Michelangelo Russo
L’inchiesta della Procura di Milano sulle sconsiderate scelte urbanistiche del Comune, così come appaiono dalle notizie mediatiche, è in realtà un problema più vasto del circuito meneghino. Il processo coinvolge un modello di sviluppo che è diventato appannaggio di diverse altre amministrazioni di centrosinistra, che hanno cercato il consenso elettorale attraverso una oggettiva confluenza di interessi tra potere politico e cordate imprenditoriali centrate sulla cementificazione. Da tempo, per ciò che riguarda Salerno, si sono levate più voci su questo giornale contro la “rigenerazione urbana” che si è tradotta spesso nello sviluppo del mattone a tutto campo, a dispetto della decrescita demografica della città e del territorio. La verticalizzazione del profilo urbanistico di Salerno è stata una scelta precisa del blocco di potere che da decenni (troppi) immobilizza nel mattone le prospettive del territorio. La città commerciale è in assoluta decadenza; il centro città langue in una proliferazione di negozietti, spesso gestiti da immigrati, che vendono la stessa paccottiglia. L’immobilità assoluta affligge i possibili poli di sviluppo culturale. Manca un museo per l’immenso patrimonio storico-artistico della città e della Costiera Amalfitana. Non c’è spazio né fondi per la cura dei monumenti cittadini, sovente aggrediti dalla speculazione dei soliti costruttori. Si ottengono 20 milioni di euro per un fantomatico Parco di Fratte, con i soliti bar e ristoranti, e piste per sport più o meno inventati; con la stessa cifra si poteva recuperare il vecchio Tribunale in rovina, al centro della città, trasformandolo in polo culturale attrattivo e rivitalizzando, così, il centro città. Nulla di questo. Misteriosi e sospetti rimangono i disegni politici sullo storico edificio della Giustizia, in cui è passata la storia di Salerno. Milioni di euro, a centinaia, vengono ipotecati per fare l’immagine nuova di Salerno sul modello di Cannes, secondo uno slogan caro al Governatore. E’ una reclame buona per i creduloni che non hanno mai visto la Costa Azzurra. Certo che il mare di Salerno è diventato più azzurro con la nuova spiaggia di Pastena. E’ la polvere del pietrisco con cui è stata sostituita la spiaggia di sabbia naturale che c’era prima. E non si può dire che un problema di violazione dell’art. 734 c.p. (alterazione di bellezze naturali) non ci possa essere. Lo scandalo della spiaggia del Poetto a Cagliari, venti anni fa, configurò il reato di cui all’art. 734 c.p.; e non si trattava di sostituzione della sabbia naturale con pietrisco di cava, ma semplicemente di sostituzione della sabbia naturale, chiarissima, con sabbia, pure di mare, ma semplicemente più scura. Eppure, l’art. 734 c.p. è valido in tutto il territorio nazionale. L’immagine del bagnino, che per infilare l’asta dell’ombrellone, ricorre a una trivella a mano per forare la nuova sabbia cementizia di Pastena ha fatto ridere tutto il mondo del web nazionale. Ma c’è poco da ridere; il sistema di “riconversione urbana” di Salerno presenta inquietanti similitudini con la crescita incontrollata della filiera del mattone che pare essersi impadronita di Milano. A partire da certi nomi di archistar. L’architetto Stefano Boeri, che rientra per la seconda volta nelle inchieste di Milano, è l’autore del progetto preliminare del Masterplan Salerno Sud, per la “riqualificazione ambientale del contesto urbano e paesaggistico”. Con una gettata di tonnellate a migliaia di massi a mare fino ad Agropoli, con il dichiarato scopo di fermare l’erosione marina. Quali montagne saranno sventrate per ricavare i massi? Quanto cemento sarà fornito dalle influenti cordate dei cementieri e dei titolari di cave? Quanto è veramente necessaria questa devastazione del paesaggio, fatta passare come riqualificazione nel solito e ammuffito ritornello della Salerno più “superba e più grande di pria”? Certo è che l’inchiesta milanese, bollata da Crosetto come prova della volontà dei Giudici di sostituirsi al legislatore, aprirà forse nuove chiavi di lettura a chi, da tempo, si stava interrogando sui retroscena della politica della riqualificazione urbana del tipo milanese. E sulla politica dello sviluppo fondata tutta sulla filiera del cemento stile meneghino, a scapito di una rivitalizzazione effettiva dei centri urbani.





