Salerno. Migliaia e migliaia di euro con la droga tanto da acquistare case, locali e una sala scommesse. Beni intestati agli stessi familiari per eludere l’aggressione dello Stato. Lo spaccio avveniva in strada, nei bar e in casa. La cocaina arrivava dal Porto di Salerno dove ognuno degli arrestati (e indagati) avevano un ruolo preciso. Come ad esempio quando nello scalo commerciale (2023) fece capolino una nave arrivata dall’Ecuador con a bordo un carico di cocaina quantificata in quasi cento chili, nascosta anche in un vano motore di un container refrigeratore. Un viaggio che secondo la pubblica accusa sarebbe stato organizzato da Tiziano e Carmine Memoli che si erano avvalsi di complici con ruoli ben precisi. Carmine Ferrara sarebbe stato l’intermediario e organizzatore dell’importazione di droga, Tiziano Memoli tramite Armando Cosentino, avrebbe avviato le attività di recupera dello stupefacente. Nel frattempo, per la pubblica accusa, Cosentino sempre per volere di Carmine Ferrara avrebbe dovuto individuare le persone per recuperare la merce all’interno del container. Tutto era stato preparato nei dettagli ma sfumò perchè un’attività di polizia giudiziaria fece saltare il banco. La droga viaggiava tramite i corrieri, non solo da Salerno in Puglia e in Basilicata ma anche dalla Spagna all’Italia. Carmine Memoli incaricò Pierpaolo Cianciulli e Alessio Stornante ad acquistare la merce in terra iberica (a Barcellona), da qui però siccome era pericoloso rientrare a Salerno con la droga si decise di spedire in due pacchi circa un chilo e mezzo di stupefacente. Lo fecero intestando il pacco a Michelina Anastasio e il secondo presso l’abitazione dello stesso Pierpaolo Cianciulli. Altri della banda si sarebbero occupati dell’acquisto dei biglietti aerei. In un’altra occasione sempre la polizia giudiziaria bloccò quattro chili di droga provenienti da Pomezia dove Annamaria Gallo e Carmine Memoli avevano acquistato lo stupefacente e dopo aver pernottato in una struttura della cittadina laziale si misero in cammino verso Salerno. Prima di arrivare in città però furono scoperti e finiti in manette dopo il ritrovamento della droga. Il giro di soldi era abbastanza consistente tanto che i proventi sarebbero serviti (alcuni) a Carmine Memoli per l’acquisto di immobili e una attività commerciale. Poi per eludere l’aggressione da parte dello Stato avrebbe intestato fittiziamente ad Antonio Memoli tre immobili a Baronissi e una sala scommesse in piazza Gloriosi a Torrione.
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