Da Pompei una grande luce per la pace - Le Cronache Attualità
Attualità Campania

Da Pompei una grande luce per la pace

Da Pompei una grande  luce per la pace

Antonio Manzo

Resterà nella storia l’appuntamento di stasera quando alle 20,30 sarà inaugurata la nuova illuminazione artistica del Campanile del Santuario di Pompei. La nuova illuminazione del Campanile rientra nel più ampio progetto di riqualificazione di Piazza Bartolo Longo, portato avanti dall’Eav sotto la supervisione della Parco Archeologico di Pompei, grazie a un finanziamento della Regione Campania e alla collaborazione del Comune e dello stesso Santuario di Pompei.  Lo annunzia l’ufficio stampa del Santuario di Pompei. Il 10 febbraio scorso la Piazza del Santuario fu già restituita alla cittadinanza e ai pellegrini dopo necessari lavori di restyling e razionalizzazione.
Proprio in quell’occasione fu anticipato che, sempre nell’ambito del progetto Eav, Ente Autonomo Volturno presieduto da Umberto De Gregorio. il Campanile, avrebbe presto avuto una nuova illuminazione. Ed oggi si inaugura. Alla cerimonia saranno presenti l’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo; il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca; il Sindaco di Pompei, Carmine Lo Sapio; e il Presidente dell’EAV, Ente Autonomo Volturno, Umberto De Gregorio.

Il Campanile ha cento anni

Fu un’opera maestosa che, il 24 maggio 1925, cento anni fa, fu inaugurata dal Fondatore Bartolo Longo il quale, insieme alla moglie, la contessa Marianna Farnararo De Fusco, ne aveva voluto progettazione e realizzazione. Sono stati collocati fari esterni in Piazza e su alcuni tetti: le luci saranno proiettate direttamente sulla superficie del Campanile. Inoltre, sulle facciate della torre campanaria, sono state collocate luci RGB, che consentono un’illuminazione in diversi colori (che possono variare a seconda delle esigenze). Infine – ed è la terza tipologia d’intervento – sono state installate luci bianche nel vano scala.

Bartolo Longo sarà santo 

 

“La descrizione tecnica – spiega l’Arcivescovo Caputo – è utile, ma le parole non sono sufficienti a descrivere la bellezza dell’opera realizzata. Quel campanile, che si staglia allo sguardo dei fedeli che arrivano a Pompei o semplicemente guardano la Città da lontano, è un faro che ci dice come, malgrado tutto, e penso in modo particolare ai conflitti in Terra Santa, in Ucraina e in decine di Paesi, non è solo un simbolo per chi ha fede, ma anche per i non credenti”.

«Nel 1901 – aggiunge monsignor Caputo – Bartolo Longo, che presto Papa Leone XIV canonizzerà, affidò il Santuario ai devoti della Vergine dicendo: “Con quell’amore con cui l’avete edificato, finitelo, custoditelo, accrescetelo”.

Il Papa che difese Bartolo Longo

 

E’ una preziosa coincidenza che la canonizzazione di Bartolo Longo sarà proclamata dal successore di Leone XIII il papa della ”Rerum Novarum” che approvò ed assecondò il Santuario di Pompei superando gli ostacoli che all’avvocato  furono posti anche da personaggi della Curia romana e da parte del mondo cattolico “romano” del tempo.

La canonizzazione che pronuncerà Leone XIV è anche un riconoscimento della santità dell’ideatore del Santuario di Pompei che Gabriele De Rosa definì “anticipatore dell’intelligenza laicale del cristiano moderno”. Antonio Gramsci aveva indagato intorno al fenomeno religioso ma che finiva per separare artificialmente le analisi sul movimento cattolico e sulla Chiesa da quelle sulla religiosità dei semplici. Riducendo il fenomeno ad una condizione sociale arretrata come se la religiosità appartenesse ad una sfera premoderna e del tutto residuale. Un approccio, questo, ormai decisamente superato. La religiosità, che un tempo si sarebbe definita «popolare», non è più vista, da un numero sempre maggiore di studiosi, come destinata ad esaurirsi. Fu proprio don Giuseppe De Luca, il sacerdote lucano passato alla storia come studioso della pietà popolare ma anche, fra l’altro, protagonista del suo rapporto con l’allora segretario del Pci degli anni Cinquanta Palmiro Togliatti.

