Immigrazione, cresciuta la presenza di stranieri - Le Cronache Ultimora

Per la presenza di stranieri regolarmente residenti sul territorio la provincia di Salerno è sotto la media regionale ma sopra quella nazionale. È quanto emerge dal report presentato ieri per l’approvazione del Piano territoriale degli interventi per la gestione del fenomeno migratorio nella provincia di Salerno. Per quanto riguarda la provincia di Salerno sono 12.135 i cittadini di nazionalità rumena, 1.258 quelli di nazionalità polacca e 1.211 per la comunità bulgara mentre per quanto riguarda le nazionalità extracomunitarie sono oltre 10.800 i cittadini marocchini e 7.524 quelli ucraini. L’incontro di ieri mattina porta a termine le attività di raccolta dati, approfondimento e analisi del fenomeno migratorio avviate nei mesi scorsi grazie ai contributi delle molteplici componenti del Consiglio Territoriale e di altre importanti realtà del territorio, tra cui diversi Comuni e l’Università degli Studi di Salerno. L’obiettivo è restituire una fotografia dei fabbisogni e del tessuto sociale della provincia in materia di accoglienza e integrazione dei migranti. Il “Piano” nasce dall’esigenza di governare la presenza di cittadini stranieri non più solo con strumenti di carattere transitorio, ma con una organizzazione strutturata, in grado progressivamente di mettere in rete istituzioni pubbliche e private per favorire l’integrazione, l’inclusione sociale ed economica, nella prospettiva di un equilibrato sviluppo del territorio. Nel corso della riunione sono state illustrate e condivise le aree di intervento del “Piano territoriale”, che rappresentano le esigenze del territorio dal punto di vista amministrativo, economico e sociale, tenuto conto delle peculiarità che contraddistinguono la provincia di Salerno, tra le più estese ed eterogenee a livello nazionale e che si caratterizza per una presenza straniera consolidata e di lungo periodo, composta da migranti regolarmente residenti – aumentati del 22% nell’arco di 10 anni, dal 2013 al 2023 – ma in cui insistono anche sacche di immigrazione irregolare. Punto di partenza l’area di azione della “Governance dei fenomeni migratori”, tesa a potenziare la rete di attori istituzionali, la collaborazione interistituzionale in un quadro di interventi coordinati e integrati per dare risposte ad un fenomeno complesso che deve essere affrontato in maniera congiunta. Il settore della “Integrazione lavorativa, della prevenzione e del contrasto al lavoro irregolare, allo sfruttamento ed al caporalato”, mira invece a favorire il corretto inserimento degli stranieri nel mondo del lavoro mediante una serie di iniziative, tra le quali si evidenziano: la sensibilizzazione della collettività e degli immigrati sulla conoscenza delle regole fondamentali sulla sicurezza sui luoghi di lavoro; la valorizzazione delle competenze già possedute dai cittadini stranieri e il loro accompagnamento nel percorso di sviluppo in ambito socio-lavorativo mediante il coinvolgimento delle aziende del territorio con offerte formative mirate. Sul delicato tema del caporalato la Prefettura – per favorire la piena integrazione dei cittadini stranieri e contrastare forme di lavoro irregolare e sfruttamento lavorativo – si sta accingendo ad attivare il “Tavolo permanente per il monitoraggio del fenomeno del Caporalato”, che nasce in agricoltura ma tenderà ad estendersi anche ad altri settori, tra i quali vi sono quello dell’edilizia, della ristorazione e dell’industria turistica. La provincia di Salerno, infatti, è una delle principali aree di attrazione nazionale di lavoratori stagionali e occupa circa la metà del totale degli stranieri impiegati nel settore agroalimentare campano, con una forte presenza soprattutto nella Piana del Sele e nell’Agro-Nocerino sarnese. In questa direzione risulta di fondamentale importanza anche il contributo dell’Ispettorato del lavoro e delle Forze di Polizia che operano con costanza sul territorio, vigilando sul rispetto delle regole per contrastare tutte le forme illegali di intermediazione, reclutamento e sfruttamento della manodopera. Altra area di intervento individuata dal “Piano” è quella dell’“Integrazione scolastica”, che evidenzia la necessità di favorire la