di Erika Noschese
Un gesto improvviso e senza precedenti scuote la comunità sportiva di San Mango Piemonte. La palestra comunale, sede storica dell’ADP Athlon Club, è stata chiusa con dei catenacci, lasciando la società sportiva, attiva da oltre trent’anni, sfrattata senza alcun preavviso né motivazione formale. A raccontare l’accaduto sono alcuni membri della società, che hanno preferito mantenere l’anonimato: “Senza alcuna procedura corretta, il Sindaco ha fatto sostituire tutte le serrature e non ci ha consegnato una copia delle chiavi, chiudendo tutto il nostro materiale all’interno. La decisione è stata presa in un momento cruciale per la società, con due atleti impegnati ai Campionati Europei e Mondiali Under 15 e Under 17 di lotta greco-romana. “Quando ho fatto notare al Sindaco che in questo modo gli atleti non potevano più allenarsi, mi ha risposto ‘fitta un’altra sistemazione e vattene'”, ha riferito uno dei rappresentanti della società. La situazione appare ancora più grave se si considera che all’interno della struttura non sono rimaste solo attrezzature sportive, ma anche “libri contabili e tutti i nostri documenti”, come confermato da uno dei membri. Eppure, secondo i responsabili, la società non ha mai interrotto la sua attività e, anche durante i recenti lavori di ristrutturazione, gli atleti agonisti hanno continuato ad allenarsi in aree non interessate dai cantieri. La convenzione tra la società e il Comune, in vigore da vent’anni e poi rinnovata tacitamente per altri undici, sembra non essere stata sufficiente a garantire la continuità amministrativa. In passato, la società aveva addirittura presentato un progetto per la gestione futura, ottenendo a parole l’appoggio del Sindaco, che ora appare “un voltagabbana”. A rendere il tutto ancora più inspiegabile è l’assenza di qualsiasi comunicazione, neanche per le vie brevi. “Una metodica da camorrista fatta dalla pubblica amministrazione”, è il duro commento di chi si è visto chiudere la porta in faccia. L’episodio ha scatenato un’ondata di sdegno sui social e nel mondo sportivo, con la comunità nazionale che si mobilita in segno di solidarietà. “Le istituzioni dovrebbero accompagnare le attività che fanno lustro alla comunità e offrono un vero servizio sociale, per il lavoro di inclusione e coesione che ogni giorno si svolge in palestra”, si legge in un comunicato informale del Presidente della FIJLKAM, che si rivolge direttamente al primo cittadino, chiedendogli di “ravvedersi e dimostrare di essere un uomo di sport, capace di guardare oltre la politica”. La richiesta della comunità sportiva è chiara: non solo la restituzione dei locali, ma anche il ripristino di un principio fondamentale, ovvero il rispetto che lo sport merita sempre. Intanto, la chiusura della palestra comunale, che ha scatenato la protesta della storica società sportiva ADP Athlon Club, trova una risposta ufficiale da parte dell’Amministrazione di San Mango Piemonte. Con un comunicato diffuso sui social, il Comune ha voluto fare chiarezza, definendo la chiusura del palazzetto dello sport non come un “atto arbitrario o punitivo”, ma come “un’azione necessaria, temporanea e programmata” per l’esecuzione di lavori di manutenzione straordinaria e riqualificazione. L’Amministrazione precisa che l’intervento si è reso indispensabile per garantire la “piena funzionalità e, soprattutto, la sicurezza dell’intero edificio”, che da anni non era oggetto di una manutenzione straordinaria approfondita. L’obiettivo primario, si legge nel comunicato, è “garantire una struttura sportiva all’avanguardia e pienamente funzionale, che possa servire al meglio tutti i cittadini e tutte le associazioni sportive del territorio”. Le opere in corso rappresentano un “investimento per il futuro di tutta la comunità sportiva di San Mango Piemonte”. A sostegno della propria posizione, il Comune ha allegato un verbale di consegna parziale dei lavori datato 3 marzo 2025. Questo documento, sottolinea l’Amministrazione, è stato regolarmente sottoscritto da Eva Alfinito, gestore “pro tempore” della palestra. La sottoscrizione del verbale avrebbe reso la gestrice “a piena conoscenza della tempistica dei lavori”, compresa la richiesta di “liberazione dei locali entro il 30 giugno 2025” per consentire l’inizio degli interventi. La “mancata collaborazione del gestore” in questa fase preparatoria avrebbe, secondo il Comune, “creato