Avv Ferraioli: la piaga del femminicidio - Le Cronache Ultimora
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Avv Ferraioli: la piaga del femminicidio

Avv Ferraioli: la piaga del femminicidio

L’Italia si trova di fronte a una piaga che non accenna a diminuire: la violenza di genere, un fenomeno che spesso culmina in tragici femminicidi. Dopo l’ennesimo dramma, quello di Tina Sgarbini a Montecorvino Rovella, la politica e la società si interrogano sui passi da compiere per porre fine a questa spirale di violenza. Le voci di Sonia Senatore, responsabile organizzativo di Noi Moderati Salerno, e dell’avvocata Carmen Ferraioli, avvocato penalista ed esperta di violenza di genere, offrono spunti di riflessione e proposte concrete per contrastare questa emergenza. Le loro analisi, pur provenendo da prospettive diverse, convergono su un punto cruciale: la necessità di affiancare all’azione legislativa un profondo e capillare intervento culturale ed educativo. Sonia Senatore, riflettendo sulla cronaca quotidiana, sottolinea una disfunzione profonda nella società: l’incapacità di gestire le relazioni interpersonali. “La cronaca quotidiana ormai ci palesa una società che non riesce più a gestire la vita di relazione”, afferma Senatore, evidenziando come la problematica non sia più circoscritta alle difficoltà di routine o ai giorni di “cattiva sorte”, ma si estenda a un approccio generazionale diverso sul tema della violenza e della denuncia. Le generazioni più giovani, grazie a anni di attività dei Centri Antiviolenza (CAV), alle testimonianze dirette di sopravvissute e a miglioramenti normativi, sono state educate alla denuncia, un atto di coraggio e autodeterminazione. Tuttavia, le generazioni già adulte e precedenti rimangono ancora restie, imprigionate in vecchi schemi sociali e in una difficoltà ad ammettere il fallimento relazionale. La denuncia, il “codice rosso”, il braccialetto elettronico, le “case rifugio” e persino l’ergastolo sono strumenti essenziali, frutto di anni di impegno e di battaglie civili. Ma, come sottolinea Senatore, non sono sufficienti. “Oggi bisogna lavorare sul ‘prevenire’ la Violenza”, afferma con determinazione, “implementando la cultura del Rispetto, dell’educazione all’affettività e all’affrontare con maturità la fine di una relazione”. Questo approccio, che va oltre la semplice reazione al crimine, mira a sanare le radici del problema. In questo contesto, Noi Moderati ha deciso di agire concretamente, mostrando una spiccata sensibilità verso l’empowerment femminile. Una testimonianza tangibile di questo impegno è la candidatura di Filomena Lamberti, “dal triste primato di essere la prima donna vittima di acido in Italia”, alle prossime elezioni regionali del 16 e 17 novembre. La sua esperienza diretta, una vita segnata ma non sconfitta dalla violenza, rappresenta un simbolo potente nella lotta contro la violenza di genere. Sonia Senatore, come responsabile all’Organizzazione provinciale, si dichiara “più determinata che mai a dare vita ad attività territoriali ed iniziative di promozione educative a tema con le varie organizzazioni”. Il partito si avvarrà del sostegno di professioniste di grande esperienza e competenza, come la neopresidente Ilaria Cavo, l’ex ministro Mara Carfagna e la presidente della Commissione per il Femminicidio, Martina Semenzato. La squadra di Noi Moderati è già composta da un gruppo di donne determinate, “professionali e caparbie”, che agiscono come punti di riferimento sul territorio. Tra loro figurano Maria Rosaria Aliberti, consigliera a Sarno, l’assessore Marisa Federico a Vallo, la consigliera Antonietta della Corte a Montecorvino Pugliano, e le avvocate Marilena Voto e Veronica Voto rispettivamente nel coordinamento cittadino di Salerno e Nocera. L’impegno del partito si concretizza nella promozione della