Egregio Direttore, sono una cittadina salernitana che da più di dieci giorni legge sul quotidiano da Lei diretto la cronaca aggiornata di un giovane giunto in pronto soccorso al Ruggi in condizioni critiche e deceduto dopo alcune ore. Non è certo il primo caso che leggo di malasanità, ma ritengo che questa volta ciò che è accaduto renda chiara la sensazione di un colmo raggiunto ed evidenzi tout court, una condizione di inadeguatezza umana, sociale e sanitaria di tutto un apparato organizzativo come quello del pronto soccorso, che ha il compito di salvare vite in momenti decisivi che fanno la differenza tra vivere e morire. Lascia basiti il fatto che un codice di accettazione del triage sia stato modificato tante volte senza poi realmente prestare le necessarie cure e attenzioni al ragazzo, sempre che sia realmente accaduto quanto riportato negli articoli giornalistici. Pur avendo cercato, non ho trovato smentite alle cronache riportate. L’assegnazione di un codice rosso ad una persona già deceduta ha dell’incredibile, e, soprattutto, inquieta, spaventa e addolora, per tanti motivi che è superfluo elencare. Sarà poi la magistratura a stabilire le responsabilità e accertare le condotte dei sanitari. Quel ragazzo era uno sconosciuto, mi pare di capire un immigrato (clandestino?) senza parenti o amici, che potessero chiedere di lui e sollecitare in qualche modo l’attenzione di medici e infermieri. Trovo questa morte in solitudine ancora più atroce, se possibile, perchè racconta di una umanità dimenticata, povera, invisibile che non riesce a diventare visibile e attrarre la necessaria attenzione anche quando le condizioni lo imporrebbero senza altri indugi. Questa morte in solitudine, però, è anche la cifra della totale inadeguatezza della politica che dovrebbe scegliere con la massima trasparenza e senso di attenzione al merito e alla competenza, soprattutto coloro che amministrano luoghi come gli Ospedali, e cioè i direttori di ogni ordine e grado. Quando il merito viene sostituito da opportunismo politico si tradisce il patto di fedeltà per il quale chi governa deve avere a cuore, sopra ogni cosa, la vita e la salute di ogni persona. L’assessore regionale alla Salute Vincenzo De Luca o il direttore del Ruggi, o anche quello del pronto soccorso potevano almeno esprimere cordoglio per un ragazzo solo al mondo, che ha perso la vita nel momento in cui era stata “affidata” ad una istituzione da loro governata. Mi risulta che invece siano rimasti in silenzio. A tutti loro toccherebbe esprimere il dispiacere a nome di tutta l’azienda e, umilmente, riconoscere il loro fallimento. A dire le cose come stanno, i ruoli per cui vengono lautamente pagati, richiedono che si facciano carico delle conseguenze di certe tragedie evitabili. Se fossi stata la madre di quel ragazzo mi sarei aspettata almeno le scuse da assessore e direttori per non avere saputo garantire un’assistenza di pronto soccorso degna di questo nome a mio figlio. Per un momento, almeno per un momento, dovremmo tutti sentirci genitori di quello sfortunato giovane. S.A.
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