Sistema Cilento e delitto Vassallo - Le Cronache Ultimora
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Sistema Cilento e delitto Vassallo

Sistema Cilento e delitto Vassallo

Antonio Manzo

Tra “Sistema Cilento e delitto Vassallo” si svolge il gioco mediatico -giudiziario tra politici, magistrati, giornalisti, osservatori che affossa le verità su due vicende che appaiono correlate e che invece non lo sono, almeno al momento. E così, mentre continua a svolgere il suo lavoro il Comitato della Commissione parlamentare Antimafia sul “Sistema Cilento con particolare riguardo all’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo” (è questa la dizione esatta dell’organo parlamentare) meritoriamente presieduto dal deputato Pino Bicchielli, c’è l’ultima e più recente audizione dell’ex procuratore della Repubblica di Salerno, Giuseppe Borrelli, naturalmente secretata dopo un’ora e mezzo di analisi sull’argomento al centro del lavoro della Commissione Parlamentare è secretata. Sono solo immaginabili le difficolta dell’ex procuratore di Salerno, rigorosamente legato ad una giurisdizione non teatralizzata ma fondata su prove e processi, senza alcuna trasgressione sociologica nella formulazione delle accuse. Il lavoro della Commissione Antimafia continua tra il segreto sul Sistema Cilento che sarebbe stato cause scatenante dell’isolamento politico di Angelo Vassallo, fino alla pubblicità della crime stories infinita del sindaco di Acciaroli ucciso 15 anni fa. Per come sta andando avanti il lavoro della Commissione c’è materia di indagine specialistica per il professore Claudio Giostra dell’Università Cattolica di Milano che ha studiato il processo fra mediaticità ed immediatezza, tanto risultano collegati i due argomenti già esplicitamente connotati d un presunto collegamento tra un indefinito sistema di potere politico clientelare e l’omicidio del sindaco. Il caso del Sistema Cilento collegato al delitto Vassallo è un caso tipico della più recente distorsione nel processo giurisdizionale che seleziona i dati su cui fondare la decisione; il processo mediatico, quello intorno al Sistema di Potere Cilento persino allargato strumentalmente al sistema Cilento per evidenti interesse politico che racconta fatti di malgoverno da utilizzare per far maturare nell’opinione pubblica un contorno di colpevolezza per condannati senza processo ma con il convincimento populista del tutti ladri. Tutto intramato, i due argomenti salernitani, dalla logica accusatoria tout court (il Sistema Cilento) ancora non al centro di una inchiesta penale se non per spezzoni investigativi che ricondurrebbero ad un unicum, quella dell’altro (il delitto Vassallo) con, logica inquisitoria sul delitto, a 15 anni di distanza con ancora indagini su esecutori e mandanti, oltre che movente specifico. Nel primo , valgono l’intuizione, il buon senso, l’emotività su fatti criminali di disamministrazione con il codice dell’apparenza della mediaticità. E prima ancora che l’accusa diventi materia nella immediatezza certa dei fatti penalmente rilevanti. Va sempre più prendendo piede, infatti, la tendenza a scimmiottare liturgie e terminologie della giustizia ordinaria, riproducendone alcune cadenze procedurali, nelle indagini sia sul Sistema Cilento che nel delitto Vassallo, che “pantografano” una sorta d’indagine giudiziaria per presentare all’opinione pubblica i risultati di questa messa in scena in “aula mediatica” che si costituisce come foro alternativo. In effetti, le suggestioni, le possibilità di confusione e di commistione non sono poche, perché entrambe queste attività – quella del giudice ordinario sul Sistema di potere Cilento e quella dell’operatore dell’informazione che allestisce la mimesi giudiziaria tendono al medesimo fine, cioè a ricostruire un accadimento passato attraverso tracce, testimonianze, dichiarazioni, cose del presente. Però bisogna cercare di tenere sempre ben distinti i due fenomeni (sistema Cilento e delitto Vassallo), perché sono sostanzialmente diversissimi: il processo giurisdizionale ha un luogo deputato, il processo mediatico nessun luogo; l’uno ha un itinerario scandito, l’altro nessun ordine; l’uno un tempo (finisce con il giudicato), l’altro nessuno con tempi aperti solo a propiziare, e spesso indurre, un convincimento collettivo sulle responsabilità di fatti penalmente rilevanti. Nel primo, il delitto Vassallo, dovrebbe consegnare al giudizio dei soggetti istituzionalmente deputati ad amministrare giustizia; nel secondo, Sistema Cilento, consegnandolo alla esecrazione della “folla” mediatica, immediatamente mediatica, con la causa primaria di favorire una informazione-spettacolo, che tende a presentare i fatti in forma personalistica e sensazionalistica, sovente con grave adulterazione del valore di taluni atti o momenti dell’accertamento giurisdizionale, bisognoso invece di una accorta mediazione tecnica quando essi vengono valutati nell’indagine E’ solo il movente del traffico di droga per l’estate di Acciaroli a decidere di ammazzare il sindaco Vassallo? O, piuttosto, non conviene di indagare scupolosamente sulle carte ed i fascicoli che aveva accumulato il sindaco Vassallo e aveva meticolosamente sistemato nell’auto dell’omicidio sotto il sedile sinistro, data la delicatezza dello scandalo che lui stesso aveva sollevato sulle opere pubbliche della Provincia a quel tempo gestite dall’allora assessore Franco Alfieri? Quando vengono offerti nel processo penale mille dati sfilacciati e asincroni, disordinati fotogrammi del delitto eccellente di un sindaco, senza spiegare come sono tra loro legati, che cosa significhino, perché non si vuole o non si sa spiegarlo, di certo gli interessi politici che stanno dietro al segreto non sono sconfitti; anzi, forse sono tutelati in altro modo. Le innumerevoli informazioni sul delitto Vassallo casualmente affastellate creano soltanto l’illusione di avere un’adeguata comprensione dell’omicidio. La collettività, attraversata dal gioco vorticoso delle notizie, satura di informazione, ma povera di conoscenza, assuefatta e stanca, dimentica e distratta, finirà per rinunciare ad esercitare qualsiasi discernimento critico. Come recentemente accaduto con le indagini che, dopo 15 anni, hanno portato in carcere un alto ufficiale dei Carabinieri, indagini meticolosamente ed ineditamente giudicate nel merito dai giudici della Corte di Cassazione ma che costituiscono ancora materia per il rinvio a giudicio chiesto di giudici salernitani. «La memoria, che è suscettibile e a cui non piace essere colta in fallo – scriveva Josè Saramago – tende a riempire le dimenticanze con creazioni di realtà spurie». Nell’indagine Vassallo un falso ricordo viene indotto da certe ricostruzioni mediatiche o dalle incalzanti suggestioni di chi è deputato a cercare la verità, ma spesso è sopraffatto dall’urgenza di trovare un colpevole. Nel Sistema Cilento come nel delitto Vassallo.