A San Severino si costruisca la svolta - Le Cronache Provincia
Provincia Mercato San Severino

A San Severino si costruisca la svolta

A San Severino si costruisca la svolta

Giovanni Nigro

Caro Direttore, le scrivo in merito ad alcuni articoli che nei giorni scorsi hanno focalizzato il dibattito sulla partecipazione politica a Mercato S. Severino, in vista del cambio della guardia che da qui a due anni interesserà la comunità medesima. L’amico dott. Carmine Landi ha ben rappresentato nell’articolo dell’11 luglio scorso la meraviglia e lo stupore per la probabile esistenza di manovre sotterranee finalizzate alla costituzione di un ceto politico alternativo, in grado di esprimere un nuovo aggregato politico intorno ad una nuova figura di candidato sindaco. Ancora una volta sembra prevalere una logica molto lontana da quella che dovrebbe essere l’azione politica: non si cerca di aggregare referenti di tutte le categorie sociali, ma si agisce in maniera nascosta e segreta, con modalità tipiche delle camarille carbonare, per tentare coagulo intorno ad interessi specifici e non generali. Ho la sensazione che non si sia compreso un fatto essenziale dell’azione politica, nella quale il consenso non è scontato e dove il flottante dei voti liberi e non condizionati da interessi economici o da promesse elettorali, è molto superiore alla quota di consenso vincolata. È la solita vicenda un po’ nefasta di Mercato S. Severino, città soggiogata dalla sua storia, sempre dipanatasi tra la componente mercantile e la componente feudale, fattori che emergono dal nome stesso della città: da una parte la tutela di certi interessi mercantili e dall’altra il servilismo e l’asservimento ideologico e culturale. Rimane evidente che sia una Città che ha bisogno di ben altro per cambiare: nelle diverse discussioni con l’amico Carmine Landi abbiamo condiviso il fatto che il lavoro attuale deve essere “pre-politico”, teso alla ricerca ed alla determinazione di quelle condizioni di partecipazione democratica che sono essenziali alla vita di una comunità. Ha ragione il mio amico dott. Salvatore Marrazzo, che nell’articolo del 12 luglio scorso, sul suo giornale, ha affermato che la politica non “è un trastullo e non è gozzoviglia mercantile” e che la cultura non è “intrattenimento e spettacolo, ma lavoro faticoso e costante”, per la qual cosa Marrazzo ha sostenuto che la politica non “chiede uomini speciali ma uomini che sappiano esprimere uno sguardo d’insieme con abnegazione assoluta”. Io concordo pienamente con queste affermazioni perché i temi di una comunità che voglia dirsi tali sono tre: corretto funzionamento istituzionale, armonia dei servizi sanitari e presenza di una forte componente culturale. E fra le tre il grande assente è la cultura: oggi tutte le amministrazioni locali, nessuna esclusa, si muovono nello schema classico del panem et circenses, perché hanno ben compreso che i cittadini, ormai plebeizzati, vanno tenuti in coma farmacologico con feste, sagre e musica di bassa lega: l’essenziale è fornire, quindi, “pastura alle voglie impudiche” delle persone, tanto per usare la grammatica di Ludovico Muratori. Mi auguro che i candidati che si presenteranno tra due anni alla guida della Città abbiano compreso che la politica non può essere mera amministrazione di quelle poche risorse messe a disposizione, ma che abbiano dentro di loro una visione dettata dall’etica del mandato: abbiamo bisogno di partecipazione, di cultura vera, di pensiero organizzato sui temi della modernità: non si dimentichi quello che è avvenuto nel 2017, quando una delle componenti politiche subì un’inopinata sconfitta da parte delle liste del Sindaco attuale, perché si ricrearono le condizioni di quella “connessione sentimentale” con gli elettori, che Gramsci prospettò come l’unica capace di attrarre vero consenso ed interpretare lo spirito di una comunità. –