Di Vito Pinto
Alla recente Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum, l’Archeoclub d’Italia, Presidente Rosario Santanastasio, ha presentato un affascinate quanto ambizioso progetto per la rivalutazione dell’antica Strada Regia delle Calabrie, la quale, seguendo l’antico tracciato della romana Via Popilia o Capua-Regium, collegava Napoli a Reggio Calabria. Certamente la più lunga e importante via di comunicazione terrestre dell’Italia meridionale, da definire storica a tutti gli effetti, avendo, la prima, visto il passaggio delle legioni di Roma verso i territori amministrati e, in seguito, il transito di eserciti occupanti o difensori, ma anche, nei secoli, delle carrozze e dei corrieri postali, nonché di avventurieri e dei viaggiatori del Grand Tour, rampolli della buona società mitteleuropea, che scendevano al Sud Italia, il quale, nonostante i pericoli, affascinava quei giovani intraprendenti e desiderosi di conoscere il mondo classico; non a caso questa parte d’Italia era giustamente chiamata Magna Grecia. Si ricorderà che, ritornando da Atene a Paestum, W. Goethe affermò che il mondo ellenico era nel Sud Italia. La Strada Regia fu costruita per volontà di Ferdinando IV di Borbone che nel 1779 ne annunciava l’inaugurazione con una stele posta nel piccolo borgo di Serre, alle pendici del massiccio degli Alburni, sulla quale fu inciso: “Ospite cessa di ammirare le antiche vie / Flaminia Aurelia Appia / portenti dall’antica ingegneria. / Questa strada di 300 mila passi che va fino a Reggio / già impraticabile è divenuta ora comodissima / agli scambievoli rapporti fra provincie. / Questa opera che provvidamente volle / Ferdinando IV Re di Napoli e Sicilia Pio Felice Augusto / edificata a spese dall’Erario Regio dei Sacerdozi / delle Provincie dei Municipii / è tua / un miracolo non solo dell’Italia ma di tutto il mondo / per il numero dei ponti e delle arcate il taglio delle montagne / la deviazione dei fiumi il rialzamento delle valli / la rimozione degli ostacoli / prendila. 1779”. Una strada di “300 mila passi” che è stata percorsa e vissuta da Pio Peruzzini, fotografo, che ha documentato i luoghi salienti di questo percorso (vedi ns. articolo del 23-9-2024). Per capire l’importanza e la portata del progetto dell’Archeoclub d’Italia, bastano pochi dati. Sono stati scandagliati 2200 anni di storia, 260 chilometri, impegnati 8 anni di studio, coinvolte 45 città e piccoli borghi, 15 paesi sedi delle antiche stazioni di posta, 5 siti Unesco, 3 Regioni, 4 Province, 3 Parchi Nazionali ed ancora 40 tra taverne ottocentesche, stazioni postali di un tempo, grandi opere di ingegneria romana e borbonica come gli splendidi ponti, basiliche, chiese, siti religiosi, siti archeologici, musei di scienze naturali e geo–scienze, grotte come Pertosa e luoghi ipogei. L’Architetto Luca Esposito, referente del Progetto di Promozione dei Borghi della Strada Regia delle Calabrie per Archeoclub D’Italia Nazionale sottolinea: «Tutte le ricerche sono state fatte sul campo, anche a piedi, incrociando i dati con lo studio delle cartografie antiche, storiche e alla fine ci siamo riusciti. Abbiamo non solo ricostruito l’antica strada che collegava Napoli a Reggio Calabria, con alcuni tratti che oggi sono in piena vegetazione, tratti che incontrano anche parte della consolare romana Via Popilia. Quanto abbiamo ritrovato è un qualcosa di straordinario», Dato importante sono anche i 45 protocolli d’intesa firmati con tutti i Comuni presenti sul percorso da Napoli a Castrovillari: è stata, così, realizzata una “Community”, che raggruppa Enti locali, associazioni, imprenditori e semplici cittadini, in un processo virtuoso che punta a offrire nuove possibilità di sviluppo sostenibile in aree difficili, soggette a preoccupante spopolamento, ma dalla forte identità storica e culturale. Un progetto decisamente importante per la promozione culturale, sociale e turistica di un antico itinerario, riportato alla luce con il ritrovamento di tratti storici a volte nascosti da una folta vegetazione, una strada che già suscitò gli interessi di viaggiatori, disegnatori e scrittori di quei secoli dell’illuminismo che vide il Sud Italia protagonista culturale europeo. Basti pensare alle tavole che lasciò Giovanni Piranesi dopo una sua visita a Paestum, un lavoro che Gabriel Zuchtriegel in un suo recente lavoro ha definito “Il suono dell’architettura”. E ancora, basta rileggere quanto scriveva negli anni trenta dell’Ottocento Arthur John Strutt, scrittore e pittore inglese, che visitò l’Italia e in specie il Cilento: trattasi di una fitta corrispondenza che lo Strutt teneva con i suoi familiari, informandoli dei suoi spostamenti, delle “avventure e scoperte di un turista inglese nel Cilento borbonico”. Con una giusta punta di orgoglio il Presidente Rosario Santanastasio dice: «Abbiamo messo insieme ben 45 paesi. Utilizzeremo il metaverso per dare la possibilità ai turisti di entrare e di viaggiare in questi borghi per poi recarsi materialmente a visitarli. Una piattaforma digitale che andrà a creare turismo culturale lento e di conoscenza di centri storici meravigliosi». E la mente allunga lo sguardo su quello che sarà il turismo del futuro, soprattutto per le aree del Sud Italia e in specie della provincia di Salerno. Sembra, infatti, che sarà il turismo archeologico, un turismo inedito, o poco praticato, a farla da padrona in una evoluzione del popolo itinerante, favorito anche da migliori collegamenti aerei e ferroviari, nonché marittimi che sembrano essere in pieno sviluppo nella provincia di Salerno e in Campania. Vi è quel cambio di paradigma che da tempo è stato auspicato e su cui una schiera, sempre più importante, di pionieri da tempo sta dedicando le sue energie. Quando nel 1962 entrò in funzione l’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, di colpo vennero isolati tutti i borghi sedi delle antiche stazioni di posta: restavano incastonati in un meraviglioso paesaggio, aspro e incontaminato, testimonianze storiche di un passato in cui al Sud le opere si facevano e in tempi anche non lunghi. Dalla indagine effettuata da Luca Esposito è scaturito il volume “La Strada Regia delle Calabrie. Ricostruzione storico-cartografica dell’itinerario postale tra fine Settecento e inizi Ottocento da Napoli a Castrovillari”, che l’Archeoclub d’Italia ha immediatamente adottato per il suo progetto di riqualificazione in chiave culturale e turistica di questo antico cammino e di tutti i piccoli borghi attraversati, facendone conoscere le bellezze, la storia e le antichissime tradizioni di ospitalità e accoglienza. Siamo ai primi passi di un progetto di notevole portata per la promozione di un itinerario storico con la visione di un turismo culturale lento nel Sud Italia. Per i giovani può rappresentare una lezione visiva di storia incontrando, di fatto, borghi, locali, racconti dal vivo, in prima persona e non con la mediazione di un libro di storia scritto da altri. Alla fine i giovani studenti diventeranno protagonisti di una storia che potranno eventualmente scrivere e certamente raccontare.