Settimana Santa: la tradizione delle Congreghe - Le Cronache Attualità
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Settimana Santa: la tradizione delle Congreghe

Settimana Santa: la tradizione delle Congreghe

di Don Pasquale Gargione

Come ogni anno, il Venerdì Santo, nel Monte Stella, si arricchisce della presenza delle Confraternite che, in divisa e con le antiche insegne, attraversano i paesi del Cilento antico, per adorare la presenza eucaristica di Gesù negli Altari della Reposizione.

Una tradizione centenaria che affonda le sue radici nel Cinquecento, quando iniziarono a sorgere le prime Confraternite, con scopi caritativi e cultuali. Le Confraternite sono un movimento laicale, che ha avuto nel corso del tempo uno sviluppo ma, contemporaneamente, anche una crisi. Nate per scopi caritativi e per sostenere indigenti, ammalati e per seppellire i defunti, lì dove lo stato sociale non era ancora consolidato, man mano che quest’ultimo ha iniziato a provvedere a queste cose, le Confraternite hanno mantenuto per lo più soltanto l’aspetto liturgico, come il canto e alcuni particolari riti, conservando il carattere penitenziale, espresso nella pratica dei battenti.

La Diocesi di Vallo della Lucania vanta la presenza di numerose Confraternite, circa 55, suddivise in gran parte tra l’area del Monte Stella e tra Vallo e dintorni. Le più caratteristiche si trovano sul Monte Stella, con i tradizionali riti del Venerdì Santo, che le rendono un unicum nel contesto religioso. Se, fino a qualche decennio fa, esse contavano sulla presenza di numerosi associati, purtroppo, ora, a causa di svariate problematiche, le Congreghe faticano a proseguire la loro missione.

In primo luogo, a causa dello spopolamento dei paesi, che colpisce il ricambio generazionale, ma anche per la perdita del senso di appartenenza e dell’identità cristiana, dovute all’indifferenza nei confronti della cultura religiosa e dei valori della tradizione, che colpisce per lo più i giovani e che mette a dura prova il mantenimento di queste antiche realtà. Purtroppo, alcune Confraternite hanno cessato la loro attività e altre, a causa di queste problematiche, ne sono uscite ridimensionate.

Tuttavia, in alcune di esse, non mancano segni di speranza: mettendo insieme nuove forze e creando iniziative più al passo con i tempi, stanno cercando di rinnovarsi e di guardare al futuro da una prospettiva diversa.

Quest’ultimo aspetto è di fondamentale importanza in quanto, se si vogliono tenere vive le tradizioni, pur conservando i legami con il passato, bisogna adeguarle al presente e, quindi, sapersi rinnovare. Un altro rischio è quello di cadere nell’aspetto folkloristico, soprattutto in questo tempo in cui viene meno il senso cristiano di alcune cose: una sfida importante è custodire le Congreghe nell’alveo della cristianità e di non ridurle ad associazioni oggetto di studi universitari e scientifici.

Ricordiamo che le Confraternite sono, soprattutto, associazioni laicali di uomini e donne che, spinti da un forte desiderio di seguire Cristo in una maniera più intensa, si associano per esprimere, nella fede e nella carità, la propria vocazione battesimale.

Come Ufficio Diocesano per la Pietà Popolare e per le Confraternite, siamo attenti alla cura pastorale delle Congreghe attraverso molteplici iniziative: ritiri spirituali, momenti di formazione, raduni ed eventi straordinari come la Peregrinatio dell’immagine di Maria Madre della Speranza e Regina delle Confraternite (svoltasi nella prima settimana dello scorso dicembre) ma, soprattutto, creando una rete che non faccia sentire isolate le singole Congreghe, rendendole parte di un’unica grande famiglia, che è la Chiesa. Negli anni scorsi, una rappresentanza delle nostre Confraternite diocesane ha partecipato ai raduni internazionali a Roma, sia con Papa Benedetto XVI sia con Papa Francesco.

Le Congreghe, nel Venerdì Santo, seguono il rito delle visite ai “Sepolcri”, ovvero agli Altari della Reposizione, dove vi è la presenza viva di Gesù Eucarestia, recandosi in pellegrinaggio, da un paese all’altro, per testimoniare, attraverso i canti, gli abiti e le preghiere, la passione, la morte e la resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Ogni Confraternita ha un suo colore particolare, che si rifà al proprio patrono (rosso per il Sacro Cuore di Gesù, per la Madonna del Rosario e per i martiri, azzurro per la Madonna del Rosario e per altri titoli mariani, marrone per la Madonna del Carmine nero per il Pio Monte dei Morti, giallo per il SS. Sacramento).

Alcune Congreghe conservano il rito penitenziale dei battenti; in chiesa si fanno vari giri (3, 6 o 9), durante i quali si canta il Miserere, che è il canto penitenziale per eccellenza, o i tradizionali canti eseguiti in maniera polifonica, a gruppi. Al termine, usciti dalla Chiesa, le Confraternite sono solite accogliere i cosiddetti “complimenti”: si accostano a dei tavolini predisposti dai parrocchiani che, in segno di ospitalità, offrono un piccolo buffet. Anche se viviamo in un’era social, fortemente globalizzata, custodire alcune tradizioni è davvero fondamentale, perché esse fanno parte del nostro patrimonio religioso e culturale e ci legano a chi ci ha preceduto e ci ha lasciato il bagaglio di una fede semplice e genuina che, ancora oggi, ha tanto da dirci e da insegnarci.

La speranza è che queste antiche realtà cristiane restino in vita e che possano essere riportate al loro valore originario, in modo da mettere sempre Cristo e la fede al centro di ogni loro attività, una fede testimoniata durante tutto l’anno, non solo nel Venerdì Santo attraverso il canto, accompagnata da uno stile di vita evangelico, che ogni confratello dovrebbe avere per parlare davvero all’uomo di oggi.