cultura dell’educazione affettiva e del rispetto, attraverso un patto di corresponsabilità tra famiglia, scuola, terzo settore e politica: un approccio olistico che punta a educare la comunità intera. La convinzione è che con una squadra di donne così capaci, si possa fare un ottimo lavoro. Le parole dell’avvocata Carmen Ferraioli, da sempre impegnata sui temi della violenza di genere, offrono un’analisi profonda e spesso dolorosa delle dinamiche che portano a questi tragici eventi. Partendo dall’omicidio di Tina Sgarbini, la quarantasettenne uccisa dall’ex compagno Cristian Persico dopo aver deciso di chiudere la relazione, Ferraioli descrive un fenomeno ricorrente, una narrazione che si ripete in troppi casi: “la minaccia di un abbandono, la decisione della separazione, il desiderio di andare altrove da parte di una donna”. L’omicidio di Tina, come tanti altri, sembra essere stato innescato da un rifiuto che l’uomo non è stato in grado di accettare. A dare l’allarme sono stati i familiari del ragazzo, che temevano un gesto estremo. Persico, dopo una breve fuga, si è inizialmente chiuso nel silenzio, confessando il crimine solo il martedì successivo e ammettendo di aver commesso “una sciocchezza”. L’avvocata va al cuore del problema, identificando una tipologia di uomini “incapaci di sostenere i no!” e “privi di self control”. Questi soggetti, apparentemente normali e capaci di “ingannare i più”, non sono emotivamente strutturati per elaborare il “lutto” di una rottura. Non sanno affrontare il dolore di sentirsi “non amati, sciocchi, lasciati indietro, umiliati”. Non hanno imparato a gestire le sensibilità dolorose né ad accettare i propri limiti. Di fronte a un limite imposto dall’altra persona, scatta un “impulso primordiale”, un “retaggio bestiale” che si manifesta con l’istinto di supremazia e, tragicamente, con la violenza. L’atto di uccidere diventa un modo per eliminare colei che incarna i limiti e l’incompetenza emotiva dell’uomo. È un atto che, seppur breve, “sazia l’ego in un minuto di violenza”, lasciando una figura “amata” esanime sul pavimento. Ferraioli riconosce i progressi dell’ordinamento giuridico, come l’inasprimento delle pene e l’applicazione del codice rosso, ma sottolinea con forza che “non basta”. I tempi della giustizia non collimano con “i tempi sociali, che urlano educazione e crescita emotiva”. La soluzione, secondo l’avvocata, risiede nel lavorare sulle nuove generazioni, educando al concetto di imperfezione e accettazione. Per anni, la società ha esaltato il “culto della perfezione”, creando individui che non sanno affrontare le proprie fragilità. Ferraioli invita a una riflessione sul ruolo dei genitori e della società nel fornire esempi concreti, insegnando ai giovani maschi che le donne non sono “oggetti o proprietà degli uomini” e che “la violenza non è amore”. Allo stesso modo, le donne devono crescere con la consapevolezza che “uno schiaffo per aver attirato l’attenzione altrui non è mai segno di passione”. Il fenomeno della violenza, come sottolinea Ferraioli, è un “fallimento sociale comune” che richiede una rieducazione sociale profonda. È necessario instillare nei giovani la consapevolezza delle proprie risorse emotive e la capacità di resilienza per superare i momenti bui senza ricorrere alla rabbia o alla violenza. Oggi, più che mai, le nuove generazioni appaiono “sospese in un limbo esistenziale tra il reale e l’immateriale”, dove il valore è spesso solo economico e si manifesta in apparenza. L’avvocata conclude con un monito per la società: “La violenza impervia per le strade e dilaga tra i giovanissimi, finendo per assottigliare il valore della vita, sempre di più”. È un appello a non rimanere immobili, ma a rimettersi in gioco per costruire un futuro basato sul rispetto e sulla consapevolezza emotiva. Non si può più indugiare.