La 'ndrangheta alla conquista del Cilento - Le Cronache Ultimora
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La ‘ndrangheta alla conquista del Cilento

La ‘ndrangheta alla conquista del Cilento

Antonio Manzo

Arriva a Camerota un’azienda che in Calabria ha un grande impero nel settore delle pulizie. E’ la  Puliservice srl, ditta di Antonino Pirrello che spulciando gli atti dei processi della Direzione Distrettuale Antimafia  di Reggio Calabria sarebbe stata – secondo l’accusa – in presunti rapporti con il clan delle ‘ndrine calabresi Libri, De Stefano e Tengano.

Gli appalti

La ditta calabrese ha vinto presso il comune di Camerota, guidato dal sindaco Giuseppe Mario Scarpitta, due appalti per la pulizia degli uffici comunali di 31.105.12 euro  e quella per la pulizia del palazzetto dello sport di Marina di Camerota di 2.793,80 euro.  Il titolare della Puliservice figura in più informative della Dda di Reggio Calabria come quella del 20 giugno 2022 nella quale si evidenziava che tra i dipendenti della ditta figuravano sia il presunto boss Edoardo Mangiola, un uomo ritenuto «vicinissimo alla stessa cosca, come la figlia di un membro del clan condannato all’ergastolo. Il doppio appalto alla ditta reggina a Camerota è il segnale evidente delle infiltrazioni mafiose nel Cilento, in n piccolo comune ancor di più permeabile ad affari strani lontani per origine poco conosciuti agli stessi amministratori locali.

Acciaroli, il soggiorno obbligato di Franco Muto

La storia consegna esempi eclatanti di infiltrazioni mafiose fruttifere nel Cilento come quelle registrate nei quattro anni di soggiorno obbligato che dovette scontare il capo della cosca di Cetraro Franco Muto quando da Acciaroli irrobustì i suoi affari nel mercato ittico campano, con contatti con i clan Nuvoletta di Marano di Napoli e Mario Pepe di Nocera Inferiore. Di qui l’amicizia stretta con l’allora sindaco di Acciaroli, Angelo Vassallo, ucciso quindici anni fa. Muto gestì dalla “villeggiatura forzata” la distribuzione del pesce in alberghi, ristoranti e grande distribuzione dalla costa tirrenica al vallo di Diano anche con varie estorsioni ma poi diversificò le attività criminali in traffico e spaccio di droga nel Cilento, attività consegnata ai clan di camorra di Secondigliano e impegnò capitali nel settore immobiliare grazie a decisive complicità politico-amministrative.

E’ solo un capitolo delle infiltrazioni mafiose in comuni tranquilli della costa cilentani e fuori dal mirino investigativo fino al momento nel quale non  si mettono a fuoco i binocoli delle indagini che fanno apparire, dopo anni, i traffici criminali.

Le telefonate a Pirrello

 

Sempre dalla Calabria arriva il nuovo esempio di presunta infiltrazione a Camerota. Basta leggere il brogliaccio delle intercettazioni  telefoniche quando Antonino Pirrello diventa tale signor “Giovanni”.

Pirrello compare per la prima volta nei brogliacci dell’inchiesta “Malefix” nel corso di una conversazione tra il boss Totò Libri e il suo luogotenente Mangiola. I due parlano di un «non identificato imprenditore al quale avevano avanzato richieste di somme di denaro». Sulle prime l’intercettazione viene fraintesa e l’imprenditore viene indicato come “Giovanni”. È il riascolto del dialogo che permette alla polizia giudiziaria di aggiustare il tiro e di individuare in Pirello l’uomo misterioso. Diventa chiara anche la richiesta del clan: dal boss Filippo Chirico sarebbe arrivata una “imbasciata” dal carcere, «necessitava di 5mila euro da corrispondere ai suoi legali» per un ricorso in Cassazione. L’imprenditore – secondo i due “compari” che commentano i fatti – non è proprio entusiasta ma si organizza per assicurare una forma di sostegno economico. È soltanto uno dei segni della vicinanza tra il titolare della Puliservice srl di Antonino Pirrello.

Secondo il gip di Reggio Calabria «la cosca garantiva all’imprenditore una protezione “totale” e discreta, bloccando ogni tentativo di avvicinamento da parte di altri gruppi malavitosi che potessero intaccare la sua attività». «Gli ho detto – evidenzia Mangiola – io fino a ora, se mandano imbasciate, se mandano imbasciate, qualcuno parla di te, io e Totò interveniamo e blocchiamo a tutti e nessuno si deve permettere di parlare di te… ci sono tante cose che succedono e noi non veniamo neanche a dirtelo». La ricostruzione, per l’accusa, non consente «di inquadrare Pirrello come “vittima” delle pretese mafiose di carattere economico. Al contrario è evidente la sinallagmaticità dei rapporti con la ‘ndrangheta, dai quali l’imprenditore traeva vantaggi di carattere economico-imprenditoriale, garantendone altrettanti alla cosca con cui entrava in contatto stabilmente».

Antonello Pirrello, proprietario della Puliservice si impegnò «ad assumere anche il figlio del boss detenuto

L’arresto di Pirrello nell’inchiesta calabrese “Basso Profilo”, d’altra parte, preoccupava anche i vertici della cosca Libri che si dicevano pronti ad attivare «le loro “conoscenze”»  con la preoccupazione per la sorte delle sue aziende. «No, sai qual è il problema – diceva il presunto boss Mangiola – che non vorrei che gli togliessero gli appalti, capito, per l’antimafia, è questo il problema. Il problema più grosso è questo, capito? E certo gli possono scattare… se gli scatta la revoca dell’antimafia».

Pirrello racconta gli affari all’Antimafia

Ma gli affari di Puliservice crescevano. Nel 2020 ebbero l’appalto per le pulizie in Procura, oltre quello per la pulizia della Scuola Allievi Carabinieri a Reggio Calabria. Cresceva così la mole di affari della Puliservice.  Fu lo stesso Pirrello a raccontarlo agli inquirenti in un interrogatorio condotto dal pm Stefano Musolino. La società nel 2020 aveva tutti gli appalti in Calabria, anche qua all’interno degli uffici della Procura, di manutenzione. E poi gli uffici della Regione Calabria, Scuola Allievi carabinieri di Reggio Calabria; gli uffici di Inps, Inail, Equitalia, Tar; la sede Alitalia; la manutenzione degli impianti idrici ed elettrici degli uffici giudiziari della Corte d’Appello di Reggio Calabria e ancora facchinaggio e sanificazione della Questura di Reggio; l’Università Mediterranea; il ministero del Beni culturali; il Museo archeologico; la Commissione tributaria provinciale e regionale; gli uffici della Città metropolitana e del Comune di Reggio Calabria (palazzo Cedir).  Pirrello al pm antimafia raccontò i suoi affari disseminati in Calabria tanto da indurre la Dda reggina a considerare quell’impero delle pulizie costruito su fondamenta oscure, quelle di un patto con la ‘ndrangheta. Ora Pirrello scopre un piccolo comune cilentano. Appalto di poca roba ma di grande importanza per farsi conoscere nel Cilento e, magari, in Campania. A partire da Camerota.