di Arturo Calabrese
Si staglia all’orizzonte una risoluzione dell’emergenza legata alla Peste Suina Africana nelle zone del Cilento e del Vallo di Diano. La peste suina africana è una malattia virale che colpisce i maiali e i cinghiali, ma non rappresenta un pericolo per l’uomo.
In Cilento, questa emergenza è diventata una minaccia concreta per gli allevamenti locali, con gravi danni economici per gli agricoltori e il rischio di compromettere l’intera filiera della carne. La malattia si diffonde rapidamente attraverso il contatto tra animali infetti o tramite materiali contaminati, come cibo e attrezzature.
L’unica soluzione per contenere il virus è abbattere gli animali contagiati, una scelta dolorosa ma necessaria per fermare il contagio. Le autorità sanitarie avevano intensificato i controlli e raccomandato massima attenzione per evitare il contatto con i cinghiali selvatici. Era in vigore, inoltre, una zona rossa che comprendeva diciassette comuni nei quali era vietato anche macellare i suini di allevamenti familiari oltre che quelli dei grandi allevamenti. Alcuni capi sono stati anche abbattuti, provocando le perdite di cui sopra.
La novità sulla gestione della Peste Suina Africana, la PSA, riguarda la possibilità di macellare i capi sani presenti nelle zone infette, evitando abbattimenti indiscriminati e riducendo i danni economici agli allevatori. Questa misura è stata accolta con favore dagli operatori del settore, poiché permette di preservare i suini non contagiati, indirizzandoli verso la macellazione e la commercializzazione controllata, così da garantire la sicurezza alimentare e salvaguardare la produzione.
La macellazione dei capi sani nelle aree a rischio è regolamentata da rigorosi protocolli sanitari, volti a impedire la diffusione del virus, e viene eseguita solo in stabilimenti autorizzati. Tale decisione rappresenta un passo importante per l’industria zootecnica, consentendo di mantenere attiva la filiera, seppur in condizioni eccezionali, e limitando l’impatto economico che la Peste Suina Africana ha comportato nel territorio cilentano e in altre zone colpite. Il contagio arrivava in particolare dai cinghiali che entravano in contatto con i maiali allevati allo stato brado, elemento tipico di quelle zone. il piano straordinario per il controllo della Peste ha previsto l’abbattimento di circa 38mila animi, di cui 26mila nella sola zona rossa che includeva diversi comuni del Cilento e del Vallo di Diano.
Insomma, una iniziale risoluzione inizia a vedersi. Il ridimensionamento dell’emergenza, grazie anche ad un numero di casi riscontrati molto inferiore rispetto al passato, potrebbe essere l’inizio della fine della criticità. Ovviamente il futuro può riservare ancora delle sorprese, ma le azioni di contenimento sono evidentemente servite a raggiungere lo scopo.
Non è da escludere, infine, che il virus responsabile del contagio sia stato debellato con una sorta di immunità di gregge. Con un allargamento delle maglie, adesso, si potrà capire se il problema è effettivamente superato o se tornerà a preoccupare gli allevatori cilentani e valdianesi.