realizzazione di laboratori di prima e seconda alfabetizzazione, iniziative interculturali, di inclusione e sportelli di supporto psicologico all’interno delle scuole per superare il gap linguistico, nella consapevolezza che solo percorrendo questa strada sarà possibile porre le basi per favorire la piena integrazione nel tessuto sociale dai giovani immigranti. Nell’ambito dell’area dell’“Inclusione abitativa” è stato possibile constatare, grazie ai contributi forniti dagli enti territoriali, la stretta connessione tra lo sfruttamento e il lavoro irregolare e le condizioni precarie di vita dei cittadini stranieri, che richiede l’elaborazione di strategie coordinate per individuare idonee soluzioni abitative e contrastare il più possibile le situazioni di precarietà e abusivismo. Nel settore della “Salute e vulnerabilità” particolare attenzione sarà prestata all’opportunità di accesso ai percorsi di cura. La pianificazione si prefigge l’obiettivo di favorire l’alfabetizzazione sanitaria di base, implementare la mediazione linguistica e culturale per i servizi socio-sanitari e la presa in carico psico-sociosanitaria. «Più che un protocollo è un piano un piano territoriale per il governo del fenomeno migratorio in provincia di Salerno, è un piano articolato, frutto del contributo di più soggetti istituzionali pubblici e privati è che mi mira alla raccolta di informazioni, all’analisi di contesto e poi al confronto e alla condivisione delle linee strategiche su cui intervenire – ha spiegato il Prefetto Esposito – Gli ambiti di azione sono il potenziamento della rete e lo scambio di informazioni e buone pratiche; il lavoro come integrazione e prevenzione e contrasto allo sfruttamento di lavoro, al lavoro irregolare al caporalato; l’inclusione abitativa e l’ambito dell’inserimento scolastico e non ultimo la salute le vulnerabilità». Obiettivo dunque è contrastare il caporalato, anche alla luce della presenza di stranieri che negli ultimi 10 anni è aumentata del 22%. «Abbiamo ambiti territoriali dove ci sono più insediamenti e dove ci sono ovviamente anche più lavoratori stranieri. In alcune circostanze, naturalmente abbiamo già rilevato – perché sono in Corso anche operazioni di controllo di vigilanza – casi di irregolarità, di lavoro nero e questo ovviamente è un terreno fertile per il caporalato», ha spiegato ancora il Prefetto Esposito, evidenziando come il caporalato vada ad incidere maggiormente dove mancano le politiche territoriali e dove si sono creati insediamenti abusivi mentre in determinate aree c’è anche un problema legato alla sicurezza. «Solo con un sistema di interventi coordinati in rete è possibile favorire l’integrazione, l’inclusione sociale e garantire condizioni di vita dignitose ai cittadini stranieri residenti nella nostra provincia. Massima attenzione sarà dedicata anche alle iniziative di prevenzione e contrasto del fenomeno del lavoro irregolare, dello sfruttamento e del caporalato, con azioni mirate e coordinate che saranno portate avanti dalle Forze di Polizia e dalle altre istituzioni chiamate ad intervenire», ha chiarito il prefetto. Intanto, il presidente di Coldiretti Campania Ettore Bellelli ha proposto l’istituzione di linee urbane dedicate di trasporto pubblico in orari particolari in zone particolari, dove risiedono gran parte di queste persone che arrivano in Italia per poter lavorare. «Per noi è fondamentale per la regolarizzazione perché noi abbiamo bisogno oggi di molta manodopera. Paradossalmente è un settore questo che ha bisogno dell’Agricoltura che ha bisogno ancora di 10.000 unità che non siamo in grado, purtroppo di riuscire», ha spiegato il presidente Bellelli spiegando che i problemi nel salernitano sono legati al trasporto, al diverso tempo che occorre dal momento in cui il l’immigrato con flussi regolari giungono in Italia fino al momento della loro regolarizzazione. «Questo è sicuramente un tempo molto lungo che mette in grosse difficoltà le aziende agricole che vogliono utilizzare questa manodopera proprio perché non hanno la possibilità di poter gestire in maniera ordinaria questa assunzione. Il caporalato in questi casi potrebbe essere uno strumento per sfruttare queste persone». er.no

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