Michelangelo Russo
Le apparizioni del Governatore in queste ultime settimane di permanenza a Palazzo Santa Lucia sono state frenetiche e sorprendenti, per giungere all’intervista su Sky, lunga, nel telegiornale di domenica 7 settembre. Né il Governatore si è sottratto all’esposizione mediatica, come sarebbe più corretto per un esponente istituzionale prossimo alla perdita dei suoi poteri. Invece, De Luca è sembrato quasi il regista di notizie centellinate un giorno, e smentite o contraddittorie il giorno dopo. È chiaro che non si è trattato degli ultimi bagliori di notorietà. De Luca non è tipo da rassegnarsi alla perdita della visibilità personale. Che non può essere recuperata dalla raggiunta carica del figlio Piero alla segreteria regionale del PD. Quello è un incarico che non dà nessuna visibilità. Quindi non può essere, questo incarico a Piero, l’ultimo desiderio dello “sceriffo”, che lo consolerà nei giorni della pensione. Il pensionato De Luca, teoricamente, soddisfatto e felice dovrebbe perciò starsene in pantofole fino al prossimo autunno 2026, quando ci saranno le elezioni per il nuovo Sindaco di Salerno. Nulla di strano, posto che in città sono moltissimi i cittadini che stanno aspettando il suo ritorno, delusi dalla Giunta Napoli e sempre più arrabbiati per il visibile abbandono, sotto tutti i punti di vista, del territorio e dell’economia cittadina. Ma un anno fuori dalla scena è impensabile per un personaggio come De Luca, che è entrato da molti anni nell’immaginario collettivo degli italiani come una figura permanente della commedia politica nazionale. Anche Zaia sta ultimando le sue funzioni, ed è certo che mancherà ai veneti. De Luca e Zaia sono diventati attori principali da troppi anni sul palcoscenico, per sparire all’improvviso. Sono state, anzi, figure permanenti in ogni spettacolo politico, così come le maschere di Brighella, Arlecchino, Pantalone, Pulcinella erano sempre presenti in tutti i canovacci teatrali settecenteschi della commedia dell’Arte. In questa rinnovata Commedia dell’Arte dei nostri giorni, Zaia ha di diritto il posto di Arlecchino. Simpatico, efficiente servitore, allegro, saltellante, Arlecchino è una maschera altamente positiva e rassicurante. Perché non sovverte i ruoli, sa stare al suo posto nella gerarchia sociale. La sua battuta più famosa, in fondo è “Servo vostro, sior!” Zaia, per il tipo che è, dovrà rassegnarsi a un posto di seconda fila nel prossimo futuro, troppo ed esclusivamente veneta è la sua figura. Ma Pulcinella è la maschera eterna e universale. Anarchico, beffardo, imprevedibile, incarna nell’immaginario universale la rivincita dell’uomo comune contro tutti i potentati. È la maschera che si attaglia perfettamente, senza offese, al personaggio De Luca. Ed è vincente. E’ l’unico volto capace di sfidare, in una competizione nazionale, la maschera di cera di un tipo come Meloni, che pure quando sorride fa gelare il sangue. De Luca riesce a far ridere veramente, per istinto suo, anche nel paradosso, che gli è congeniale. E quello italiano è un popolo che ama profondamente la commedia, dai tempi di Plauto. Si inizia a comprendere, allora, perché De Luca ha voluto Piero come segretario regionale di un partito che ha da tempo dileggiato. Quali sono stati gli accordi veri che ha concluso con Schlein? Quale è la strategia che il PD ha in serbo per le elezioni nazionali del 2027? A sinistra non c’è una figura capace di attirare consensi anche nel campo avversario. Che sono i consensi di quella fascia di elettorato che va a simpatica personale e non ha un rigido sbarramento ideologico. Meloni e il suo governo hanno attinto ampiamente agli indecisi e ai sentimentali soprattutto. Ma non basta. Strategicamente occorre che il nome di un Premier in pectore rimanga sempre nelle cronache, il più possibile. Donald Trump arrivò alla Casa Bianca senza un vero programma, ma quando si candidò era un nome conosciutissimo e ricorrente nelle cronache, che ossessivamente lui stesso aveva pubblicizzato in tutti i modi senza essere nemmeno un politico. In molti film di Hollywood riusciva a far pronunziare con tutti gli espedienti il suo nome senza che neppure ci fosse un motivo per pronunziarlo. E i giornali ne riportavano spesso le esagerazioni comportamentali, non di rado comiche per gli insulti che dispensava. E’ una ricetta vecchia. Mussolini diceva a tutti: “Parlate di me!” Parlatene pure male, purché ne parliate!”. A De Luca però mancherà presto il palcoscenico regionale. Anche se riduttivo, quello di Sindaco di Salerno può essere valido, se ben sfruttato con i successi veri o presunti delle grandi opere pubbliche, e dell’immagine di Salerno posta nelle sue esagerazioni addirittura in Costa Azzura. Si dimetterà il Sindaco Napoli per dare subito a De Luca il megafono politico con cui avere notorietà nazionale dipingendo Salerno gemellata con Cannes? Forse, direbbe la logica. Nel frattempo, fino alle elezioni politiche del 2027, il segretario campano del PD (Piero) può far valere nelle decisioni nazionali del partito tutto il peso dei voti regionali che ancora il nome di De Luca padre avrà assicurato al partito. Nell’intervallo, insomma, è certo, il Truman Show di De Luca continuerà.





