SON TUTTE FORTI LE MAMME D’ITALIA! - Le Cronache Ultimora
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SON TUTTE FORTI LE MAMME D’ITALIA!

SON TUTTE FORTI  LE MAMME D’ITALIA!

di Richelieu

La musica, la letteratura, la poesia e l’arte in generale si sono prodotte ripetutamente nel decantare il ruolo e la figura della mamma quale fulcro, caposaldo, magnete fondamentale, finalizzato all’amalgama delle nostre famiglie, dei figli o più in generale, della nostra italica società. In definitiva, vera culla di quel matriarcato produttivo, concreto quanto protagonista, che ama anche stare dietro le quinte, dovendo giocare, a volte, un ruolo da quasi comprimario, perché sempre un passetto indietro al “maschio dominante”, rispetto ai canoni di una società originata dal modello “machista”, pregno di un patriarcato di stampo latino. Il culto della “Dea Madre” si é perso nell’immaginario collettivo, ma era venerato nelle ancestrali civiltà del Mediterraneo ed oltre, é così che ha teso, sistematicamente, a professare una luminosa identità rinvenibile in ogni figura femminile, perché ella é generatrice e fonte del perpetuarsi del connubio tra terra, madre, prosperità, eternità. In una parola, capostipite e fonte di vita per gli esseri umani. Su questo crinale si sono cimentati, ad esempio, artisti di vario genere e misura, a magnificare e celebrare il riscatto di tali figure, come nel 1954 quando vinse, il Festival di Sanremo, alla quarta edizione, “Tutte le mamme”, un brano composto da Umberto Bertini ed Eduardo Falcocchio, interpretato da Giorgio Consolini in coppia con Gino Latilla. “Sono tutte belle le mamme del mondo” altro brano famoso dedicato alle mamme, sempre dello stesso autore, che, tra l’altro, scrisse brani evergreen come “Un’ora sola ti vorrei” o “Chella llà”. Fino al 1989, con il brano di Eduardo Bennato dal titolo “Viva la mamma”, gran successo discografico. E via così, libri, film, saggi, poesie, indimenticabile quella di Pier Paolo Pasolini dal titolo “Supplica a mia madre”, interventi di educatori, psicologi o psichiatri ad indagare le profondità del subconscio umano per cercare di comprenderne i vari risvolti scatenanti i tanti atteggiamenti comportamentali etc. Una madre reagisce alle avversità affrontando l’impossibile per i propri figli, li genera sapendo che la sua vita sarà segnata e scandita da quella della sua prole, dai loro successi, dalle loro sconfitte, al loro servizio, comunque e sempre. Più alta é la sfida, più alto sarà il contributo e più incisiva la forza e l’impegno materno. Chi non genera non può comprendere, ma per questo la dea terra é femmina e faconda. Questo imprinting dura sino ai tempi attuali nei quali si possono notare i risultati positivi o negativi di alcuni rapporti familiari al di là dell’importanza o profondità di tale sentito sociale massificato. Non ci stupisca, quindi, il dover osservare quante personalità in vista, nei tempi passati ed attuali hanno potuto governare positivamente le “chance” o probabilità di successo, ricevute da una buona gestione educativa familiare, segnatamente proveniente dalle proprie madri, insieme alle quali, donne tenaci e volitive, hanno saputo fronteggiare e vincere dei destini originariamente avari di opportunità e prospettive palesi. Quindi, la spinta emotiva a non mollare mai, a cercare l’emersione sociale, a qualificarsi, attraverso una conquistata, quanto fattiva reputazione, fortemente aiutati ed incoraggiati, i figli, appunto, dalle proprie mamme, nella crescita ed affermazione delle proprie identità, nel programmare la propria scala sociale, a causa di una ferrea educazione, disciplina, consapevolezza e formazione sociale, culturale ed umana. E tutto ciò deve destare in noi il rispetto ed ammirazione per coloro i quali ce l’hanno fatta. A prescindere, da parte nostra, il voler o poter condividere o meno, la posizione ideologica, politica, economica, sociale, culturale, religiosa, etnica o professionale di tali profili umani. Gli esempi sono tanti, tra gli uomini, alcuni come Leonardo Del Vecchio, Renzo Rosso, Sergio Marchionne, tra le donne alcune come la Carla Fracci, Sophia Loren, la premier Giorgia Meloni. Chi conosce o legge, ad esempio, la biografia di quest’ultima non può fare a meno di apprezzare e constatare l’ottimo percorso evolutivo avviato dalla madre verso le due figliole, quasi una sorta di imprinting, di marchio di fabbrica che si ritrova in molti alla base del loro successo. In sintesi, un ristretto gruppo di famiglia, in questo caso tre donne, in testa la Signora Anna Paratore, la mamma, volitive, caparbie, forti e determinate, sole ed unite, dovendo bastare a se stesse, che hanno saputo combattere con un destino non facile e svantaggioso, all’inizio del loro percorso di vita e dopo. Ma sono riuscite a farcela, portatrici di forti quanto sani valori, a proporsi all’attenzione del mondo, scalando i più alti vertici della politica nazionale ed europea, per svettare sul mondo. Notizia di questi recenti giorni passati, l’intervento della nostra premier alle Nazioni Unite. Notizia che deve inorgoglirci tutti, noi italiani che amiamo, rispettiamo e siamo fieri della nostra patria, a prescindere dalle personali convinzioni politiche. A dispetto di quanti di noi vogliano cercare, a tutti i costi, una forzata stratificazione sociale posticcia, in cui potersi incasellare, tendenti alla speranza di allocarsi sul vertice della piramide, con arroganza, sicumera, presunzione e spocchia. Dimenticando, peraltro, che il nostro popolo ha radici salde, nella storia, che ci portano ad essere tutti discendenti dalla terra, in massima parte contadini, chi più chi meno, evolutici, chi prima o chi dopo, tutti, come nati, tali e quali, con buonsenso, spirito pratico ed attaccamento alle proprie radici. A tal proposito varrebbe, per tutti, ma proprio tutti, il ripasso e rilettura costante, di una delle più grandi poesie tendenti al “sociologico anticasta” scritte nei tempi, dal titolo “‘A Livella” di Totò, al secolo il Principe Antonio De Curtis, senza “puzzetta” sotto al naso, alla moda degli “sciccosi”! Ho volutamente omesso il richiamo al termine “radical chic”, non volendo alludere a personali o altrui posizionamenti politici ma cercando solo l’essenza della riflessione per un giusto valore che si dovrebbe concedere alle pari opportunità, come si potrebbe affermare, d’arrivo (notorietà conclamata), non certo di partenza (alla nascita) in questo paese, trattandosi, a volte o troppo spesso, dei più fortunati, predestinati, “castaioli” dinastici o privilegiati a vario titolo e ragione, anche legittima, forse valore, non saprei, comunque tutti potendo usufruire di una maggioranza silenziosa che fa la sua parte senza proteste, mugugni o false aspettative, riconoscendo che la vita, per quanto meravigliosa, in tutti i casi é dura e difficile da smarcare, sempre e comunque e nessuno ti regala niente, anche a chi sia sfornito di una qualche capacità, ingegno o fortuna, salvo alcuni casi, a prescindere da possibili aiutini che comunque, alla lunga, in assenza di una certa sostanza, finiscono per dissolversi e mostrare il re nudo nella sua essenza triste e penosa di una esistenza mistificata, se tale.