Esposito: Il taglio dei canoni ha valore simbolico - Le Cronache Attualità
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Esposito: Il taglio dei canoni ha valore simbolico

Esposito: Il taglio dei canoni ha valore simbolico

di Erika Noschese

 

In un contesto di forti polemiche politiche e con l’avvicinarsi delle gare per le concessioni balneari, il ministro Matteo Salvini prepara una significativa riduzione dei canoni che lidi e stabilimenti balneari devono versare allo Stato. L’allegato tecnico al decreto attuativo del Salva-infrazioni, già bollinato dal Mef e in attesa del parere del Consiglio di Stato, prevede sconti che variano dal 40 al 50%. Contrariamente a un primo accordo con l’Unione Europea, che prevedeva un incremento del 10% per l’applicazione della direttiva Bolkestein, i nuovi canoni subiscono un taglio netto. Il decreto Salvini arriva in quello che si preannuncia come l’ultimo anno delle proroghe delle concessioni, con diversi Comuni che hanno già avviato le procedure per le gare. In questo scenario, abbiamo intervistato Raffaele Esposito, presidente di FIBA Confesercenti della Campania, per comprendere l’impatto di queste decisioni sul settore e le prospettive future per gli operatori balneari.

Ritiene che questa misura sia sufficiente a compensare le aziende del settore, in vista delle gare che scatteranno dopo il 2027?

«Assolutamente no. Il taglio dei canoni ha un valore più simbolico che strutturale e non rappresenta affatto una soluzione per gli attuali imprenditori balneari. Sebbene il decreto preveda una riduzione dei canoni a partire dal 2025, dopo lo sconto del 4,5% nel 2024, con l’intento di alleggerire il carico economico prima delle gare pubbliche del 2027, molte associazioni di categoria, compresa la nostra, hanno espresso insoddisfazione. Questa misura non è sufficiente a compensare le incertezze e le potenziali perdite legate alla fine delle proroghe automatiche e all’ingresso di nuovi concorrenti. Inoltre, il decreto limita gli indennizzi ai soli investimenti materiali effettuati negli ultimi cinque anni ed esclusi elementi come l’avviamento commerciale o il valore del marchio. Questo ha generato ulteriore malcontento tra gli operatori. Con l’incertezza normativa che perdura da anni, certamente più di cinque, sono pochissimi gli imprenditori balneari economicamente più strutturati ad aver investito in maniera corposa, non certo quelli a carattere familiare. In sintesi, il taglio dei canoni può essere visto come un gesto di accompagnamento alla transizione, ma difficilmente sarà percepito come una compensazione piena e soddisfacente da parte delle imprese del settore».

Quali sono le categorie e le aree che, secondo FIBA Confesercenti Campania, beneficeranno maggiormente o meno da questo taglio, e quali potrebbero essere le implicazioni per la competitività nel settore?

«Il taglio dell’affitto varierà in modo significativo in base alla categoria dell’impresa balneare e all’area geografica in cui opera. Anche se il testo del decreto non fornisce ancora una griglia dettagliata, abbiamo espresso preoccupazioni specifiche per le aree ad alta vocazione turistica come l’Isola di Ischia e alcune zone della provincia di Salerno, dove i costi di gestione sono più elevati e la pressione competitiva è maggiore. In queste aree, le imprese familiari e storiche potrebbero beneficiare di tagli più consistenti, proprio per tutelare chi ha investito nel tempo e ha contribuito alla valorizzazione del territorio. Tuttavia, temiamo che in assenza di criteri chiari e trasparenti, il meccanismo possa favorire nuovi soggetti con maggiore capacità finanziaria, a scapito degli attuali gestori. Le implicazioni per la competitività sono quindi doppie: positive se il taglio aiuta le piccole imprese a reggere l’urto delle gare pubbliche, negative se apre la porta a una concorrenza meno radicata nel territorio e potenzialmente meno attenta alla sostenibilità e alla legalità. Abbiamo inviato una nota a tutti i comuni chiedendo che nei bandi futuri venga valorizzato il rating di legalità e l’esperienza maturata dagli attuali concessionari, per evitare che il solo criterio economico determini l’assegnazione delle concessioni».

Per quanto riguarda gli indennizzi, la bozza del decreto attuativo riconosce solo una “equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni”, basata sul valore nominale iniziale e senza rimborsi sui beni non ancora ammortizzati, escludendo gli investimenti immateriali. Ritiene che questo meccanismo tuteli adeguatamente il valore aziendale e gli investimenti a lungo termine degli operatori balneari, specialmente in Campania?