Scrisse don Giuseppe De Luca

“La storia del santuario di Pompei fa uno con la storia della nostra città di Pompei e della nostre valle, Dove non è un santuario in Italia? E che rispecchia, come quello di Pompei, la nascita di una comunità in una valle povera,  deserta del Napoletano”.

Riproponiamo questa antica, ma sempre attuale pagina di don Giuseppe De Luca, attento osservatore della religiosità popolare. Una pagina stupenda sull’esperienza religiosa di Pompei, dove l’Autore, l’unico finora ad averlo fatto, paragona con una suggestiva immagine, la cittadina vesuviana ad un paese della Galilea al tempo di Gesù.

 

“L’Italia non si e dimenticata della Madonna. Aveva consacrato a Lei, nelle più belle piazze, e sulle più belle colonne, statue aeree splendenti. Nessuna città non si gloriava di Maria; nessun italiano credente o scredente al solo suono del suo nome, non si inchinava riverente, almeno nel segreto del suo cuore.

La vita stessa, tutta la vita, era un transito, un passaggio, un pellegrinaggio mariano”.

 

Uno schiaffo per la bestemmia

 

Racconta don Giuseppe De Luca: “Un italiano si trovava in terra di infedeli. A1 sentir bestemmiare la Madonna da un infedele, scese dalla sue carrozza (faceva il vetturino di piazza), affronto il. bestemmiatore, lo schiaffeggio e gli disse: “La Madonna, posso bestemmiarla io; ma tu guai se la tocchi!” Nella sua ingenuità, non poteva essere più cavallerescamente cattolico ed italiano”

La prima volta nella valle della povertà

Bartolo Longo nella valle di Pompei  mise piede la prima volta il 2 ottobre del 1872 era in uno stato di incredibile abbandono : povertà e miseria dappertutto […] false credenze e superstizioni […] assenza di qualsiasi istituto bisognava creare dal nulla una struttura amministrativa e viaria attorno alla chiesetta, una sezione municipale e un servizio di ordine : in questo suo progetto si avvertiva la sua consuetudine con il diritto, che lo faceva attento e sensibile agli aspetti istituzionali dell’invenzione urbana. La nascita del santuario si ricollega dunque ai simboli moderni di una Italia nascente : la stazione dei carabinieri, l’ufficio postale, il telegrafo, la stazione ferroviaria, che sembrano sostituire gli elementi tradizionali per la scelta del luogo sacro. La scelta del luogo non fu dunque imposta da un miracolo, un’apparizione, un’immagine : Longo parlò di una predisposizione ambientale al culto della Madonna, una sacralità che non era data da uno speciale carattere evocativo ma dalla urgenza della miseria umana.

La laicità, di cui parlò Gabriele De Rosa, è il connotato che meglio esprime, e sintetizza tutto il suo operato, in primo luogo nella fondazione di una inedita città-santuario quella della nuova Pompei in senso sociale moderno e non storico-artistico.

L’avversione della stampa cattolica

Bartolo Longo ebbe esperienze negative con la stampa cattolica napoletana che gli chiese denaro per la pubblicazione del suo programma di edificazione del Santuario : “Da allora – scrive Bartolo Longo – mi nacque nell’anima una tal quale antipatia contro certi giornali così detti cattolici e deliberali in cuor mio che giammai mi sarei servito di giornali in genere e che la pubblicità me la sarei fatta da me stesso, dando alle stampe libri e opuscoli”. L’aiuto gli venne poi dalla Unità cattolica di Torino che pubblicò gratuitamente l’annuncio.

La Madonna di Umberto Nobile

 

Famosa sarà la «Madonna della Tenda Rossa», cioè una piccola statua della Madonna di Loreto portata dal generale Umberto Nobile ( nato a Lauro provincia di Avellino ma da genitori ebolitani) nella trasvolata polare del 15 aprile-25 maggio 1928 e precipitata sul pack nella caduta dell’aeronave.

Ecco perché stasera la giornata di Pompei sarà storica. In tempi di guerra si  crea una luce per la pace nel mondo.