Sbarco, 17enne vittina della tratta - Le Cronache Ultimora
Cronaca Ultimora

Sbarco, 17enne vittina della tratta

Sbarco, 17enne vittina della tratta

A bordo della Geo Barents giunta ieri mattina al porto di Salerno anche una 17enne non accompagnata. La giovane è stata presa in cura dall’Arci Salerno in quanto potrebbe trattarsi di una vittima di tratta. I mediatori culturali di Arci fin dal primo momento si sono occupati della giovane migrante per provare a comprendere la sua storia e darle supporto concreto. «La nostra attenzione è rivolta al migrante appena scende dalla nave, cerchiamo di assicurarci che comprenda ciò che accade attorno a lui, successivamente collaboriamo con Prefettura e Questura per il primo fotosegnalamento, l’identificazione, lo smistamento successivo», ha spiegato Barbara Candela, referente Arci Salerno. L’organizzazione da sempre, in occasione degli sbarchi, dedica grande attenzione alle donne e ai bambini assicurando eventuali gradi parentali così da garantire loro di non essere divisi ed essere collocati in posti dove vi è una maggiore possibilità di integrazione sociale. «Stiamo attenzionando questa giovane donna non accompagnata, come Arci ci occupiamo di anti tratta in quanto siamo referenti regionali – ha aggiunto Barbara Candela – Anche la volta scorsa abbiamo lavorato con potenziali vittime di tratta quindi la nostra attenzione è riservata maggiormente a questi casi. Quando viaggiano donne molto giovani, considerato la traversata che percorrono, potrebbe aver bisogno di un supporto specifico e di essere indirizzata in maniera specifica». Arci ha infatti ribadito che si tratta di donne che «compiono un viaggio terribile per arrivare in salvo, le scelte non sono solo per loro ma anche e soprattutto per i loro figli che fanno di tutto per arrivare in un porto sicuro. Abbiamo visto tante storie di grande violenza, spesso avviene durante i viaggi; chi percorre questo tratto generalmente passa per la Libia, un posto non sicuro soprattutto per le donne che molto spesso vengono violentate. Non sempre lo dichiarano, soprattutto se viaggiano con i loro sfruttatori e questo è un lavoro che viene fatto quando entrano in strutture di accoglienza».