«La bozza del decreto attuativo, così come delineata finora, non sembra offrire una tutela pienamente adeguata al valore aziendale complessivo degli operatori balneari, soprattutto in regioni come la Campania, dove molte imprese sono a conduzione familiare e hanno investito nel lungo periodo. Il meccanismo previsto si concentra su investimenti materiali effettuati negli ultimi cinque anni, calcolati al valore nominale iniziale, escludendo gli investimenti immateriali come il valore del marchio, l’avviamento commerciale o la reputazione aziendale, e senza rimborsi per beni già ammortizzati, anche se ancora funzionali e strategici per l’attività. Questo approccio rischia di penalizzare proprio quelle imprese che hanno costruito nel tempo un’identità forte e un legame con il territorio. In particolare, gli stabilimenti storici dell’area costiera campana, come quelli del Cilento o dell’Isola di Ischia, potrebbero vedere riconosciuto solo un valore parziale rispetto a quanto effettivamente investito e costruito.  Il governo ha dichiarato l’intenzione di difendere questa impostazione anche a Bruxelles, ma le pressioni europee per evitare vantaggi impropri ai concessionari uscenti stanno limitando i margini di manovra».

Quali sono le principali proposte o richieste che FIBA Confesercenti Campania intende portare avanti per migliorare il sistema degli indennizzi e garantire una transizione equa?

«Abbiamo espresso forti riserve sul meccanismo attuale degli indennizzi, ritenuto insufficiente a tutelare il valore reale delle imprese balneari, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti immateriali e la rivalutazione dei beni. Per questo motivo, abbiamo avanzato alcune proposte chiave per migliorare il sistema e garantire una transizione più equa. Chiediamo che venga introdotto un sistema di perizie asseverate per determinare il valore attuale delle imprese, tenendo conto non solo dei beni materiali, ma anche dell’avviamento, della reputazione e della storicità dell’attività. Sollecitiamo il riconoscimento di elementi come il marchio, la clientela fidelizzata e il know-how gestionale, che rappresentano una parte significativa del valore aziendale, soprattutto per le imprese storiche della Campania. Proponiamo che l’indennizzo venga corrisposto dal concessionario subentrante, ma solo a fronte di un valore certificato e con modalità di pagamento chiare e vincolanti, per evitare contenziosi e incertezze. Chiediamo infine che nei bandi futuri venga valorizzata l’esperienza pregressa, il rispetto delle normative ambientali e il legame con il territorio, per evitare che il solo criterio economico penalizzi chi ha investito nel lungo periodo. Sottolineiamo l’urgenza di un confronto strutturato con le istituzioni per evitare che il decreto, così com’è, finisca per “svendere” il patrimonio imprenditoriale costruito in decenni di attività».

Il decreto mira a “promuovere e tutelare l’intero comparto dell’economia e del turismo balneare italiano”. A suo parere, quali sfide specifiche potrebbero emergere per i balneari della Campania in seguito all’implementazione di questo decreto e come FIBA Confesercenti intende supportarli?

«L’implementazione del decreto potrebbe generare sfide particolarmente complesse per i balneari della Campania, a causa di fattori economici, ambientali e legati alla legalità. Abbiamo lanciato un allarme sulla possibilità che, con l’apertura delle gare pubbliche, soggetti legati alla criminalità organizzata tentino di entrare nel settore turistico-balneare, soprattutto in aree ad alta redditività come l’Isola di Ischia e la Costiera Salernitana. Problemi strutturali come l’erosione costiera e il rischio idrogeologico sono ancora poco considerati nel dibattito pubblico, ma rappresentano una minaccia concreta per la sostenibilità delle attività balneari. Infine, la transizione verso le nuove concessioni è percepita come opaca e frammentata. Molti operatori temono che i criteri di assegnazione non valorizzino adeguatamente l’esperienza e gli investimenti pregressi. Per affrontare queste sfide, proponiamo l’inclusione del rating di legalità nei bandi, per premiare le imprese virtuose e scoraggiare l’ingresso di soggetti opachi, e la valorizzazione delle competenze maturate, attraverso punteggi aggiuntivi per chi ha gestito in modo sostenibile e regolare le concessioni. Siamo impegnati in un presidio costante del territorio, con un dialogo attivo tra istituzioni, associazioni e forze dell’ordine per monitorare le fasi di transizione fino al 2027, e nella tutela delle imprese familiari, che hanno trasformato spiagge abbandonate in modelli di accoglienza e sostenibilità. Il problema non riguarda chi gestisce le spiagge, ma le modalità di gestione di un bene collettivo. FIBA si impegna quindi a garantire che il cambiamento non diventi un’occasione per svendere il patrimonio imprenditoriale costruito in decenni».