Stupri a Caivano, condannati i due maggiorenni - Le Cronache Ultimora

A distanza di circa un anno dai fatti arrivano le prime condanne per gli stupri avvenuti la scorsa estate a Caivano, in provincia di Napoli, ai danni di due cuginette di 12 e 10 anni ricattate da un branco di giovani composto da due maggiorenni e sette minorenni, tutti finiti sotto processo. Oggi il tribunale di Napoli Nord, che ha sede ad Aversa (Caserta), ha inflitto 12 anni e 5 mesi a Giuseppe Varriale, e 13 anni e 4 mesi a Pasquale Mosca. Si tratta di pene più dure rispetto a quelle che lo scorso 10 maggio i sostituti procuratori Maria Carmen Quaranta e Giuseppe Vitolo avevano chiesto: 11 anni e 4 mesi e 12 anni di reclusione. Gli imputati dovranno pagare una provvisionale di 50mila euro ciascuno per le due vittime e 20mila euro per ciascuno dei genitori della più piccola. “Per la prima volta, – ha detto l’avvocato Clara Niola, legale della mamma di una delle due bimbe – i genitori della piccola possono emettere un sospiro di sollievo. Con questa prima sentenza possiamo dire – ha aggiunto – di aver messo il primo ‘punto fermo’ su un’efferata vicenda di violenza carnale nata e sviluppatasi in un contesto di grande povertà educativa”. I tutori delle piccole vittime sono stati difesi dall’avvocato Manuela Palombi. Presente in aula anche l’avvocato di Cam Telefono Azzurro, Rocco Curcio. Il verdetto è giunto al termine di una camera di consiglio durata diverse ore, iniziata dopo la discussione dell’avvocato Giovanni Cantelli, legale di Mosca. Alle battute finali, a Napoli, anche il processo, pure questo celebrato con il rito abbreviato, davanti al tribunale per i minorenni: negli uffici dei Colli Aminei si è tenuta un’importante udienza davanti al giudice Anita Polito durante la quale il pm Claudia De Luca ha formalizzato le sue richieste di pena nei confronti di tre dei sette ragazzi coinvolti nelle violenze. Il sostituto procuratore ha chiesto per i tre imputati (due 16enni e uno 18enne) la condanna 10 anni e 8 mesi, 9 anni e 9 anni e 4 mesi di reclusione. In aggiunta, per tutti, l’esclusione delle attenuanti generiche. Malgrado abbiano chiesto scusa per quanto accaduto, per il magistrato inquirente, e anche per le parti civili, i ragazzi non hanno mostrato alcun segno tangibile di ravvedimento come invece riscontrato negli altri quattro. Per questi ultimi non è escluso, infatti, che possano accedere alla cosiddetta “messa alla prova”, qualora la Corte Costituzionale dovesse ammettere le eccezioni sollevate a Firenze sul cosiddetto “decreto Caivano”. Proprio per questo motivo la decisione, per questi quattro, è stata procrastinata all’inizio del prossimo autunno. Subito dopo le richieste del pubblico ministero hanno preso il via le discussioni dei legali dei tre ragazzini: gli avvocati Antonio Bindo, Danilo D’Anna e un loro collega dello studio legale Cantelli, quest’ultimo impegnato ad Aversa per i maggiorenni. Ognuno, durante l’arringa, ha voluto sottolineare quanto i loro giovanissimi clienti sìano – alla stregua delle ragazzine – vittima di un contesto estremamente degradato dove lo Stato, in tutte le sue forme, per anni e anni, è rimasto inerme. Il giudice ha rinviato il processo a venerdì prossimo 12 luglio, per eventuali repliche e per la sentenza, che è attesissima. Le due cuginette, intanto, si trovano separate dalle famiglie: entrambe vivono in due diverse case famiglia dove sono state collocate già nella fase preliminare delle indagini. Allora, ai genitori della più grande, vennero tolti pure gli altri figli minorenni, collocati in analoghe ma tutte diverse strutture di accoglienza.

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