di Marta Naddei Si sono spinti fino all’estremo nell’indifferenza di tutti. Anche di chi, politico, era in quel palazzo a discutere di nomine di partecipate proprio nel mentre i 24 precari di Arechi multiservice erano sul balcone, minacciando di lanciarsi di sotto. E’ stata un’altra giornata di protesta per gli attualmente ex dipendenti dell’Arechi multiservice, il cui contratto a tempo determinato è scaduto lo scorso 31 dicembre senza però essere rinnovato. Ieri mattina, i 24 operai si sono recati a palazzo Sant’Agostino con l’intenzione di far sentire nuovamente la propria voce all’amministrazione provinciale ma, esattamente come accaduto lo scorso 30 dicembre, non c’era nessuno ad ascoltarli. Alcuni dei lavoratori sono riusciti a salire al secondo piano dell’edificio, prendendo possesso del balcone e piazzando lì i loro striscioni. Nessun politico, però, ha fatto la propria apparizione; nessuno ha affrontato i dipendenti dell’Arechi multiservice in attesa di notizie sulle decisioni che la politica intende prendere sul loro futuro. A quanto pare, infatti, dopo la sollecitazione della fine dell’anno da parte del presidente di Arechi multiservice ai vertici della Provincia – con cui si chiedevano chiarimenti sui provvedimenti da adottare, in particolare in relazione alla possibilità di intervenire su nuove assunzioni (in virtù di una delibera di maggio a firma dell’ex presidente Antonio Iannone) e su quella di effettuare operazioni oltre i 100mila euro (limite entro il quale dovrebbe mantenersi Feola, ndr) – nulla è più accaduto, se non la perdita del posto di lavoro di 24 persone. Allo stato attuale, sembra che – dietro il silenzio – la dirigenza (politica) di palazzo Sant’Agostino, dopo aver di fatto lasciato la patata bollente nelle mani di Marcello Feola, abbia deciso di dirottare la propria posizione su di un altro aspetto: non si possono fare altre assunzioni, a causa della famosa delibera datata maggio 2014 che interdice la stipula di nuovi contratti lavorativi in virtù della precarietà delle casse provinciali. Insomma, il tentativo – nonostante le dichiarazioni di solidarietà nei confronti dei lavoratori – sarebbe quello di spostare l’attenzione sul vecchio provvedimento adottato da Iannone e tirarsi fuori dalla bagarre. Nella serata di ieri, dopo una giornata trascorsa a protestare, si sono vissuti i momenti di maggior tensione: mentre nelle stanze della politica si discuteva delle future nomine delle partecipate della Provincia, alla presenza del presidente Giuseppe Canfora, i lavoratori hanno minacciato di lanciarsi nel vuoto, tanto che i vigili del fuoco hanno dovuto addirittura fare ricorso al telone di emergenza. Solo in tarda serata gli animi si sono placati e, nel silenzio, i 24 operai sono andati via.
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