Comunità Montana: di chi è la longa manus? - Le Cronache Attualità

di Arturo Calabrese

Sulla Comunità Montana Alento Monte Stella continuano ad addensarsi le nubi del dubbio. La domanda è una e la risposta è un mistero: perché è stata presentata una mozione di sfiducia ad un presidente eletto con un’ampia maggioranza dopo appena venti giorni?

Luigi Guerra, sindaco di Lustra e eletto alla guida dell’Ente, potrebbe a breve non essere più presidente. Michele Apolito, sindaco di Ogliastro Cilento, il delegato di Perdifumo Andrea Russo, di cui parlerà a breve perché merita una menzione a parte, il mai domo sindaco di Laureana Cilento e presidente uscente Angelo Serra, il sindaco di Omignano Raffaele Mondelli, il delegato di Prignano Cilento Massimo Zeoli e quello di Sessa Cilento Nicolino Agresti hanno presentato una mozione di sfiducia all’attuale maggioranza composta, oltre che dal già citato Guerra, dagli assessori Andrea Russo (no, non è un omonimo) e Armando Bianco. Indubbiamente c’è qualcuno che vuole la testa di Guerra e l’operazione potrebbe avere la regia di Franco Alfieri.

Nonostante il presidente della Provincia e sindaco di Capaccio Paestum abbia ben altro a cui pensare, circa 41milioni di motivi, potrebbe essersi interessato all’ente montano di quelle che è il suo territorio di provenienza e la motivazione sarebbe da rintracciare nelle idee politiche di Guerra che di certo non sono vicine a quelle del Partito Democratico, realtà politica di riferimento di Alfieri e dei suoi. Dunque il casus belli potrebbe essere proprio l’avvicinamento di Guerra a partiti lontani dal centrosinistra alfieriano e deluchiano.

Andrea Russo

Che a lui spettasse un capitolo a parte era stato detto. La sua azione ha lasciato in molti con diversi interrogativi. L’eterno consigliere di Perdifumo ma residente a Torchiara Russo, coniugato con una nipote di quel Vincenzo Pepe a processo per truffa aggravato alla Stato, è stato per anni delegato di Perdifumo al Gal Cilento Regeneratio ente nel quale il presidente della Fondazione Vico Pepe aveva la maggioranza della proprietà come parte privata.

Alberi genealogici a parte, la decisione di firmare la sfiducia farebbe ridere se non ci fosse da piangere dato che si parla di cariche e gestione di fondi pubblici. Russo, forse non ben conscio delle regole del gioco, ha firmato contro sé stesso e nella stessa mozione si è anche riproposto nel medesimo ruolo per il nuovo esecutivo. Insomma, indirettamente ha definito la sua squadra non degna di continuare a guidare l’ente definendosi il migliore, l’unico in grado di poter continuare l’avventura.

Un po’ come il bambino capriccioso che porta via il pallone. Russo, inoltre, aveva firmato la mozione che precedentemente aveva avallato la mozione di Guerra presidente e che lo vedeva inoltre assessore. Ricapitolando, prima ha votato per Guerra e per sé stesso, ovviamente, ritenendo dunque Guerra degno, poi lo ha ritenuto indegno ma sostenendo di essere l’unico in grado di continuare e poi ha appoggiato la mozione Apolito con sé stesso, ancora, nel ruolo di assessore. Manie di protagonismo o trebisonda smarrita

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