Antonio Manzo
Dalla devastazione ambientale a colpi di tritolo alla scomparsa della pineta mediterranea, a colpi di abbattimenti del verde, da Marina di Camerota alla foce del Mingardo. È l’ultima aggressione al territorio del parco del Cilento con la distruzione della pieta mediterranea di Pini d’Aleppo che arriva dopo la clamorosa azione di distruzione della costa con falesia. Un danno ambientale del tritolo sulla falesia che ora, per il momento, vede solo il sindaco Mario Peppe Scarpitta a processo per danno ambientale rinviato ad ottobre, in attesa delle parole della Soprintendenza all’epoca del tritolo beffata anche con bugie istituzionali. Ora l’abbattimento della pineta mediterranea sarebbe dovuta, secondo l’ordinanza del comune, alla preoccupazione degli incendi che potrebbero svilupparsi data anche le condizioni climatiche con inedite temperatura di caldo. C’è una relazione di servizio del comandante della polizia municipale per cedimento e rottura rami di pini d’Aleppo in zona Parco del Cilento sul rischio incendi nella pineta di Cala del Cefalo. A Marina di Camerota intendono correre ai ripari per salvare il territorio dalla distruzione ambientale, dopo l‘arrivo del reparto carabinieri del Parco del Cilento, ora c’è un nuovo abuso sulla spiaggia con la costruzione di un albergo sulla spiaggia già sequestrato con i lavori in corso nonostante i sigilli prima rimossi e poi rimessi dalla Guardia Forestale. Un albergo Costa Rei Camerota e la realizzazione di un nuovo Lido su una delle spiagge più belle di Marina di Camerota era illegittima perché l’ingegnere Vincenzo Matrone ha inoltrato al Suap Cilento (dott. Antonio Santoro) una integrazione Scia per il rinnovo della concessione demaniale marittima ex villaggio alberghiero Willy’s, per conto della Gest Real Estat. A Camerota non c’è il Piano spiaggia , né il Puc (piano urbanistico comunale) nelle mani di un progettista che tarderebbe a presentarlo. E così la procura della Repubblica di Vallo della Lucania sequestra il villaggio turistico senza autorizzazione mentre è ancora in corso la costruzione del mostro di cemento nell’ex proprietà Crocco ad opera di un gioielliere napoletano colpito da improvvisa ricchezza, secondo una relazione del Gico della Guardia di Finanza. Tutto avviene sotto gli occhi di tutti. A differenza del villaggio turistico in fase di realizzazione sottoposto a sequestro preventivo “d’urgenza”, a pochi passi dalla linea di costa, il mostro di cemento è ancora lì a fronte della realizzazione illecita di 66 unità immobiliari, in cemento armato, oltre in centro commerciale e un parcheggio. Un affare immobiliare della Gest Real Estat che a Camerota ha fatto rivivere la storia di “Guzzolandia”, una costruzione degli anni Novanta a Monte di Luma dove ora il cemento sta costruendo un altro paese con case abusive. ”Guzzolandia”, dell’ex candidato a sindaco di Camerota, aspetta di essere inserito nel nuovo Puc (Piano Urbanistico comunale) in attesa anche della denominazione toponomastica della nuova area parcheggio che dovrebbe essere intitolata alla bellezza naturale demolita dal tritolo o ad un politico cilentano molto tattivo in zona ma che aspira all’autonomia differenziata di marca Lega. Procedura molto più lunga che farebbe tardare anche l’approvazione del Puc. Che vi sia una stretta relazione fra amministrazione di Camerota e disastro non solo ambientale è confermato dalle parole scritte dai giudici nelle motivazioni della sentenza che nel processo Kamaraton condannò gli ex sindaci di Camerota a 13 e 16 anni di reclusione, e diversi amministratori e funzionari del Comune. una gestione amministrativa definita dai giudici come “para-privatistica”, orientata sistematicamente alla soddisfazione di interessi personali piuttosto che all’interesse pubblico. L’inchiesta nacque dall’irregolare gestione dei tributi locali, in particolare della Tosap, (capitolo tuttora aperto anche nella gestione Scarpitta) che svelò un sistema in cui le risorse pubbliche venivano utilizzate per foraggiare missioni politiche, coprire spese personali e ottenere benefici privati. Il Comune di Camerota è passato da una “troccolata” (come la definirono i giudici), alla dinastia teatrale “scarpettinana” cioè un caos organizzato, privo di regole favoritismi nella concessione di parcheggi, sponsorizzazioni fittizie e una sistematica spartizione degli appalti tra cooperative riconducibili agli amministratori o ai loro familiari. Da una troccolata alla tragedia scarpettiana, composta con parole che corrono più veloci dei fatti, con una sequenza spesso dimenticata da Dio e dagli uomini. Così come la gestione del porto contestata oggi come ieri quando le società partecipate del Comune, come “La Calanca s.r.l.” e “Marina Leon di Caprera s.r.l.” sarebbero state utilizzate come “bancomat” per sostenere spese personali o premiare elettori fidati. “La fedeltà in cambio di favori” con gli amministratori che, minacciavano di far cadere la giunta nel caso in cui le proprie richieste non fossero state esaudite. Le parole camminano di pari passo con i fatti.





