Giù le mani da Carlo Acutis - Le Cronache Attualità
Attualità

Giù le mani da Carlo Acutis

Giù le mani da Carlo Acutis

di Vito Rizz

o Qualche settimana fa Andrea Grillo, docente di Teologia dei sacramenti e Filosofia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma e all’Istituto di Liturgia Pastorale Santa Giustina di Padova, ha lanciato una campagna sulla “inadeguatezza” della Teologia eucaristica del prossimo santo Carlo Acutis. A suo dire, nella sensibilità mostrata da Carlo quando era in vita «Il vero cuore della eucaristia, la unità tra corpo sacramentale e corpo ecclesiale, è cancellata e dimenticata». Viene da chiedersi: perché tanta approssimazione? perché tanto livore? perché una lettura così faziosamente parziale della spiritualità di Carlo Acutis? Il teologo sembra voler cedere lo spazio al polemista, alla ricerca spasmodica di like e di followers, anche a dispetto del rispetto al Magistero ufficiale a cui pure un docente di facoltà teologiche dovrebbe rispondere. Il suo ragionamento più che da un “et et”, sembra ispirato ad un “aut aut”. Sembra voler imbrigliare Dio, nel suo Mistero più grande, in una razionalizzazione teologica che rimane ancorata alle aule accademiche e ai testi di teologia sistematica (magari i suoi…). Dovrebbe chiarire perché la presenza viva e vera di Cristo nell’Eucaristia, oltre che rivelare la dimensione comunionale del sacrificio di Cristo, non possa, nel corso della storia, anche rivelarsi con segni visibili in grado di parlare anche attraverso esperienze sensibili. Ferma restando la pienezza spirituale dell’Eucaristia perché negare che Dio abbia voluto rendere intellegibile questa esperienza anche attraverso segni tangibili, visibili, esperibili? In fondo è questo quello a cui il giovane Carlo guardava non per rafforzare la sua personale esperienza di fede ma più semplicemente per parlare il linguaggio del mondo. Parlare dei Miracoli Eucaristici non è una “distrazione” ma un annuncio. Carlo voleva invitare a credere in Gesù e ha accettato la sfida di quanti sono orfani della fede: ha scelto la strada della testimonianza storica, dell’evidenza scientifica, dei parametri di verifica razionalistici. È questo che rende questa bella intuizione di Carlo una testimonianza viva, che continua nel tempo, e di fronte alla quale anche i più scettici, giovani e meno giovani, credenti e non credenti, non possono non lasciarsi interrogare. Ecco la profonda attualità di Carlo Acutis: Carlo ha pensato ai farisei, agli scribi, ai non credenti del nostro tempo. Come convincerli che Gesù è realmente presente nella materia eucaristica: il pane e il vino che si fanno corpo e sangue di Gesù, che diventano Gesù pur restando visibilmente pane e vino ma nella sostanza diventano altro. Come farlo capire a chi non ha il dono della fede? Come farebbe Gesù? Carlo non riusciva ad accettare passivamente l’idea che gli stadi fossero sempre pieni per i concerti o per le partite e invece non ci fosse la stessa fila per affollare le Chiese dove era presente Gesù. La voglia di condividere questa grande bellezza, questa grande opportunità, di comprendere la gioia che ciascuno di noi rischia di perdere con indifferenza, così abituati come siamo a dare tutto per scontato. [Cf V.Rizzo, Carlo Acutis. L’Apostolo dei Millennials, Punto Famiglia, Angri (SA) 2020, 71-72]. Lo scopo della mostra non è “propagandistico” ma è un invito a fare esperienza di incontro con Cristo, a fare esperienza di comunione ecclesiale, a fare esperienza del Mistero più grande che si lascia “toccare” e che tocca nell’intimo il cuore. L’impressione è che da parte di alcuni si faccia fatica ad accettare che la sanità, come ci ha ricordato anche Papa Francesco nella Gaudete et exsultate, possa avere il volto di un giovane della porta accanto: «Ogni santo è una missione; è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo» (GE 19). Perciò, rispondendo ancora con le parole di Papa Francesco, «Per riconoscere quale sia quella parola che il Signore vuole dire mediante un santo, non conviene soffermarsi sui particolari, perché lì possono esserci anche errori e cadute. Non tutto quello che dice un santo è pienamente fedele al Vangelo, non tutto quello che fa è autentico e perfetto. Ciò che bisogna contemplare è l’insieme della sua vita, il suo intero cammino di santificazione, quella figura che riflette qualcosa di Gesù Cristo e che emerge quando si riesce a comporre il senso della totalità della sua persona» (GE 22). Carlo Acutis, prossimo santo, con la semplicità e (forse) l’inadeguatezza di un ragazzino, é un esempio di come si possa amare Gesù e amare il prossimo, senza se e senza ma. Forse è questo che ad alcuni fa tremendamente paura…