Ranucci, il giornalista delle grandi verità accolto ad Agropoli con un tripudio di pubblico. C’erano tutti, ed in tanti hanno voluto salutarlo di persona stringendogli la mano per dirgli solamente di non mollare e di continuare a raccontaci le verità velate della nostra Nazione. Così, Sigfrido Ranucci, seguitissimo conduttore di Reporter su Rai 3 è stato accolto da oltre 650 partecipanti giunti da tutta la Provincia per essere presenti all’evento ed ascoltare le ultime inchieste raccontate dal vivo. Non c’è memoria che ad una presentazione di libri ci sia tanta partecipazione. Una presentazione sui generis dell’ultimo best seller di Ranucci titolato “La Scelta”, libro edito da Bompiani, le cui vendite in pochi mesi hanno superato le 50000 copie. Ad ospitare il noto conduttore televisivo il Settembre Culturale – Città di Agropoli, XVIII edizione. Una Rassegna culturale che in tutte le precedenti edizioni ha portato ad Agropoli il meglio degli scrittori italiani, diventando una delle più prestigiose del Sud. Deo ex machina da un ventennio di questa importante vetrina editoriale è Francesco Crispino, ideatore e manager culturale, voluto dalle varie amministrazioni comunali per le consolidate qualità organizzative e la sapiente scelta degli scrittori partecipanti. La volontà di portare Sigfrido Ranucci, come ha detto dal palco, per dare ulteriormente voce a quel giornalismo d’inchiesta che sta riscuotendo un immenso successo in Italia. A condurre la serata culturale, il giornalista Andrea Parrella di Fanpage che ha aperto la serata con riflessioni sul giornalismo d’inchiesta, proponendo, con domande mirate a Ranucci, i passaggi delle grandi inchieste che il conduttore televisivo ha condotto. Sigfrido Ranucci non si è fatto attendere, ha citato una serie di inchieste da lui condotte, unitamente alla brillante squadra, che il libro riporta con tutti i particolari, dalle quali emergono sventate truffe internazionali o retroscena di importanti politici italiani. Un pubblico attento ad ogni sua parola ha seguito le complicate matasse fra malavita e potere che per anni hanno attanagliato le cronache italiane. Come dice Ranucci il libro, il cui titolo scelto dall’editore, vuole in primis mantenere alto il concetto di libertà di stampa, ed è un omaggio a tutti i collaboratori che l’autore ha mantenuto segreti per oltre venti anni che, con le loro rivelazioni hanno contribuito al successo delle inchieste giornalistiche. Infatti il personaggio fondamentale, un vagabondo, ha dato la chiave di lettura dell’inchiesta fatta da Rai news 24, per cui lavorava Ranucci, sull’utilizzo di armi chimiche da parte degli Stati Uniti nella guerra in Iraq, inchiesta molto imbarazzante per la comunità internazionale, perché nel 2005 gli americani erano considerati i gendarmi del mondo nelle lotta al terrorismo per cui invasero queste terre ed usarono le armi chimiche per liberarsi del dittatore; successivamente, emerge la figura del tassista che aiuta l’autore a recuperare le opere della pinacoteca di Calisto Tanzi, quadri dal valore di cento milioni di euro. Ed ancora, con un altro colpo di fortuna, l’aver incontrato una manager svizzera che lo aiuta a divincolarsi dalle accuse di un noto uomo politico che ancora oggi è in auge, e questo dà l’idea di come funziona l’informazione in questo paese che l’autore reputo malato, abituato a convivere con la sua patologia considerandola normalità. Il conduttore Parrella ha posto delle domande finalizzate dando modo a Ranucci di tracciare un quadro chiaro delle principali inchieste condotte con risultati sorprendenti. Il conduttore Rai, ha rimarcato più volte la validità della sua squadra di lavoro che con compiti singoli e molto rischiosi, ha contribuito al successo di tante operazioni giornalistiche. In tutto questo è venuto fuori il vero carattere del giornalismo d’inchiesta ed infatti Ranucci, in alcuni momenti di un racconto articolato ha tenuto col fiato sospeso i tanti presenti che erano lì per sete di sapere. Ma come racconta il noto giornalista, in Rai non ha avuto mai vita facile, infatti hanno tentato più volte di imbavagliarlo e tutti i direttori che si sono susseguiti hanno cercato di modificare la trasmissione Reporter o addirittura trovare un sostituto più “morbido” da poter prendere il posto di Ranucci. Continuando l’autore di “La scelta”, quando parla dell’aggressione all’Iraq, di come gli americani giustificano, la condotta della guerra a cui seguì una tempesta mediatica da parte del governo americano e dell’ambasciata, subito continuata dal governo italiano e, per questi fatti, Gasparri chiese il licenziamento di Ranucci, e a difendere quest’ultimo fu solo Roberto Morrione, con un editoriale andato in onda su Rai3, dichiarando: “Io amo gli Stati Uniti che affermano di difendere le libertà dell’uomo e la libertà di stampa ma realmente è diverso, per cui il nostro servizio pubblico ha l’obbligo di sollevare un dibattito quando c’è di mezzo la difesa dei diritti dell’uomo”. Con un apprezzabile lavoro di squadra la trasmissione Reporter in questi anni ha scoperto verità accantonate, che hanno sollevato problemi a vari governi italiani e stranieri, per cui la convivenza in Rai è diventata rovente da gestire, soprattutto quando hanno impedito all’autore di andare in onda con inchieste scottanti. Eppure ribadisce il conduttore Rai, noi siamo la trasmissione di informazione che alla Rai costa meno ed ha un indice di ascolto superiore a tutti i programmi, quella che fa più movimenti sui social con sei milioni di utenti. E qui Ranucci replica: “voi utenti Rai pagate un canone per avere informazione con un giornalismo d’inchiesta, infatti nel contratto di servizio che la Rai firma con il Governo per avere i contributi, c’è scritto che l’ente televisivo deve valorizzare l’informazione, invece vengono tagliate quattro puntate di Reporter per non far trapelare notizie scottanti”. Qui si può capire come in questo clima teso di rapporti giornalistici in Rai la convivenza sia sempre più difficile con questo arginare Ranucci e la sua squadra, arrivando a sostituirlo o farlo “emigrare” su altre emittenti. Intanto questo clima di ostilità non fa altro che aumentare il prestigio del conduttore Rai e della trasmissione Reporter che è diventata sinonimo di conoscenza e simbolo indiscusso di verità senza veli e opinione fuori dal coro. Il pubblico che ogni sera aspetta Ranucci su tutte le piazze d’Italia è il vero termometro della sua popolarità, costruita con anni di impegnativo lavoro spesso pericoloso, per dare un’informazione libera e scevra di mistificazioni del potere. Ed in Agropoli, un pubblico desideroso di conoscenza e verità ha intrattenuto il conduttore Rai con grande affabilità, dando testimonianze di affetto e stima all’uomo che ha scelto la bandiera della verità oltre ogni pericolo. Giuseppe Ianni





