Coop dice no ai prodotti israeliani e Salerno aderisce - Le Cronache Attualità
Attualità Salerno

Coop dice no ai prodotti israeliani e Salerno aderisce

Coop dice no ai prodotti israeliani e Salerno aderisce

di Erika Noschese

 

 

La recente e significativa decisione di Coop Alleanza 3.0 di sospendere la vendita di prodotti israeliani nei suoi 350 supermercati, come gesto simbolico di solidarietà verso la popolazione palestinese, sta indubbiamente generando un ampio dibattito a livello nazionale. Questa iniziativa, che include anche la commercializzazione della “Gaza Cola” – un prodotto i cui proventi sono destinati a finanziare la ricostruzione di un ospedale nella Striscia di Gaza distrutto dai bombardamenti – segue un percorso già intrapreso da altre realtà del consorzio Coop Italia, come Unicoop Firenze.

Per comprendere appieno le implicazioni locali di questa scelta e il suo potenziale impatto sul tessuto economico e sociale del territorio salernitano, abbiamo deciso di approfondire la questione. A questo scopo, abbiamo incontrato Sergio Bisogni, il proprietario di due punti vendita Coop a Salerno, strategicamente situati in via Iannelli e in via Ventimiglia. Capiremo, così, come questa direttiva nazionale verrà implementata nei supermercati di Salerno e quali potrebbero essere le reazioni dei consumatori e dei fornitori locali. Con Bisogni, cercheremo di capire le sfide e le considerazioni dietro questa decisione, e come essa si inserisce nel più ampio contesto delle responsabilità sociali della sua azienda di riferimento.

L’iniziativa riguarda l’intero gruppo Coop Alleanza 3.0, a livello nazionale, ma le ricadute poi sono su ogni singolo punto vendita.

«Noi siamo affiliati al marchio Coop Alleanza 3.0, nato in Campania. La nostra piattaforma è gestita da Carinaro e dalla Puglia, da Tatò Paride, e con una certa frequenza, tramite un portale a nostra disposizione noi riceviamo tutte le comunicazioni aziendali. Attualmente non abbiamo avuto una vera e propria comunicazione da parte di Coop, forse per una questione di tempistiche. Diciamo che io ho appreso la notizia dai giornali. Poi mi sono informato a prescindere e ho approfondito un po’ il discorso, chiamando il responsabile Michele Clemente dell’ufficio marketing di LDS che gestisce il marketing di tutta la Coop in Campania. Gli ho chiesto maggiori informazioni e lui mi ha risposto che avevano avuto questa comunicazione, però non le avevano ancora girate ai punti vendita. In pratica quello che stiamo apprendendo adesso è che Coop ha ritirato dagli scaffali tutti i prodotti di origine israeliana. Una scelta fatta per dare un segnale di solidarietà. Infatti, hanno introdotto anche la Gaza Cola, un progetto nato proprio dalla striscia di Gaza: chi acquista questo prodotto consente, con i soldi ricavati, di favorire la costruzione di un ospedale sulla striscia di Gaza, nonché per dare degli aiuti umanitari. Questo è il gesto che Coop Alianza 3.0 ha voluto realizzare».

Di quanti prodotti stiamo parlando?

«Parliamo delle arachidi, poi della Salsa Tahina, prodotti interamente realizzati in Israele, e poi gli articoli del marchio Soda Stream. Questi ultimi li ha già tirati fuori dal mercato. Sicuramente smaltiremo quella che è la giacenza per una mera questione commerciale, perché non è che restituiamo i prodotti al fornitore, però non li andremo poi ad acquistare. Noi stiamo attendendo soltanto che la comunicazione sia efficace».

Ci sono molte critiche su questa scelta di Coop.

«Sì. Addirittura, si menzionava di tornare indietro fino ai tempi del fascismo. Però io la vedo come una buona iniziativa. Noi cerchiamo di seguire, proprio come affiliati di Coop, una linea generale a livello nazionale. Personalmente, come direttore di due punti vendita, mi piace come iniziativa e la farò, perché comunque è un gesto di solidarietà. Parliamoci chiaro: nel 2025 ancora si parla di guerre, ma stiamo scherzando? È una cosa assurda».

Non è sicuramente un gesto apocalittico, ma di tante gocce è fatto il mare.

«Presumo che un gesto, anche il più piccolo, lo debba fare ognuno di noi. Poi certo, sicuramente a livello commerciale loro vedono altri aspetti, perché comunque togliendo dall’Israele l’acquisizione di questi prodotti dai un segnale: la Coop è Italia; quindi, è come se loro vedessero un gesto fatto dall’Italia intera e non dalle singole persone».

Nel frattempo, non cambia il modo di fare la spesa per la clientela.

«Non essendoci una mole importante di prodotti, alla fine la differenza nel modo di fare la spesa del cliente non cambia. È vero che oggigiorno noi ci siamo adattati a nuove tendenze, tipo questa salsa Tahina, che è presente all’interno dei punti vendita. Oggigiorno, con tutte queste culture nuove, anche noi ci siamo in parte adattati. Lo vediamo, ad esempio, con prodotti come il tofu, la feta greca, o con tutte queste salse speziate. Però non è che vanno a intaccare quella che è la nostra alimentazione, il nostro approvvigionamento. Quanto alle arachidi, ad esempio: tante altre nazioni esportano questo prodotto. Quindi, a livello commerciale, penso che non creerà nessun disguido né a noi né alla nostra clientela. A livello di immagine, poi, ci sta che arrivino le diverse interpretazioni della cosa».

In che senso?

«Nel senso che ci sta chi la vede come gesto positivo e anzi, elogia chi ha avuto il coraggio di fare un’iniziativa simile e di fare un gesto pratico di solidarietà. Poi ci sta chi non ha avuto proprio il coraggio perché guarda, ovviamente, l’aspetto economico».

Pensate di limitarvi a questo o avete immaginato anche di fare qualcos’altro nei punti vendita?

«Fare qualcos’altro è un parolone. Più che altro ci possono arrivare delle direttive dall’alto, come in questo caso. Noi, così facendo, seguiremmo una linea. All’interno del punto vendita siamo già tanto impegnati a pensare alle strategie commerciali per combattere la concorrenza e per offrire al cliente un prodotto di qualità, oltre alla costante gestione del personale, per dirne un’altra. Quindi non ci andiamo a concentrare su queste dinamiche e queste situazioni. Come gesto, ad ogni modo, io lo condivido pienamente. Se tu domani mattina non ti comportassi bene nei miei confronti, ti direi: “Senti, so che sei un mio fornitore: ti caccio fuori”, punto. Perché semmai hai fatto male a un mio amico, ti sei comportato male con un mio parente. Ma sono esempi banali: in questo caso parliamo di una guerra, di persone innocenti che muoiono ogni giorno, bambini, donne. Non si scherza su questo».