Grande festa d’affetto e di sport al Circolo Canottieri Irno. L’intero sodalizio, atleti, soci e dirigenti, ha festeggiato con una torta gigante e un brindisi beneaugurante i novanta anni dell’ingegnere Luigi Capone, storico atleta e dirigente del Circolo.
Capone, per tutti, soci e atleti, “l’ingegnere” per antonomasia, socio del Circolo Canottieri fin dal 1939, prima atleta, poi dirigente, ha segnato le pagine più belle della storia dell’Irno.
Fu sotto la sua dirigenza, prima come presidente del Circolo, poi come responsabile del canottaggio, che crebbe quella magnifica leva di canottieri destinata a vincere le medaglie più importanti: prima nel ’75 il titolo italiano assoluto in quattro di coppia con Giovanni Ucci, Vincenzo Villari, Rosario Pappalardo e Renato Grimaldi, poi tre anni dopo, nel ’78, e per la prima volta nella storia dell’Irno, due campionati italiani in otto ragazzi e otto juniores. Un exploit pietra miliare nella storia centenaria del glorioso circolo sportivo.
Ora quei ragazzi e quei juniores sono tutti cresciuti, ma Capone, che negli anni ’70 ha distrutto più di una Lancia Fulvia per portarli sui campi di gara, resta per loro sempre “l’ingegnere” e nel giorno del suo novantesimo compleanno gli si sono raccolti intorno come quando Capone ne aveva cinquanta e loro diciotto.
A festeggiare il vecchio amatissimo dirigente sono venuti in massa i master, Antonio Annunziata, Paolo Sergio, Renato Grimaldi, Pasqualino Cammarota, Gigi Galizia, Alfonso Sanseverino, Enrico Di Cola, Egidio Melle, Giuseppe De Pascale, e Ucci e Villari, soci benemeriti dell’Irno, venuti a Salerno a salutare il loro presidente da Pavia e da Torino, dove oggi vivono, e Mario e Alfonso Sessa, Luigi Naddeo, Paolo Frallicciardi, Maurizio Russo, Carlo Stagliano, Cecco De Matteo, Massimo Nosenzo. Assenti giustificati, impegnati nei raduni della nazionale di canottaggio, ma presenti col cuore Franco Cattaneo, Rocco Pecoraro, Ciro Liguori, tutti e tre oggi in forze alle Fiamme Gialle.
Timidi come ragazzini, si aggiravano intorno al loro vecchio dirigente Matteo Carbonaro e Lucio Torre, nel ’63 campioni italiani in quattro jole con Luigi Marinucci e Davide Borrelli, timoniere Carminuccio Rossi: il primo campionato italiano vinto dall’Irno. Con i ragazzi di un tempo un altro ingegnere, Guido Roma, fino a qualche anno fa ancora ai remi, e gli allenatori Rosario Pappalardo, Francesco Alvino e Carmine Mari, il coach della rinata squadra di canoa polo, Salvatore Serra, il mai assente campione del mondo Gennaro Gallo, tanti, tanti soci e tutti gli atleti, i cadetti e gli allievi del canottaggio, della canoa, e i velisti e i triathleti, e i pescatori subacquei con allenatori, soci e dirigenti, primi fra tutti Alberto Gulletta, presidente dell’Irno, e Rosario Buonomo, appassionato vice presidente sportivo. Tutti a festeggiare un uomo che ha dedicato la vita allo sport e al canottaggio in particolare, ricoprendo nel corso degli anni incarichi prestigiosi nelle federazioni del canottaggio e della canoa, e ottenendo nell’87 dal Coni la Stella d’oro al merito sportivo. Auguri, ingegnere!