Antonio Manzo
Il rettore Vincenzo Loia non ha digerito affatto la mancata proroga dell’incarico per i rettori italiani che li avrebbe “salvati” alla scadenza naturale del loro compito. Voleva, e volevano rimanere sulla poltrona per altri due anni. Il Governo ha detto no ma l’effetto proroga che non si è avuto ha lasciato il segno. La riprova è offerta dal decreto che lo stesso rettore a scadenza Vincenzo Loia ha emanato per prorogare il mandato del professore Gennaro Iorio, direttore del dipartimento di studi politici e sociali <fino al riequilibrio dei requisiti di numerosità dei docenti del dipartimento> ma senza darsi un tempo. È nella premessa del decreto di proroga illustrato nella relazione preliminare della dirigente Chiara Turco funzionario del Rettorato a scavalco presso la Fondazione Universitaria. Si tratta della Fondazione Universitaria, finita nel mirino del dramma dei giovani feriti da un albero caduto nel campus dell’ateneo, che Vincenzo Loia da anni ha inteso affidare alla guida del docente universitario pensionato Antonio Piccolo (alla sua pensione aggiunge, per l’incarico, una indennità annua di 38 mila euro lordi). Lo stesso decreto di proroga vale per la prosecuzione del mandato del direttore vicario Maria Prosperina Vitale. Nello stesso decreto di proroga non c’è nessuna motivazione nella premessa né quanto dovrebbe aumentare il numero dei docenti. Ora il decreto dovrebbe essere ratificato dal Senato Accademico che dovrà terminare la sua competenza, insieme al consiglio di amministrazione, le cui liste per il rinnovo dovranno essere presentate entro il 25 gennaio prossimo. Ma non è che Loia stia sperimentando un decreto di auto-proroga del suo mandato? In barba alla legge dei nove anni di incarico? Gli interrogativi, fondati su mere ipotesi, girano insistenti nel clima da campagna elettorale che si avvelena per scegliere il nuovo rettore. C’è un clamoroso precedente in Umbria dove il Tribunale Ammnistrativo Regionale accolse il ricorso di un docente di diritto costituzionale dell’università di Perugia e annullò la nota del Decano contenente il diniego alla richiesta di indizione delle elezioni del nuovo rettore. Loia potrebbe essere tentato dalla stessa strada con una proroga alla scadenza del mandato. In realtà, il potere dei rettori delle università italiane si è dilatato rapidamente con l’autonomia universitaria, e non ha certo condotto a uniformi, brillanti risultati. La diffusa, patologica permanenza nelle cariche rettorali è stata un indicatore chiaro del potere raggiunto. Aspettative migliori non si possono nutrire, d’altro lato, dalle rappresentanze esterne nei Consigli di Amministrazione: persone che sanno poco o nulla di università e ricerca e che ben difficilmente danno un contributo decisivo. Si affidano in larga misura agli orientamenti del rettore nella governance centrale degli atenei con corposi innesti esterni nei Consigli di amministrazione per una linea strategica in grado di favorire presunti valori di efficienza e merito nelle università. Loia ci prova con la proroga? Potrebbe esser tentato di cambiare il mandato con l’adozione di un novo statuto da parte del Senato Academico che sta per vivere a Fisciano gli ultimi giorni di vita e dove un artificioso prolungamento della proroga è, ovviamente, una invadenza del passato sul futuro. Inutile nascondersi che tanto più è lunga la proroga, talora di rettori in carica dal secolo scorso, tanto maggiore è la possibilità di interferenze nella nascita delle nuove strutture e dei nuovi organi di governo.Si infiamma il dibattito preelettorale con una nota sulla gestione dell’università formata dalla CGIL Nazionale Università. Per l’oggettiva circostanza delle nuove assunzioni di personale Tecnico Amministrativo e Bibliotecario che si verificheranno nel prossimo futuro senza etica e pari opportunità. “L’agibilità delle Organizzazioni Sindacali nell’espletamento dei propri compiti non è uguale per tutte” dice la Cgil Università nazionale. “C’è una differenza sostanziale che non è legata solo alla rappresentanza reale delle organizzazioni, che nell’ ateneo di Salerno è fortemente squilibrata, ma è legata anche alla scelta di accogliere istanze che provengono quasi sempre da un’unica organizzazione sindacale”.La Cgil nazionale università segnala due anomalie salernitane: la prima è che ad oggi non è garantita la necessaria separazione tra ruoli di importanti di responsabilità in Ateneo e presso la fondazione.; la seconda riguarda la presenza in Ateneo, di colleghe e colleghi oramai in pensione che hanno avuto posizioni importanti nell’ambito della gestione del personale e che presumibilmente sono oggi titolari di incarichi di collaborazione.