Augusto Lenza *
C’è un luogo in Campania dove il tempo sembra non scorrere, ma stratificarsi. Teggiano non è solo un borgo: è un intreccio di storia, arte sacra e fede popolare che sopravvive tra pietre antiche e architetture silenziose. Incastonata tra le colline del Vallo di Diano, questa cittadina medievale custodisce tesori nascosti dietro ogni portale e ogni navata: affreschi del Trecento, sculture gotiche, reliquie, cripte e castelli. Visitare Teggiano significa attraversare secoli a piedi nudi sull’anima. L’antica Diano è nel cuore del Parco del Cilento, Alburni e Vallo di Diano, adagiata su un colle che domina la valle. Città di pietra e di spirito, dove la storia si intreccia con la fede e l’impegno civile assume forme concrete e coraggiose. Un luogo in cui il passato non è mai solo memoria, ma presenza viva, come dimostrano le sue chiese, i suoi musei, le opere d’arte ancora presenti. Nella chiesa di Sant’Andrea ammiriamo il Trittico della Madonna col Bambino e Santi (1508). Sembra che sia l’opera più antica di Andrea Sabatini detto Andrea da Salerno. Il trittico mostra influenze della pittura umbra, in particolare di Perugino e Pinturicchio. Il Museo Diocesano “San Pietro” conserva due significativi dipinti: il primo è la Madonna del Latte, affresco staccato, databile alla fine del XIV secolo, attribuito ad un artista di scuola giottesca attivo nell’area campana. L’opera raffigura la Vergine che allatta il Bambino, un tema iconografico molto diffuso nel Medioevo per sottolineare l’umanità di Cristo e la maternità di Maria. Il secondo è una pala d’altare della Madonna del Rosario con i Misteri, risalente alla fine del XVI secolo. Questi dipinti arricchiscono il patrimonio artistico del museo, offrendo testimonianze preziose della devozione e dell’arte sacra nel territorio del Vallo di Diano. Figura carismatica e instancabile, don Andrea La Regina mi illustra i tesori della Cattedrale. Questo sacerdote è l’esempio vivo di chi ha saputo incarnare un cristianesimo concreto e militante, dedicando la sua vita a costruire reti di solidarietà. Uomo di profonda cultura teologica e sensibilità sociale, ha tradotto la dottrina della Chiesa in azione. A custodire l’anima profonda di Teggiano è soprattutto il culto di San Cono, giovane benedettino vissuto nel XIII secolo e venerato come patrono del paese. Nato a Diano nel 1236, entrò giovanissimo nel monastero di Santa Maria di Cadossa, dove condusse una vita di penitenza e preghiera fino alla morte precoce, avvenuta a soli vent’anni. La sua figura, segnata da una santità “giovane” e umile, ha attirato nei secoli la devozione di intere generazioni. Il suo culto si celebra con particolare solennità ogni 3 giugno, giorno della sua morte, con una festa che coinvolge tutta la comunità, tra processioni, messe solenni e momenti di aggregazione popolare. Il Monastero di Santa Maria di Cadossa a Montesano sulla Marcellana dove si rifugiò e dove morì il giovane Cono, da oltre un secolo è di proprietà privata, ma la famiglia ha mantenuto viva la tradizione religiosa, consentendo l’accesso ai pellegrini durante l’annuale pellegrinaggio in onore di San Cono, che si svolge la prima domenica di agosto. L’abbazia, risalente al X-XI secolo, è immersa in un contesto naturale suggestivo e rappresenta un importante sito storico e spirituale per la comunità locale. Le reliquie di San Cono sono custodite nella Cattedrale di Santa Maria Maggiore, cuore spirituale della città. Teggiano è anche una città-museo, in cui il tessuto urbano conserva intatta la sua impronta medievale. Le sue numerose chiese sono scrigni d’arte. Nella Cattedrale si notano due sarcofagi medievali in pietra locale, scolpiti con motivi floreali e simbolici e un pregevole ambone romanico di Melchionne da Montalbano e testimoniano gli scambi artistici e culturali della zona nel Medioevo. Un sarcofago finemente scolpito custodisce Enrico Sanseverino. Gran Connestabile del Regno di Napoli e figlio di Tommaso II Sanseverino, fondatore della Certosa di Padula, Enrico fu sepolto nel 1314 in questo bel monumento funebre attribuito allo scultore senese Tino da Camaino. La tomba, di grande pregio artistico, raffigura il conte dormiente in abiti cerimoniali, poggiato su un sarcofago ornato da immagini scolpite di apostoli. Lungo una delle navate si scorge la tomba di Stasio De Heustasio (1472), soldato originario di Diano, attribuita a Francesco da Sicignano. Rimasta vuota per secoli, attualmente accoglie le spoglie del primo vescovo di Teggiano, Mons. Valentino Vignone. Al lato dell’ingresso è sito invece il sarcofago di Orso Malavolta. Era il medico senese al servizio del Principe Antonello Sanseverino e del re di Napoli e la sua tomba, datata 1488, è in fastoso stile rinascimentale. Lo stemma della famiglia Malavolta è visibile nella parte superiore del monumento. Il Museo Diocesano raccoglie opere d’arte sacra, paramenti liturgici e arredi ecclesiastici provenienti dalle varie parrocchie del territorio, offrendo una panoramica preziosa sulla storia religiosa e artistica del Vallo. Camminare per le vie di Teggiano significa immergersi in un tempo sospeso, dove ogni pietra racconta storie di fede, di arte e di resistenza civile. La città, con il suo Castello Macchiaroli, le sue torri e i suoi palazzi nobiliari, continua a essere viva, grazie anche a iniziative culturali, rievocazioni storiche e una comunità profondamente legata alle proprie radici. E in questo tessuto di pietra e di fede, l’esempio di don Andrea La Regina e la luce di San Cono continuano a indicare una via di speranza e di giustizia, proprio come fanno da secoli le opere d’arte silenziose che popolano le mille chiese di Teggiano.
*Ambientalista e Storico dell’Arte





