di Erika Noschese Salerno si appresta ad accogliere, con sentimenti contrastanti, il trentanovesimo sbarco di migranti sulle sue coste, previsto per le ore 11 di questa mattina presso il molo Manfredi. La nave Aita Mari porterà con sé un totale di 108 persone, un gruppo eterogeneo composto, tra gli altri, da 78 uomini adulti non accompagnati e 10 donne adulte singole, di cui è ignoto, ad oggi, se siano o meno in stato interessante. Tra loro, vi sono anche cinque minori stranieri non accompagnati, quattro dei quali diciassettenni e un solo quindicenne. Solo su uno dei cinque si concentra una particolare attenzione, poiché sarà soltanto uno dei cinque minori a rimanere nel territorio salernitano, mentre per gli altri quattro si prospetta un trasferimento verso altre destinazioni. Le provenienze dei migranti sono variegate, spaziando dall’Africa all’Asia: Eritrea, Etiopia, Pakistan, Sudan, Egitto, Togo, Guinea Conakry, Camerun, Benin, Nigeria, Ghana e Niger sono le nazioni da cui queste persone intraprendono il loro difficile viaggio. La macchina amministrativa si è attivata già nella giornata di ieri, con una riunione urgente di coordinamento in Prefettura, finalizzata a stabilire il cronoprogramma delle operazioni di accoglienza per questo ennesimo arrivo nel porto di Salerno. Tuttavia, la logistica dell’accoglienza si presenta più complessa del solito a causa dell’avvio dei lavori di ampliamento della banchina presso il porto commerciale di Salerno: un cantiere che inevitabilmente introduce elementi di criticità nella gestione degli spazi. A ciò si aggiunge la concomitanza della potenziale visita, prevista anch’essa per la mattinata odierna, della commissione parlamentare d’inchiesta sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, che con ogni probabilità ufficializzerà l’intenzione di focalizzare la propria attenzione proprio all’interno del cruciale scalo commerciale di Salerno. Paola De Roberto, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Salerno, ha espresso con chiarezza le proprie preoccupazioni e il sentimento agrodolce che accompagna questi eventi: “Sono 108 i migranti in arrivo. La Prefettura ha avviato la macchina organizzativa, come Comune faremo l’affiancamento dando i mezzi di cui disponiamo per poter garantire un arrivo che sia senza problemi. Rimane il rammarico di non poter essere più la città dell’accoglienza che volevamo, questo perché le norme a livello nazionale ormai ci stanno portando sempre più a gestire delle emergenze, più che ad accogliere realmente persone. Questi arrivi provengono da varie zone, molte delle quali sono anche zone cosiddette non a rischio; quindi, molte delle persone che arriveranno è probabile che verranno espulse. Ma l’accoglienza deve essere accoglienza, anche perché la maggior parte di queste persone è passata dalla Libia e noi sappiamo che cosa significa passare dalla Libia”. L’assessore ha poi posto l’accento sulla vulnerabilità di alcune categorie in arrivo: “Ci sono donne, sicuramente saranno state vittime di violenza e non solo loro. La maggior parte è composta da ragazzi, quindi giovani di età massima 30-35 anni. Ci sono anche dei minori: sono pochi, per fortuna, parlo in particolare dei minori stranieri non accompagnati. Poi abbiamo delle famiglie. Insomma, rimane l’amarezza di un’accoglienza che non è quella che vorremmo nel rispetto dei diritti umanitari”. In particolare, la sorte dei quattro diciassettenni non accompagnati desta preoccupazione, poiché la loro imminente assegnazione ad altre sedi fa presagire, come sottolineato dall’assessore De Roberto, il rischio concreto di espulsione, in linea con le normative nazionali che tendono a considerare le provenienze come elemento discriminante nel processo di accoglienza e protezione. La permanenza del solo quindicenne a Salerno rappresenta una piccola eccezione in un quadro che, secondo le parole dell’assessore, evidenzia sempre più una gestione emergenziale piuttosto che una reale politica di accoglienza e integrazione.





