di Andrea Pellegrino
«Non penso che si possa cambiare una legge (la Severino) in campagna elettorale». Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris commenta così la vicenda De Luca. «E’ una legge che ha degli elementi buoni e altri da modificare. Ma non penso che la modifica possa avvenire ora». Intanto Vincenzo De Luca, o meglio il suo legale (l’avvocato Antonio Brancaccio) prepara il memoriale da presentare alla Corte Costituzionale che dovrebbe calendarizzare la discussione sulla legge dopo il 7 aprile. Secondo indiscrezioni, De Luca porterebbe all’attenzione dei giudici della Consulta un caso pugliese. Qui a Fasano, il sindaco Lello Di Bari dopo essere stato sospeso per effetto di una sentenza di primo grado, è stato poi assolto successivamente. Tra l’altro lo stesso primo cittadino, non appellandosi al Tar, ha praticamente scontato l’intero periodo di sospensione previsto dalla legge Severino. Ma non solo. Al centro del ricorso di Vincenzo De Luca ci sarebbe la disparità tra sindaco e parlamentari, il primo soggetto all’applicazione della legge, il secondo no. A supporto invece della validità della legge Severino ci sono due sentenze del Tar che in sede cautelare non avrebbero sospeso gli effetti del provvedimento prefettizio nei confronti di amministratori pubblici. Il primo ad opera del Tar di Trento che, respingendo la sospensiva della “sospensione” del sindaco, evidenziò l’opportunità del provvedimento che rispondeva ai principi della legge Severino. Ma a supporto del Tar di Trento giunge anche quello dell’Abruzzo che respinge il reintegro di un altro sindaco. Due tribunali che contrariamente a quanto accaduto a Salerno (con De Luca) e Napoli (con de Magistris) hanno applicato in pieno la norma. In particolare il Tar dell’Abruzzo ha considerato valido il provvedimento emesso dal prefetto de L’Aquila nei confronti del sindaco di Poggio Picenze. A sostegno della tesi l’elezione del primo cittadino avvenuta successivamente all’approvazione della legge Severino. Una circostanza, questa, che potrebbe riguardare Vincenzo De Luca che se eletto presidente della Regione Campania – contrariamente a quanto avvenuto a Salerno – si troverebbe nella medesima condizione del sindaco di Poggio Picenze. Ma ci sarebbe anche un’altra sentenza sfavorevole a Vincenzo De Luca. Si tratta della pronuncia del Consiglio di Stato che ha respinto l’appello di un consigliere comunale raggiunto da provvedimento sospensivo per effetto della legge Severino per una condanna a quattro mesi per abuso d’ufficio. «E’ evidente – scrivono i giudici amministrativi – che la “sospensione” non possa dipendere, per sua stessa natura, che da una condanna non definitiva. Se invece la condanna edefinitiva, vi e la decadenza, non la sospensione. Se la legge numero 190/2012 avesse veramente inteso accomunare la sospensione e la decadenza nel riferimento alla condanna “definitiva” avrebbe fatto un non senso; si sarebbe trattato, in realta, della soppressione dell’istituto della “sospensione” e tanto valeva dirlo apertamente». «In barba ad una norma che non consente l’elezione, De Luca si candida lo stesso», il commento del consigliere comunale e provinciale di Ncd Roberto Celano. «Fin dal primo momento ho trovato aberrante la legge Severino. Ma ora è legge e va rispettata. Il presidente della Regione Calabria si è dimesso per rispettare la legge. Qui in Campania, invece, c’è un candidato che non vuole rispettarla».