Battipaglia, la spiaggia inclusiva che inclusiva non è - Le Cronache Attualità

di Arturo Calabrese

Una settimana fa, il taglio del nastro, i sorrisi, gli abbracci e le foto ricordo, con al centro come grande protagonista la sindaca di Battipaglia. Era tutto fatto, era tutto pronto. La spiaggia inclusiva c’era e così anche una seri di servizi.

Il successo sui social era sicurato e così anche una serena giornata di ferragosto. Ma finita la festa e andate via le videocamere. Ecco arrivare i primi problemi. L’inclusiva spiaggia fortemente voluta, anche, da Cecilia Francese e costata soldi pubblici del Piano di Zona, lo stesso che poi non ha i soldi per garantire l’assistenza specialistica, ora è esclusiva. E per “esclusiva” si intende il vero significato del termine, cioè che tende ad escludere. È così, la spiaggia per disabili tanto pubblicizzata da Palazzo di Città è tutt’altro che esclusiva.

A parlarne è l’attivista e disabile Angela Gorrasio che ieri mattina si è recata sulla spiaggia con il marito Antonio, sua grande spalla, e la signora Valitutto, madre di una donna altrettanto disabile. «Cosa c’è di inclusivo? – dicono, stanchi di una situazione di discriminazione che va avanti da anni – i bagni chimici non sono accessibili perché troppo stretti. La passerella non è adatta a chi deve attraversarla con la carrozzina».

Tra i tanti pregi declamati dalla prima cittadina c’era anche la presenza di volontari pronto ad aiutare le persone con difficoltà, ma anche qui l’attivista Gorrasio ha da eccepire: «Chi come me, e guardo in faccio alla realtà, pesa molto presenta tante difficoltà a chi deve aiutarmi. Ci vuole forza e di certo qualche ragazzo volontario non può aiutarmi.

Se si parla di assistenza, è necessaria la presenza di personale qualificato che sa come alzarmi senza farmi del male. Così non va bene». Il discorso degli attivisti è anche più ampio dato che si denunziano tante mancanze da parte del comune con diverse barriere architettoniche in città. «Siamo stanchi – dice l’anziana – vorrei che anche solo per dieci giorni qualcuno degli amministratori vivesse nelle nostre condizioni, solo così possono capire».

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