un rallentamento nell’avvio dei lavori e ha reso necessario un intervento più deciso”. Il Comune respinge l’accusa di aver voluto ostacolare l’attività sportiva, dichiarando che l’intento era unicamente quello di “tutelare l’interesse pubblico e il diritto di tutti i cittadini a usufruire di una struttura sicura e moderna”. Viene inoltre specificato che la responsabilità di informare gli atleti e di gestire le conseguenze derivanti dalla programmazione dei lavori, una volta sottoscritto il verbale, era “in capo al gestore della suddetta struttura”. L’Amministrazione comunale ha invitato la cittadinanza “a non alimentare polemiche che non aiutano a trovare soluzioni concrete, ma a concentrarsi sul bene comune e non sugli interessi personali”. L’auspicio è che la situazione possa risolversi rapidamente, consentendo alla comunità sportiva di tornare a usufruire di un impianto “più sicuro e moderno per tutti”. A smentire la versione del Comune è la presidente della società ADP Athlon Club, Eva Alfinito, che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Nell’autorizzazione non è specificato che io debba consegnare le chiavi o evacuare i locali. Ho avuto un abboccamento con il direttore dei lavori e il capocantiere e con loro ho concordato di spostare gli attrezzi nella zona centrale della struttura per consentire al macchinario di operare agevolmente lungo il perimetro della palestra. Questo è stato fatto primi di luglio e se non è stata rispettata la data del 30 giugno è poiché c’erano ritardi nell’avanzamento dei lavori. Noi nel giro di 2 giorni abbiamo sgomberato tempestivamente la zona. Quotidianamente andavo a controllare: sono stati fermi un mese o lavoravano a singhiozzo. Nell’autorizzazione c’è la consegna parziale della struttura, tanto è vero che dalla planimetria si evince che la parte interessata è quella degli spogliatoi, non quella interna. Mi era stato detto che probabilmente non sarebbe stato nemmeno necessario sgomberare, poiché le parti occupate non erano interessate dai lavori. Il direttore dei lavori mi ha detto: ‘Non è dipeso da me, sono stato intimato di chiudere il catenaccio’. Il perché di questo gesto testimonia il mancato riconoscimento sociale del nostro lavoro. I cittadini di San Mango nemmeno lo sanno cosa facciamo: il sindaco è entrato solo 4 anni fa quando è venuto a chiedere i voti. Ho comunicato al sindaco i risultati ottenuti quest’anno: Quattro Campioni Italiani, di cui due cittadini di S. Mango. Non una targa, non un riconoscimento. A loro non interessa che questa associazione vada avanti. Ho il sentore che questa mossa sia stata fatta ad hoc per farci fuori, in attesa del nuovo bando, dal momento che la convenzione è scaduta dal 2014. Mi definiscono “gestore” quando gli fa comodo, ma ogni volta che pretendo, in qualità di gestore, un aggiusto per caldaie rotte o manutenzione straordinaria, mi viene detto che sono un fantasma, pur pagando regolarmente ed in maniera tracciabile. Ho dovuto mettere una caldaia da 5 mila euro. Non ho potuto accedere a finanziamenti, fondi, bonus, perché ogni volta che dovevo dichiarare la convenzione non potevo farlo, perché questa convenzione non c’era. Ho chiesto il rinnovo tacito o la convenzione temporanea per consentirmi di avere finanziamenti, ma ciò non è stato fatto. In più ho firmato l’autorizzazione ai lavori, e lì si parla di ‘gestore con regolare convenzione’. Sto aspettando che qualcuno si ravveda circa gli avvenimenti, anche perché quello della chiusura con catenaccio è una chiusura assolutamente illegittima, con tanto di attrezzature e documenti dell’associazione sequestrati all’interno. Dopo il polverone mediatico che si è sollevato mi aspettavo una telefonata di chiarimento, ma a tre giorni dall’accaduto ancora tutto tace”. Ad esprimere solidarietà Europa Verde Salerno, attraverso il portavoce Dario Barbirotti che chiede all’amministrazione di adoperarsi per la definizione della fine lavori della palestra, garantendo una tempestiva e trasparente comunicazione dando priorità alla tutela dei diritti delle persone con disabilità, che individui una struttura sostituiva per il periodo dei lavori. “Europa Verde Salerno rimane disponibile al dialogo e pronta a collaborare per individuare soluzioni rapide ed efficaci a favore della comunità sportiva e delle persone con disabilità del territorio”, ha detto il portavoce Dario Barbirotti nel suo appello.





