Il magistero di percussioni: una schola vera - Le Cronache Spettacolo e Cultura

Qualche giorno fa nella “controra” al conservatorio “G.Martucci” si sono svolte le lauree di primo livello, uno splendido concerto, sotto l’occhio autorevole e affettuoso di tre generazioni di maestri

 

Di Olga Chieffi

Pare che sul vibrafono, in forza al Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, si siano diplomati diverse generazioni di maestri e che ancora “resista” allo studio, alle lezioni e agli esami degli attuali studenti di percussioni. E’ cambiato tanto il conservatorio, lo si è inteso trasformare in laurea, con tanti esami collaterali, si suona dappertutto, il più delle volte con tanta attenzione alla quantità e poco alla qualità, pochissime prove, contratti e contrasti, invidie, competizione tra maestri e allievi, esami di laurea con tanti, troppi punti interrogativi, per quanti ricordano ben altro. Ma qualche giorno fa, il magistero di percussioni ha messo tutti d’accordo: non tutti hanno superato questo primo scoglio con la lode, magari il percorso di esami è stato manchevole di qualche punto, ma l’esecuzione è stata impeccabile da parte di ogni candidato. Gran caldo, sala piena, nella “controra” dell’estate salernitana, anzi mediterranea, diremo di più, africana. I giovanissimi percussionisti hanno con grandissima eleganza e pari serenità affrontato una commissione composta dai propri severi maestri, a cominciare dal Maria Grazia Pescetelli, che ha presentato Giuseppe Albertini ed Alessandro Ceglia. 2+1 di Ivan Trevino, una vera e propria danza intorno alla marimba, come lo è stato anche Khamsin di Emmanuel Sejourne, con il quale abbiamo attraversato il deserto egiziano, tra vento e toni ispirati ai colori del loco e le macchine con nacchere a schizzare il quadro,  As one e Dance of the Drums di Gene Koshinski, il primo un duetto impegnativo con configurazioni identiche sulla marimba e percussioni multiple a completare e i secondo un vero e proprio augurio per tutti i ragazzi con cassa al centro e tutto il fascino delle percussioni, che ci ha fatto balenare un ricordo  ovvero quel A Drum Is a Woman è un’allegoria musicale di Duke Ellington e Billy Strayhorn che racconta la storia di Madam Zajj, la personificazione del ritmo africano e Carribee Joe, che ha le sue radici nella giungla con i suoi tamburi.

Quindi, il Maestro Paolo Cimmino ha presentato il suo allievo Simone Parisi, il quale ha dedicato questo primo step accademico all’amico percussionista, scomparso appena la scorsa estate, Antonio Senatore, con il quale ha diviso studio, performance, trasferte, ma in primis quel “giocare” con la musica e con gli strumenti che è l’essenza di tutti i maestri di percussione, ma attenzione “quel gioco serio che sveglia alla vita” per dirla con Cage. Simone si è cimentato con il concerto per timpani e pianoforte, in duo con un’altra eccellenza del nostro conservatorio, Davide Cesarano, il secondo movimento, Aria, di quel Bachroque di Ney Rosauro, un omaggio al suo autore preferito Johann Sebastian Bach, per quindi aprire il ventaglio di un già congruo bagaglio musicale su un bel numero di strumenti a percussione, dai timpani, al rullante, sino al triangolo per chiudere con lo show dei piatti con Theme and Variations di Yvonne Desportes. Infine, il Maestro Marco Malagola ha proposto Giuseppe Bonelli,  il quale ha eseguito di Pierre Max Dubois Circus Parade per sassofono contralto e percussioni, una pagina dalla comunicativa tessitura e continui cambiamenti di ritmo e timbri per due strumenti che hanno forse al meglio interpretato la dinamicità del secolo scorso di Ruud Wiener “Fragile memories” per vibrafono e pianoforte,  dalla fresca e interessante inventiva compositiva. Grande varietà dinamica e interlocutiva per tutti i candidati, protagonisti assoluti di quella “drammaturgia” sonora quanto mai sofisticata, resa attraverso un’esecuzione di una trasparenza assoluta e di luminosità smagliante, incisiva nel profilare la nettezza di tratti e contorni. Partiture di non facile interpretazione quelle affrontate che ci hanno dato l’idea di cosa possano rappresentare in musica i percorsi di unità e divergenza di tutti i generi, una “semplice” complessità in cui la manipolazione del materiale sonoro definisce strutture e modelli la cui interazione genera sistemi a livelli crescenti di astrazione. La ragione semantica della musica emerge, nel continuo divenire del “ludus harmonicus”, il gioco dell’invenzione e della mutazione, come una indescrittibile ed immanente intuizione del noumeno. I percussionisti hanno da collaborare, da scambiarsi di location, mai fissità ma l’assoluta consapevolezza che “La musica si fa insieme” (Ezio Bosso). Il segreto di questo magistero è che gli allievi sono divenuti maestri, e generazioni di docenti condividono e trasmettono questo concetto, suonando da sempre con i loro studenti dappertutto, in concerto, in qualsiasi formazione, rendendoli sin dagli inizi partecipi della gioia, del gioco, della conoscenza di e per far musica. Alla fine serto di lauro, bollicine e tanto rosso augurale per tutti dopo la proclamazione ufficiale del Maestro Gerardo Zitarosa alla presenza del Maestro Giuseppe Scigliano e naturalmente di familiari emozionati e di maestri che ai neo laureati hanno messo le bacchette in mano sin dalle scuole medie, tra cui abbiamo riconosciuto Gennaro Avossa Sapere, Rosario Barbarulo e Antonio Palmieri, storia e storie di musica, che hanno già attraversato mezzo secolo, senza macchie.

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