di Erika Noschese
Da un lato il no categorico, dall’altra l’ormai nota dichiarazione di guerra “vado avanti anche da solo”. Così, Elly Schelin e Vincenzo De Luca non sono intenzionati a mollare la presa rispetto al terzo mandato e se inizialmente sembrava essere stato trovato un punto di incontro le strade oggi sono irrimediabilmente divise. Ma del resto, era chiaro fin dal primo giorno: con la vittoria della Schlein a segretario nazionale il governatore non avrebbe avuto vita facile ed è proprio ciò che sta avvenendo. Mentre si attende il 5 novembre per la votazione in consiglio regionale della Campania della proposta di legge in tema d’ineleggibilità alla carica di presidente della giunta regionale la segretaria nazionale dem, ospite ieri sera di “Che tempo che fa” sul nove ha ribadito la sua posizione: «Il Pd ha una posizione chiarissima: siamo contrari al terzo mandato. Per noi vale la legge nazionale che prevede il limite a 2 mandati. Possono votare tutte le leggi regionali che vogliono ma il Pd non sosterrà presidenti uscenti per un terzo mandato». Di più. Una terza corsa sarebbe stata sostenuta «con piacere» anche per Decaro e Bonaccini. «Ma le regole valgono per tutti e se qualcuno non è abituato perché prima funzionava diversamente, adesso è bene che si abitui al cambiamento perché io sono stata eletta esattamente per fare questo». Certo si discuterà con il partito in Campania, ma in questo perimetro. Un fine settimana bollente per De Luca che deve iniziare la conta perché, a quanto pare, non tutti i consiglieri regionali in carica sono disposti a mollare il Pd per seguirlo in questa folle avventura del terzo mandato. Particolarmente critico nei confronti del governatore anche il sindaco di Cuccaro Vetere Simone Valiante: le sue parole non lasciano spazio a dubbi e interpretazioni. «Come ha anticipato anche l’Associazione nazionale dei comuni italiani con una nota ufficiale, nel Consiglio regionale della Campania si sta consumando un baratto tra il terzo mandato e l’ineleggibilità dei sindaci in consiglio regionale. Una concezione immorale delle istituzioni che presuppone l’asservimento delle regole agli interessi dei singoli, con l’evidente contraddizione, da un lato, di contestare una norma nazionale limitativa della partecipazione e non rispettosa, a loro dire, del consenso popolare e dall’altro impedire loro stessi, però, con la norma, la partecipazione alla competizione elettorale di cittadini eletti (i sindaci) con il consenso popolare. Il terzo mondo», ha dichiarato il primo cittadino ed ex parlamentare. A poche ore dall’incontro di sabato sera con il tentativo di posticipare il voto del 5 novembre fallito i rappresentanti del Partito Democratico in Regione Campania, «va distinto da tale adempimento formale di natura istituzionale il diverso aspetto politico, riguardante la scelta del futuro candidato presidente della coalizione. Tale decisione avverrà al momento opportuno e sarà la conseguenza del confronto che si svilupperà in seno alla coalizione, anche in aperto rapporto con gli organismi nazionali. Con questa impostazione, il presidente De Luca e le forze della coalizione, in condivisione con i livelli politici locali, sono impegnati a sostenere analoghi schieramenti impegnati in altre competizioni elettorali, in Campania. ed a livello nazionale». Nel corso dell’incontro sono state discusse anche alcune modifiche alla legge elettorale, allo scopo di «mantenere una posizione unitaria in vista della seduta consiliare del 5 novembre».
Dai dem ricordano che proprio De Luca ha proposto un documento in cui si afferma che il candidato presidente lo deciderà comunque la coalizione, dopo. E «la Campania è ancora Italia, non un feudo del governatore. Un terzo mandato di fila sarebbe illegittimo», ha detto ancora la numero uno del Partito Democratico. Di certo vi è che quella legge del 2004 De Luca e i suoi hanno deciso di recepirla solo adesso. Motivo per cui i mandati passati si azzerano, proprio come avvenuto per Zaia in Veneto. Chiaramente, potrebbe essere il governo nazionale a scrivere la parola fine in questa vicenda grottesta ma l’ipotesi potrebbe essere quella di non impugnare la norma e avere così un centrosinistra indebolito dalla spaccatura interna.
Gli scenari. Nel caso di una autocandidatura di De Luca è evidente che si complicherebbe comunque la corsa di un rappresentante del centrosinistra, area nella quale pescherebbe pure il governatore uscente. E questo finirebbe inevitabilmente per favorire un rappresentante del centrodestra, Martusciello, Cirielli o altri. Nel campo del centrosinistra tra i nomi che si fanno ci sono quelli dell’attuale sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, uno dei primi amministratori pubblici ad essere eletto come proposta del campo largo. Ci sarebbe, sempre se il candidato fosse espressione di un accordo Pd-M5S, l’ipotesi di Roberto Fico. Ma l’ex presidente della Camera potrebbe essere della partita solo se nel Movimento 5 Stelle passasse la linea del superamento del vincolo dei due mandati. Di fatti, il governatore non sembra intenzionato a mollare Palazzo Santa Lucia, pur avendo già il piano B (il ritorno al Comune di Salerno) e questo spacca ulteriormente il centrosinistra che ora dovrà decidere da che parte stare.