Serra: Covid, ferita ancora aperta - Le Cronache
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Serra: Covid, ferita ancora aperta

Serra: Covid, ferita ancora aperta

di Arturo Calabrese

 

 

A distanza di anni dalla fine dell’emergenza sanitaria, il COVID-19 continua a influenzare la vita di migliaia di cittadini. Non si tratta solo di memoria storica o di un capitolo chiuso da archiviare. Le conseguenze sociali, sanitarie e umane di quella pandemia sono ancora qui. Dolorose. Invisibili, spesso. Ma reali. Interviene sul fatto la dottoressa Elvira Serra, medico specialista, che col marito, il dottor Salvatore Schettino responsabile nel periodo Covid 19 di Aggregazione Funzionale Territoriale, ha vissuto insieme ai pazienti un momento terribile della recente storia. La dottoressa dice la sua su un aspetto particolare di quella vicenda e cioè ciò che oggi vive chi è stato colpito, direttamente ed indirettamente, dalla malattia.

Liste d’attesa infinite: un sistema sanitario ancora in crisi…

«Una delle eredità più pesanti lasciate dal COVID è il collasso organizzativo del sistema sanitario. Le liste d’attesa per visite specialistiche, interventi e accertamenti sono diventate intollerabili. In molte regioni si attendono mesi, talvolta anni, per esami salvavita. Chi può, si rivolge al privato. Chi non può, rinuncia alle cure. Questo non è accettabile. La sanità pubblica deve tornare ad essere un diritto, non un lusso».

Il grande rimosso: il mancato riconoscimento dell’invalidità post-Covid…

«Il cosiddetto Long Covid colpisce migliaia di persone, che dopo l’infezione faticano a lavorare, concentrarsi, camminare o respirare normalmente. Eppure, in troppi casi, lo Stato non riconosce l’invalidità, neppure temporanea. Chi soffre è lasciato solo, senza tutela né ascolto. È il momento di affrontare questo vuoto normativo e dare dignità e protezione a chi porta nel corpo e nella mente i segni della pandemia».

I familiari e il dolore negato: nessun accesso ai documenti sanitari…

«C’è una ferita silenziosa, ma profonda, che riguarda i familiari delle vittime del Covid negli ospedali. Molti non hanno mai potuto salutare i propri cari. Ma peggio ancora, non possono accedere alle cartelle cliniche, alle informazioni, ai dati medici. Una barriera burocratica che diventa mancanza di rispetto per il dolore. Chiedere trasparenza non è cercare colpevoli: è cercare verità, giustizia, umanità».

In ultimo, una società che rimuove è una società che si ammala…

Non possiamo trattare il Covid come un brutto ricordo da dimenticare. È nostro dovere dare voce a chi è stato dimenticato, ascoltare le fragilità, rimettere al centro la salute come bene comune. Solo così quella crisi avrà lasciato qualcosa di buono: una nuova coscienza collettiva.