Il deputato dem replica a Gravina, innervosito dalla sua proposta di un’indagine del parlamento sulla giustizia sportiva.
Mi viene da dire che ho fatto bene ed è interessante il tema. Perché se ci sono delle reazioni così ‘reattive’ in pochi istanti significa che è giusto fare quello che io ho proposto, ovvero una indagine conoscitiva”. Così a LaPresse il responsabile nazio- nale Sport del Pd, Mauro Ber- ruto, che ha chiesto l’apertura di una indagine conoscitiva sul tema della giustizia sportiva, provocando la replica di alcuni presidenti federali, tra cui il nu- mero uno della Figc, Gabriele Gravina. “Tengo a sottolineare che non è che mandiamo i cara- binieri nelle sedi delle Federa- zioni, l’indagine conoscitiva è una indagine. Convoca tutti i soggetti interessati, da quelli istituzionali a quelli diretta- mente coinvolti, quindi i presi- denti federali, i giudici, i procuratori, le associazioni di atleti e tutti coloro che hanno ruolo in quel modello che ogget- tivamente è un po’ curioso. Ho chiesto anche di confrontarlo con modelli stranieri. In Italia il modello è che i presidenti fede- rali nominino i giudici che po- tenzialmente sarebbero chiamati a giudicarli. Non entro nel merito se sia giusto o sba- gliato, quando quel modello è stato inaugurato evidentemente aveva un senso. Io dico solo che sono passati un po’ di anni”, ha aggiunto. “Il Parlamento con- voca e apre un’indagine che ascolta tutti coloro che hanno ruolo in questa partita. La com- missione si prende un paio di
mesi per chiudere i lavori dopo il ciclo di audizione e produce un documento che dice che questo modello è perfetto, disastroso o miglio- rabile. Che cosa allora preoc- cupa così tanto i presidenti federali che hanno risposto in questa maniera?”, si chiede Berruto. “Processi sommari? Ho vissuto 30 anni nel mondo dello sport. Sfido chiunque, di qualunque federazione, a dire che non sia successo in al- cune occasioni quello che ho detto. Credo di non essere l’unico che sa e che ha avuto sentore di un modo di usare la giustizia sportiva che è quello che dico, che viene utilizzata a livello di governance per defi- nire degli equilibri. Il sasso nello stagno l’ho buttato, se invece l’indagine conoscitiva dirà che è tutto perfetto, an- diamo avanti così”, ha con- cluso.
“Sono felice di aver eviden- ziato un tema che muove delle reazioni, altrimenti sa- rebbe caduto nel nulla – pro- segue Berruto -. Ai presidenti rispondo semplicemente che io ho chiesto un’indagine co- noscitiva, cioè che nella casa della democrazia, il Parla- mento, vengano convocati tutti gli stakeholder – quindi presidenti federali, giudici, procuratori, associazioni di atleti, allenatori, dirigenti – per studiare un modello, quello della giustizia sportiva italiana; magari, e lo dico in virtù anche delle mie espe- rienze sportive trascorse, per confrontarlo con modelli di altri paesi; per capire se è per- fetto, se è migliorabile o se è da riformare completamente. Ma questo lo fa il Parlamento. Non ho mandato i carabinieri nelle sedi delle federazioni. Mio nonno diceva ‘male non fare, paura non avere'”. Sul tema a giorni sarà formato un tavolo tecnico con la parteci- pazione del Ministero per lo Sport e i Giovani, il Coni e il Cip: “Un’indagine conoscitiva può aiutare chiunque desi- deri affrontare il tema per avere strumenti più efficaci di valutazione. Da tecnico pas- savo la settimana ad allenare per poi andare ad affrontare la partita: l’indagine serve per raccogliere informazioni, confrontare i modelli e stu- diarli. Ed eventualmente anche la conclusione del la- voro non è una norma, non prelude necessariamente ad un intervento normativo. Offre solo un orientamento sulla base della conoscenza dei fatti”.





