contessa, con attacchi levare e fraseggi spezzati ad indicare l’ansia propria della ragazza. Si passerà quindi all’aria da camera di Vincenzo Bellini, “Vaga Luna che inargenti” che fa parte di una raccolta di quindici composizioni per pianoforte e voce scritte dal Bellini intorno al 1820, quando si trovava tra Napoli e Milano, prima della sua partenza per Parigi. Una pagina ispirata da influssi folkloristici della nativa Sicilia, dallo stile estremamente semplice e sobrio, in contrasto con la “gravitas” emozionale e melodrammatica della più tipica produzione operistica belliniana. “Un demonio”, “una strega”, il fiore di gaggia all’orecchio, le gambe sottili e bellissime, la figura minuta, gli occhi lucenti come diamante, lo scatto dei reni pari a quello di un felino, una forza d’inferno, una inafferrabile forza amorosa, dove amore sta per devastazione e morte, come negra esaltazione e guerra. E’ facile dire che Carmen è vista da Mérimée come un angelo del male. Eppure è così. Carmen vuole don Josè, il giovanotto basco le piace: sparisce e compare nella vita di lui come fra quinte di teatro. Carmen Torre chiuderà il suo intervento evocando la sfida d’amore della bella sigaraia in “L’amour est un oiseau rebelle”, in tempo d’Habanera. Spazio Orchestrale con la trascrizione della prima marcia militare di Franz Schubert op. 51, D. 733 in re maggiore (in tempo Allegro vivace), dotato di quella elegante, delicata raffinatezza che solo Schubert sapeva conferire a ogni sua anche più piccola idea musicale. Ancora una trascrizione con la sognante “Barcarolle”, “Belle nuit, o nuit d’amour”, da “Les contes d’Hoffman” di Jacques Offenbach, ove il soave e il patetico sono costantemente pedinati da ironia e senso del grottesco. Gran cimento per i giovani musicisti sarà la lettura di qualche estratto dalla danza delle ore. Ci verranno in soccorso, al gran Galop, le ore della celebre danza a loro dedicata da Amilcare Ponchielli nella Gioconda, con la raffinatezza del controtema di ben sedici misure affidato a fagotti e celli che parte con una battuta di ritardo creando quel fascinoso sfasamento ritmico che rende questa pagina insuperabile. A seguire, “Bésame Mucho”, della messicana Consuelo Velàzquez una canzone che negli anni Cinquanta il direttore d’orchestra Xavier Cugat divenne celebre soprattutto in versione Rumba, o come volete, che racconta della vita che celebra il ritmo del corpo, una tradizione strutturata per raccogliere energia, per comunicarla, “dividerla” e restituirla collettiva attraverso la danza, prima di trasferirci in Argentina con il lento, dolcissimo, a tratti struggente Oblivion, che Piazzolla scrisse nel 1984, per la colonna sonora del film Enrico IV, di Marco Bellocchio. Pezzo contemporaneo per il finale con una pagina di Nicola Santulli, una romanza dal titolo Sul filo del tempo che verrà eseguita da Carmela Torre.