Orchestra Filarmonica Campana: una nostra eccellenza - Le Cronache Pagani

Filippo Pio Bisaccia

E’ nata nel 2006 a Pagani ed è uno dei tanti fiori all’occhiello della cultura artistica paganese che si fa onore fuori dal proprio territorio. Come spesso accade sono pochi i paganesi a conoscere l’eccellenza dell’Orchestra Filarmonica Campana che invece è una realtà musicale molto prolifica, riconosciuta per il suo impegno artistico e culturale a livello nazionale e internazionale. Sostenuta dal Ministero della Cultura, come complesso strumentale, nell’ambito del Fondo Unico dello Spettacolo dal vivo, e dalla Regione Campania, nell’ambito della Legge n. 6/2007 che disciplina gli interventi di sostegno a favore della promozione dello spettacolo. L’Orchestra nasce nel 2006 col nome Ensemble Contemporaneo, poi modificato nel 2013 in Orchestra Filarmonica Campana e in 18 anni ha realizzato centinaia di concerti sia in Italia che all’estero e fin dagli inizi ha istituito una propria stagione concertistica dislocata sul territorio Campano caratterizzata da eventi culturali e artistici sviluppati attorno ad uno specifico tema. Il repertorio spazia dal Barocco al Novecento. Dalla sua nascita è guidata nella direzione artistica e musicale dal suo fondatore Giulio Marazia. Da Pagani, dove ha la sua sede stabile l’Orchesta in questo ventennio si è esibita all’Auditorium Oscar Niemeyer di Ravello, al parco della Certosa di Padula, all’Anfiteatro Romano di Avella e il Comprensorio Archeologico di Minturnae, al Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli, al Teatro Diana e al Castello Fienga di Nocera Inferiore, a Villa Guariglia di Vietri sul Mare e all’Auditorium S. Agostino di Benevento, al Maschio Angioino di Napoli e al Teatro Tasso di Sorrento, all’Auditorium del Conservatorio “G. da Venosa” di Potenza, alla Reggia di Caserta e al Teatro Lirico “Giorgio Gaber” di Milano, al Duomo e al Teatro Verdi a Salerno, al Teatro Mercadante di Altamura partecipando come orchestra ospite a prestigiose rassegne e festival musicali. Ma Marazia ha portato questa eccellenza paganese anche all’estero. Sulle orme di Marco Polo, nel 2019 è stata protagonista di una lunga tournée di due mesi in Cina in alcuni dei più prestigiosi teatri e sale da concerto, toccando città come Henan, Shanghai, Chongqing, Zhuhai, Nanning, Tangshan e Zibo, con concerti dedicati alla diffusione dell’opera lirica italiana. Nel 2022 a Napoli è stata protagonista del progetto di musica barocca Civiltà Musicali del 700’ Napoletano. Per la stagione 2024/2025 è stata invitata all’Aquila dall’Istituzione Sinfonica Abruzzese per tenere un concerto come orchestra ospite nel suo cartellone, mentre per il 2025, su invito del Ministero della Cultura cinese, è previsto l’atteso ritorno in Cina con in programma ben 30 concerti. Insomma un curriculum che farebbe impallidire orchestre ben più blasonate, ma solo nel nome. “L’idea per un progetto musicale ad ampio raggio con al centro un’orchestra di alto profilo nacque dalle mie esperienze giovanili condivise con grande convinzione ed entusiasmo da alcuni miei amici musicisti – spiega il direttore e fondatore dell’Orchestra Giulio Marazia – L’Orchestra è un esperimento volto a dare concreta risposta ad alcune domande emerse con forza dalla mia esperienza di musicista: è possibile creare una compagine di livello nella quale non si respiri appiattimento culturale? Come si coniuga il profilo internazionale di un ensemble con un concreto lavoro di costruzione del pubblico sul territorio? È possibile oggi per un direttore d’orchestra coinvolgere i musicisti in un’attitudine interpretativa che vada oltre la competenza stilistica e la logica della “performance”, per approdare ad un recupero della necessità interiore da cui la musica come forma d’arte è emersa nella storia? Cerchiamo di creare una storia importante che parla di coraggio e realismo, di competenza, di slancio, di tanto lavoro e grandi soddisfazioni. Gli obiettivi che ci eravamo dati nel 2006 sono stati raggiunti e superati. Pensiamo a questi anni passati come ad un buon inizio, c’è ancora molto da fare. Il mondo musicale si trova ad affrontare una crisi di pubblico quantitativa, ma anche qualitativa, senza precedenti. Non esistono soluzioni globali, ma un’inversione di rotta può arrivare da realtà locali virtuose, dal lavoro sul territorio, dall’assumersi in prima persona il compito di formare e trasformare l’ambiente nel quale vogliamo vivere come artisti, da progetti di medio e lungo termine. Dobbiamo uscire dalla logica autodistruttiva dell’evento, del numero, per comprendere che il pubblico è fatto di persone e che l’obiettivo è aprire il loro quotidiano alla grande musica. Di riflesso, anche i teatri e le sale da concerto si riempiranno di persone più sensibili e appassionate”.

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